Rinnovabili, con il Fer 1 in Gazzetta ufficiale arrivano incentivi per 5,4 miliardi di euro

La crisi di Governo aggrava però le incertezze sul comparto, con il Fer 2 e l’elaborazione del Piano nazionale energia e clima rimasti in sospeso

[12 Agosto 2019]

Con tre anni di ritardo rispetto ai tempi previsti il decreto Fer 1 sulle rinnovabili è stato finalmente pubblicato nella Gazzetta ufficiale 185, lo scorso 9 agosto: si tratta del decreto 4 luglio 2019, dedicato alla Incentivazione dell’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici on shore, solari fotovoltaici, idroelettrici e a gas residuati dei processi di depurazione (qui i dettagli forniti oggi dal Gestore dei servizi energetici, ndr).

Un testo molto atteso dagli operatori di settore e non solo, perché torna a sostenere gli investimenti sulle fonti pulite di cui il Paese ha tremendamente bisogno per contrastare la crisi climatica e farsi trovare pronto rispetto agli impegni europei in materia, ovvero almeno il 32% dei consumi finali lordi di energia in Ue coperti da rinnovabili entro il 2030. Un obiettivo ad oggi molto lontano per l’Italia, che pure con il suo Piano nazionale energia e clima (Pniec) si è data un obiettivo al ribasso, ovvero il 30%: «Negli ultimi 5 anni – spiegava pochi mesi fa il Gestore dei servizi energetici (Gse) – si è assistito a una crescita media annua di 0,3 punti percentuali dei consumi energetici soddisfatti dalla produzione da rinnovabili favorita, in parte, anche da una diminuzione tendenziale dei consumi stessi per la congiuntura economica internazionale. Continuando in questa direzione, al 2030 il Paese raggiungerebbe un obiettivo del 22%, ben lontano dal 30% che si pone il Piano energia e clima».

In questo contesto il decreto Fer 1 torna a sostenere il comparto con nuovi incentivi. Il provvedimento nasce per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili “mature” – in particolare impianti fotovoltaici, eolici, idroelettrici e a gas di depurazione –, con una dotazione stimata di 5,4 miliardi di euro (comunque entro il tetto dei 5,8 miliardi di euro l’anno, calcolato secondo le modalità di cui all’art. 27, comma 2, del decreto 23 giugno 2016) e una durata fino al 2021; secondo le stime del Governo la sua attuazione «consentirà la realizzazione di impianti per una potenza complessiva di circa 8.000 MW, con un aumento della produzione da fonti rinnovabili di circa 12 miliardi di kWh e con investimenti attivati stimati nell’ordine di 10 miliardi di euro».

La perenne incertezza politica che aleggia sul nostro Paese, aggravata negli ultimi giorni dalla crisi di Governo innescata dal vicepremier Matteo Salvini, non depone a favore delle rinnovabili per almeno due ordini di motivi. Il primo ha a che vedere con il Pniec, ovvero la cornice chiamata a definire lo sviluppo del Paese sotto il profilo energetico da qui al 2030, che entro fine anno dovrà essere completata e sottoposta all’attenzione dell’Ue, ma il cui iter di certo non verrà considerato prioritario all’interno di un quadro istituzionale preso da tutt’altre emergenze; il secondo e pesantissimo punto interrogativo riguarda invece l’elaborazione del Fer 2, ovvero il decreto dedicato all’incentivazione delle fonti rinnovabili ritenute “innovative” e che spazia dalla geotermia alle biomasse, per il quale erano attesi passi avanti decisivi a settembre. Un’agenda che adesso è assai probabile, purtroppo, contempli nuovi ritardi.