Rinnovabili, in Italia la transizione energetica può valere 173mila posti di lavoro in più

Enel: «La decarbonizzazione rappresenta una grande opportunità per modernizzare l’economia europea»

[11 Settembre 2019]

Nei prossimi dieci anni gli impatti della transizione energetica in atto, sostenuta dalla crescente elettrificazione, digitalizzazione e generazione da fonti rinnovabili, saranno in grado non solo di migliorare l’economia nazionale, ma di avere anche profondi e positivi riflessi sul piano occupazionale: secondo lo studio Just E-volution 2030, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Enel, la crescita del valore economico del settore elettrico nei diversi scenari (fino a 199 miliardi di euro per l’Ue) produrrà un aumento netto della produzione industriale stimabile tra 113 e 145 miliardi di euro per l’Unione europea; la transizione energetica abiliterà nuovi servizi digitali caratterizzati da un elevato potenziale di sviluppo nei prossimi anni, per un valore stimato in Europa in circa 65 miliardi di euro; allo stesso tempo, lo studio stima che la transizione energetica avrà un effetto netto positivo sull’occupazione che potrà aumentare al 2030 fino a 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro nell’Ue.

«Per misurare gli impatti socio-economici della transizione energetica il modello econometrico sviluppato appositamente per lo studio combina in maniera unica un approccio macro e micro, partendo dall’analisi di 3.745 tra prodotti e tecnologie che caratterizzano la produzione industriale europea e stimando gli effetti al 2030 della transizione energetica sulla produzione industriale e l’occupazione nell’Unione europea e in maggiore dettaglio in Italia, Spagna e Romania», spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti.

Per quanto riguarda nello specifico l’Italia il quadro è particolarmente incoraggiante: l’aumento netto della produzione industriale è stimabile in 14-23 miliardi di euro, cui si aggiungono altri 6 miliardi euro guardando ai servizi digitali, mentre l’effetto positivo sull’occupazione arriva a 173mila nuovi posti di lavoro al 2030 (contro i 97mila in Spagna e 52mila in Romania, ad esempio).

«La decarbonizzazione – commenta Francesco Starace, amministratore delegato di Enel – rappresenta una grande opportunità per modernizzare l’economia europea, rivitalizzare il comparto industriale e assicurare una crescita sostenibile e duratura. A fronte di una generazione sempre più rinnovabile, la progressiva penetrazione dell’elettricità nel sistema energetico ci permetterà non solo di decarbonizzare i settori storicamente più inquinanti dell’economia, ma anche di creare valore in modi nuovi, offrendo nuovi servizi ai consumatori, sempre più attori centrali del sistema elettrico. È fondamentale, quindi, che vengano condivisi i benefici della transizione energetica accompagnandola con misure di ampio respiro che fondano aspetti climatici, energetici, ambientali, industriali e sociali».

Il Rapporto suggerisce dunque quattro ambiti di intervento per i policy maker affinché tutti gli attori e gruppi sociali coinvolti riescano a cogliere i vantaggi associati alla transizione energetica: supportare la diffusione delle tecnologie elettriche promuovendo un’efficace conversione delle catene del valore verso le tecnologie elettriche; gestire mutazione di natura e di competenze sul posto di lavoro, aumentare le opportunità di impiego e affrontare il tema della riqualificazione (re-skilling) e del perfezionamento professionale (up-skilling); affrontare la questione della povertà energetica; promuovere una distribuzione equa dei costi legati alla transizione energetica. In questo quadro, la transizione energetica è parte essenziale di uno sviluppo sostenibile in cui costi e benefici devono essere ripartiti equamente tra tutti i gruppi sociali (“just for all”). Per i Paesi che l’abbracceranno per primi, questa potrà essere fonte di innovazione e vantaggio competitivo con l’opportunità di esportare le esperienze più virtuose.