Rinnovabili, la Toscana è la Regione peggiore d’Italia per installare nuovi impianti

Secondo il nuovo indicatore Renewables goals index, è insufficiente in tutti gli ambiti indagati: performance 2020, pianificazione 2030, attrattività del territorio, permitting performance e business environment

[20 Aprile 2022]

Mentre a livello globale le rinnovabili continuano a correre, con una crescita della potenza installata pari a +9,1% nel solo 2021, in Italia arrancano dal 2014: tra il 2015 e il 2019 sono cresciute solo del 3% nel nostro Paese, a fronte di una media Ue del 13%. Di fatto, per traguardare gli obiettivi Ue al 2030 dovremmo installare almeno 8 GW l’anno, ma non arriviamo neanche a 1 GW. Eppure le imprese di settore si dicono pronte a installare 60 GW in tre anni, se arrivano le autorizzazioni; un paradosso particolarmente cocente, adesso che alla crisi climatica si è aggiunta quella energetica.

Il grande problema sta in un iter autorizzatorio asfissiante, il peggiore d’Europa, un fenomeno che va di pari passo con il moltiplicarsi delle sindromi Nimby e Nimto sui territori interessati dalle proposte impiantistiche.

Per capire più in dettaglio dove si trovano i colli di bottiglia da superare, nei giorni scorsi il progetto R.E.gions2030 ha presentato un rapporto sul permitting incentrato su fotovoltaico ed eolico, corroborato dal  Renewables goals index, l’indice che misura il contributo di ciascuna Regione allo sviluppo delle rinnovabili in Italia.

Guardando all’eolico a livello nazionale, dei 1.370 MW (1,3 GW) per cui è stata presentata istanza nel 2018, 788 MW, pari al 57,5%, sono ancora fermi in attesa di completare la prima parte dell’iter di permitting, quello della Valutazione di impatto ambientale (Via). Lo stesso vale per il 79,3% dei progetti presentati nel 2019, il 90% dei progetti 2020 e il 99,9% di quelli presentati nel 2021 (anno in cui sono state richieste autorizzazioni per 9,4 GW).

Come spiega il rapporto, le procedure autorizzative spesso sono, per quanto riguarda la parte di valutazione ambientale, di competenza statale. «Tutto l’off-shore eolico e gran parte dell’on-shore sono affidati alla valutazione della Commissione tecnica Via (o, con il Dl Semplificazioni-bis del 2021, della Commissione tecnica Pnrr-Pniec) del ministero della Transizione ecologica. Ma questo non significa necessariamente che il ruolo delle istituzioni regionali sia meno centrale. Al contrario, leggendo i dati, colpisce la resistenza opposta dalle Regioni (e dal ministero della Cultura) nell’ambito dei procedimenti di Via nazionale: la quasi totalità dei pareri espressi è infatti negativa (per le Regioni 46 pareri negativi su 47 pareri forniti, per il ministero della Cultura 41 pareri negativi su 47)».

Per il fotovoltaico non va molto meglio: il 48,4% dei progetti per cui è stata fatta richiesta nel 2019 è ancora oggi in attesa del giudizio di compatibilità ambientale. Nel 2020, a fronte di 14,5 GW di istanze presentate, il 79,5% della nuova capacità è ferma in attesa di giudizio di compatibilità, e il dato sale al 92,4% nel 2021, nonostante vengano proposte soluzioni progettuali sempre più avanzate; nel 2021 il 55% delle istanze di fotovoltaico agricolo è composto da progetti agrivoltaici, visto anche che in questi casi il permitting appare più snello e il success rate dei progetti sembra sensibilmente più alto (circa il 30% dei progetti presentati dal 2018 è stato autorizzato).

«Anche il fotovoltaico – argomentano da R.E.gions2030 – ha conosciuto una trasformazione negli iter autorizzativi con l’avvento di un nuovo procedimento di Via statale, previsto dal decreto Semplificazioni-bis. Il Rapporto evidenzia come tale misura abbia comportato un quasi totale spostamento dei procedimenti verso gli uffici nazionali; è emblematico, inoltre, che una parte significativa di essi sia relativa a progetti già presentati alle Regioni, ma poi traslati alla Commissione tecnica Pnrr-Pniec, probabilmente per sfiducia verso l’evolversi del procedimento».

Non a caso ben il 92% degli operatori rinnovabili interpellati da R.E.gions2030 ha dichiarato di preferire che i propri progetti eolici e fotovoltaici siano esaminati a Roma, mentre l’8% ha dichiarato di preferire l’iter regionale: una sorta di dichiarazione di sfiducia del settore verso l’operato delle Regioni.

Più in generale, la maggior parte degli operatori (64%) ha individuato nel ministero della Cultura e nelle Soprintendenze regionali i soggetti principalmente caratterizzati da un atteggiamento negativo verso lo sviluppo delle rinnovabili; il 31% ha invece individuato negli Uffici regionali la barriera più significativa allo sviluppo dei propri progetti.

Un contesto dove la Toscana spicca purtroppo in negativo, lasciando intravedere molti ambiti in cui è necessario migliorare. Per comprendere quali siano i contesti regionali con maggior propensione verso lo sviluppo delle rinnovabili, nel rapporto è stato infatti elaborato il Renewables goals index, ottenuto interrogando un panel rappresentativo di aziende attive nel settore delle rinnovabili italiano (sia eolico sia fotovoltaico, non contando dunque ad esempio che in Toscana sono fermi investimenti in geotermia per almeno 3 miliardi di euro) e articolando cinque indicatori per ogni regione: la performance sui target al 2020 (quindi efficienza sul passato); l’esistenza o meno di una pianificazione regionale sull’energia (Pear) al 2030; l’attrattività del territorio, anche in termini di istanze di autorizzazione presentate; la permitting performance regionale nel periodo 2017-2021, ovvero un focus sulla fluidità amministrativa e il contesto normativo regionale; il business environment regionale.

Il primo indicatore posiziona la Toscana come ultima in classifica; il secondo idem, ma in compagnia di altre nove regioni che non hanno un piano energetico definito per il 2030; nel terzo indicatore la Toscana si posiziona terzultima; nel quarto, quartultima; nel quinto, quintultima insieme ad altre cinque regioni.

Il rapporto arriva così a una prima valutazione complessiva, basata su questi cinque indicatori, che posiziona la Toscana all’ultimo posto tra le Regioni italiane per quanto riguarda la capacità di installare gli impianti necessari a sfruttare le rinnovabili, nonostante queste fonti energetiche siano abbondantemente presenti sul territorio.