Riceviamo e pubblichiamo

Rinnovabili, come conciliare gli impianti e la tutela del patrimonio archeologico

«Le imprese che li realizzano si offrono di effettuare volontariamente scavi anticipati. Tuttavia, ciò è impedito da un parere dell’ufficio legale del ministero della Cultura perché gli impianti Fer sono di pubblica utilità»

[21 Maggio 2021]

Negli ultimi giorni si sta ampiamente discutendo della bozza del decreto legge del Mite guidato da Roberto Cingolani “Disposizioni urgenti in materia di transizione ecologica” che mira a semplificare e accelerare le procedure autorizzative per la realizzazione di impianti di energie rinnovabili.

Molte associazioni ambientaliste, Enti e professionisti che si occupano di tutela di paesaggio e patrimonio culturale ritengono che tali disposizioni vadano a danno dei beni che essi vogliono proteggere. Ascoltare anche la posizione delle imprese che realizzano gli impianti può servire a rispondere a queste preoccupazioni e comprendere come ci possa essere armonica collaborazione tra ministero della Transizione ecologica, imprese e ministero della Cultura. È questo proposito costruttivo che muove il Gis – Gruppo impianti solari, un’associazione di imprese che offre attivamente il proprio impegno a servizio degli obiettivi di transizione energetica ed ecologica progettando e realizzando impianti fotovoltaici di grossa portata – nel Lazio Gis ha pronti 2 miliardi di investimenti in progetti che genererebbero 2GW di potenza.

I principi contenuti nel nuovo decreto legge del Ministero della Transizione Ecologica sono una mera riproposizione del decreto ministeriale del 10.9.2010 “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”.

Attualmente le normative in materia di energie rinnovabili sono sparse tra decreti governativi, codici e una miriade di regolamenti regionali e comunali. Ma tra questi «in materia di installazione ed esercizio di impianti di generazione di energia elettrica da fonti rinnovabili il D.lgs. n. 387/2003 e le linee guida costituiscono, nella loro integrazione, un corpus normativo che assume per il legislatore regionale valenza di principi fondamentali vincolanti» (Cons. Stato, Sez. IV, 27.9.2018, n. 5564). Dunque il tentativo del Mite non è tanto riscrivere le norme, quanto codificarle in un corpo unico, allo scopo di renderle più facilmente conoscibili e applicabili per le Pa, e frenare così la nascita di contenziosi.

Tra i principi affermati dalle linee guida e dal Dl del Mite vige da oltre un decennio il principio secondo cui il ministero della Cultura esprime un parere vincolante solo in presenza di un’area sottoposta a vincoli. In altri casi tipizzati, il Mic può partecipare alla procedura di Valutazione impatto ambientale limitandosi a esercitare i poteri stabiliti nel Codice dei beni culturali (art. 152), ossia prescrivere distanze; ma il suo parere resta non vincolante nel procedimento autorizzativo.

In ogni caso è bene fare presente che gli associati Gis selezionano terreni senza vincoli (paesaggistici, archeologici, etc.), lontano da zone a rischio idrogeologico, aree turistiche o di particolare interesse culturale, storico o archeologico. Vengono prediletti terreni non coltivati e depressi.

Per quanto riguarda il parere archeologico, il Mic si basa esclusivamente sulle conoscenze già acquisite per dimostrare l’interesse archeologico di alcune aree e far valere i vincoli. Se da una parte il ministero è spesso reticente ad avviare campagne di scavo preventive, sono invece le imprese che realizzano impianti Fer a offrirsi volontariamente di effettuare scavi anticipati. Tuttavia, ciò è impedito da un parere dell’ufficio legale del Mic che esclude gli scavi preventivi in caso di realizzazione di opere pubbliche.

Siccome gli impianti Fer sono qualificati come opere di «pubblica utilità […] indifferibile ed urgente» (D.lgs. 287/2003), non è possibile prescrivere scavi archeologici preventivi, nonostante le imprese stesse sarebbero ben disposte a farli.

Per portare un esempio pratico, tutte le imprese che aderiscono a Gis eseguono volontariamente una Viarc in fase di progettazione, ovvero una valutazione di impatto archeologico. Solo se questa è favorevole viene avviato il procedimento autorizzativo. Gli scavi sono per disposizione degli enti autorizzanti accompagnati dalla vigilanza di archeologi scelti tra quelli accreditati al Mic e che rispondono solo alla Pa e non alle imprese.

Di fatto è accaduto diverse volte che numerosi e importanti reperti fossero trovati durante gli scavi in corso d’opera, realizzati grazie alla prescrizione di Regioni e Province. In questi casi i lavori si bloccano e, se il rinvenimento è incompatibile con la realizzazione dell’impianto, quest’ultimo non si fa più o si sposta. Per esempio, a molti associati di Gis è capitato di trovare reperti archeologici durante gli scavi e allestirne delle mostre.

Altro elemento rilevante è che le tecnologiche che le imprese Gis adottano in fase di costruzione comportano che non siano eseguiti lavori pesanti o in profondità (movimentazioni di terreno, colate di cemento o simili). I pali di sostegno dei moduli fotovoltaici vengono infissi per circa 80 cm nel suolo e, per modalità di infissione e diametro del palo, hanno lo stesso impatto sul sottosuolo che avrebbe un modesto alberello spontaneo.

Non solo: l’installazione degli impianti non implica in alcun modo l’inquinamento del suolo stesso, né prevede l’abbattimento di alberi. Quindi le conoscenze tecniche sono appositamente scelte per non compromettere il terreno né eventuali beni archeologici ancora sconosciuti.

Gis ha richiesto in più occasioni un incontro con i vertici del Mic, proprio volto ad intavolare una metodologia di lavoro che consenta alle imprese l’ottenimento delle autorizzazioni e al Mic la possibilità di eseguire scavi archeologici finanziati dai privati. Purtroppo queste richieste di dialogo non hanno trovato riscontro.

In conclusione, le imprese – il Gis-Gruppo impianti solari si mette in prima fila – sono consapevoli che l’Italia è un territorio ricchissimo di storia nascosta sotto il suolo e per questo sono assolutamente attente a preservare i beni archeologici e addirittura, in alcuni casi, possono contribuire a portarli alla luce.

di Gis – Gruppo impianti solari