Presentato al Maxxi di Roma il rapporto “Comunità rinnovabili 2022”

Rinnovabili, installando a questo ritmo l’Italia raggiungerà gli obiettivi al 2030 tra 124 anni

Ciafani (Legambiente): «Risolvere l’incomprensibile ostracismo di uffici ministeriali, Regioni, Comuni, Sovrintendenze, comitati cittadini e di alcune sigle ambientaliste perché le famiglie, le imprese e il Pianeta non possono più attendere»

[26 Maggio 2022]

Nascosto tra le pieghe del rapporto “Comunità rinnovabili 2022”, presentato oggi da Legambiente al Maxxi di Roma, c’è una buona notizia: la potenza efficiente lorda delle fonti rinnovabili elettriche è arrivata nell’ultimo anno a quota 60,8 GW, arrivando quasi alla stessa potenza delle fossili (62,8 GW).

Il problema sta semmai nel fattore tempo, perché da troppi anni le rinnovabili crescono a ritmi da lumaca rispetto a quelli richiesti dalla crisi climatica e dalle pressioni geopolitiche.

In Italia, secondo il dossier del Cigno verde, sono presenti almeno 1,35 milioni di impianti da fonti rinnovabili, distribuiti in tutti i Comuni italiani per una potenza complessiva di 60,8 GW, di cui appena 1,35 GW installata nel 2021 tra idroelettrico (+82 MW rispetto al 2020), eolico (+354 MW) e fotovoltaico (+541 MW), con  geotermia e bioenergie sostanzialmente ferme.

Uno stallo causato soprattutto dal sistema di rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione dei progetti, che la stessa Confindustria ha stimato pesare sulle famiglie e sulle imprese che pagano le bollette elettriche per «circa 600 milioni di euro anno», ancora prima che la crisi delle bollette si inasprisse a causa dell’invasione russa in Ucraina.

L’unica buona notizia arriva dal fronte delle Comunità energetiche (Cer) da fonti rinnovabili: 100 quelle complessivamente mappate da Legambiente in queste ultime 3 edizioni del rapporto, tra realtà effettivamente operative (35), in progetto (41) o che muovono i primi passi verso la costituzione (24).

Ma anche in termini di produzione, il contributo complessivo portato da tutte le fonti rinnovabili al sistema elettrico italiano è arrivato nel 2021 a 115,7 TWh, facendo registrare un incremento di appena 1,58% rispetto al 2020. Un trend decisamente al di sotto di quelli che dovrebbero essere gli obiettivi annuali.

«I numeri raccolti dalla nuova edizione del rapporto si confermano drammaticamente insufficienti per affrontare il caro bollette e l’emergenza climatica, per liberarci dalla dipendenza dall’estero – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – e soprattutto rischiano di farci raggiungere l’obiettivo di 70 GW di nuovi impianti a fonti rinnovabili al 2030 tra 124 anni, se calcoliamo la media di installazione degli ultimi tre anni, pari a 0,56 GW. Il Governo italiano segua l’esempio del programma europeo RePowerEu, smetta di lavorare dando priorità alla diversificazione dei paesi da cui acquistare il gas fossile e climalterante; si concentri invece sulla semplificazione dell’iter autorizzativo e sulla certezza delle regole per consentire alle aziende del settore di investire 80 miliardi di euro e realizzare in 3 anni 60 GW di nuova potenza, come proposto da Elettricità futura, in grado di sostituire il 70% del gas russo. È il momento di cambiare registro per risolvere l’incomprensibile ostracismo di uffici ministeriali, Regioni, Comuni, Sovrintendenze, comitati cittadini e di alcune sigle ambientaliste perché le famiglie, le imprese e il Pianeta non possono più attendere».

In quanto ambientalisti, da Legambiente propongono obiettivi ancora più ambiziosi rispetto a quelli comunque sfidanti già avanzati dai confindustriali di Elettricità futura, anche perché col recentissimo RePowerEu l’asticella dei 70 GW di nuovi impianti rinnovabili al 2030 si innalzerà ulteriormente.

Tra le proposte avanzate dal Cigno verde spicca infatti la necessità di aggiornare il Pniec con i nuovi obiettivi di decarbonizzazione, e autorizzare entro il 2023 progetti di nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di potenza installata. Poi semplificare e rendere trasparenti i processi autorizzativi, dando non solo certezza negli investimenti alle imprese, ma anche ai territori con una procedura che permetta ai cittadini di essere informati e confrontarsi sui progetti, e dichiarare le infrastrutture da fonti rinnovabili di interesse pubblico prevalente (come indicato dalla Commissione Ue col RePowerEu).

Inoltre, per Legambiente risulta strategico fare in modo che, lo sviluppo del nuovo sistema energetico basato sulle fonti rinnovabili, sia un’opportunità anche per affrontare i problemi sociali del nostro Paese, partendo da una campagna di solarizzazione di tutti i tetti (pubblici e privati) fino allo sviluppo di comunità energetiche, specie quelle con specifiche finalità sociali.

«Questo è il momento per attuare la rivoluzione energetica di cui tutti parlano – conclude Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – Ci sono tutte le condizioni: le rinnovabili sono ormai mature, il prezzo delle diverse tecnologie è in continua riduzione, cosa che non si può certamente dire delle fonti fossili, sotto scacco delle logiche geopolitiche. Le imprese ci sono. E gli esempi di CER che presentiamo stanno dimostrando sempre di più il potenziale di questi importanti strumenti in termini di contrasto della povertà energetica, di senso di comunità, spopolamento, mobilità elettrica, consapevolezza, pace, lotta contro l’emergenza climatica. Il Governo acceleri subito sullo sblocco dei progetti ancora fermi al palo e sulla pubblicazione degli strumenti necessari per dare risposte alle decine di Cer ancora in attesa delle norme, favorendone la diffusione».