Già un anno fa Arpat testimoniava livelli di H2S «generalmente molto contenuti»

Rimateria, si rafforza il monitoraggio delle emissioni di biogas con una centralina a Colmata

L'operazione dal costo di 6mila euro è a carico del Comune, che la condurrà in collaborazione con l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana

[20 Agosto 2020]

La Giunta di Piombino ha deciso di installare una centralina di rilevazione della qualità dell’aria vicino alla discarica di Rimateria, in località Colmata. L’operazione, del costo complessivo di 6mila euro, è interamente a carico del Comune e verrà condotta in collaborazione con Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana: si tratta di una postazione mobile, che sarà in funzione per quattro mesi a partire dal primo settembre.

«La nostra amministrazione compie così un passo ulteriore rispetto agli impegni assunti di fronte alla città  – dichiarano il sindaco Francesco Ferrari e l’assessore all’Ambiente Carla Bezzini – Con questa centralina aggiungiamo un altro punto di controllo per la qualità dell’aria in relazione alle emissioni di biogas dal corpo della discarica. Sappiamo storicamente quanto sia importante la qualità dell’aria nella nostra città e per questo adottiamo ora uno strumento efficace in una zona particolarmente delicata. Renderemo pubblici i dati appena possibile e su quelli capiremo come muoverci».

Più nel dettaglio, il lavoro consisterà nell’acquisizione dei dati e nella all’interno di un bollettino giornaliero, con la conseguente pubblicazione nel sito web di Arpat che provvederà al calcolo degli indicatori di qualità dell’aria su base annuale per le verifiche di conformità; a conclusione ci sarà una relazione finale in merito agli esiti del monitoraggio.

Con l’inizio di settembre riprenderà dunque una campagna che, con modalità simili, era già stata condotta da Arpat sin dall’agosto 2018 per rispondere alle preoccupazioni in merito alle maleodoranze provenienti dalla discarica per rifiuti speciali gestita da Rimateria a Ischia di Crociano.

Il primo elemento utile emerso dal monitoraggio riguarda la natura delle maleodoranze: l’idrogeno solforato (H2S), gas incolore dall’odore caratteristico di uova marce, una delle più diffuse sostanze odorigene emesse dai rifiuti organici in condizioni anaerobiche.

Il monitoraggio condotto dall’Arpat ha mostrato risultati in miglioramento nel corso dei mesi: a gennaio ad esempio la media mobile calcolata su 90 giorni per l’H2S è risultata di 3,00 µg/m3, ovvero circa sette volte meno rispetto al valore guida indicato dall’Oms per il periodo, e a marzo era calata ulteriormente a 1,98 µg/m3. Tra giugno e agosto 2019, infine, i livelli di concentrazione dell’H2S rilevati da Arpat presso la stazione di Montegemoli «sono stati generalmente molto contenuti, 70% dei valori registrati sono inferiori a 1 μg/m3», ovvero 150 volte in meno rispetto al valore guida fissato dall’Oms (150 μg/m3 come media sulle 24 ore, mentre la soglia di riferimento indicata dall’Oms per il disturbo olfattivo è di 7 μg/m3).

Perché questo trend? Come già argomentato a seguito del sopralluogo condotto all’inizio dell’anno scorso dalle autorità locali, le maleodoranze sono collegate ai lavori di risanamento della discarica: senza i lavori di messa a norma dell’impianto nell’immediato forse tali maleodoranze non ci sarebbero state, ma sarebbe rimasto il problema e tutti i rischi a medio termine legati alla presenza di biogas incontrollato. Lo scorso 20 gennaio Arpat e Noe di Grosseto hanno poi appurato che «sono stati completati e collegati all’impianto di trattamento del biogas tutti i pozzi realizzati e che il sistema di aspirazione e trattamento risultava correttamente funzionante».

Nel frattempo il destino dell’impianto, e dei circa 50 dipendenti cui dà lavoro, resta però in bilico; come noto Rimateria ha presentato richiesta di concordato preventivo al Tribunale di Livorno, un fatto che nei mesi scorsi il Comune di Piombino ha rivendicato tra i risultati dell’Amministrazione.

Il risultato peggiore per il territorio tra quelli prospettati dal Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv) – che nei mesi scorsi è stato chiamato a valutare il progetto aziendale che punta alla riqualificazione ambientale di un’area complessiva di 58 ettari, sulla quale insistono già oggi quattro discariche di cui una abusiva (la Li53) – non è dunque scongiurato: «Si potrebbe verificare – afferma il Nurv – la chiusura della società con la perdita di posti di lavoro. Inoltre, considerato che il ministero ha già autorizzato la messa in sicurezza permanente sull’area Li53 e individuato Rimateria come soggetto attuatore, la chiusura dell’azienda metterebbe a rischio le operazioni di bonifica i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica».