È stato pubblicato il verbale del Nucleo unificato regionale di valutazione

Rimateria, dal Nurv ok alla compatibilità ambientale ma con pesanti prescrizioni

Irpet: «La chiusura dell’azienda metterebbe a rischio le operazioni di bonifica, i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica»

[4 Novembre 2019]

Dopo le polemiche dei giorni scorsi, è arrivato il momento dei documenti: il parere sul progetto Rimateria del Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv) – riunitosi nelle sedute del 22 e 30 ottobre scorsi – è verbalizzato e ora pubblicamente consultabile (sulle pagine della Regione e in allegato a quest’articolo, ndr). La decisione del Nucleo è proporre alla Giunta toscana di esprimere «pronuncia positiva di compatibilità ambientale», in subordine però al rispetto di pesanti prescrizioni.

Come noto, il Nurv è stato chiamato a valutare un progetto che punta alla riqualificazione ambientale di un’area complessiva di 58 ettari sulla quale insistono già oggi quattro discariche: l’attuale discarica di Rimateria, l’ex discarica Lucchini non ancora chiusa, la vecchia discarica Lucchini e l’adiacente area Li53 sulla quale sono attualmente “depositati in modo incontrollato” cumuli di rifiuti – ovvero una discarica abusiva per la quale il ministero dell’Ambiente ha ordinato la messa in sicurezza permanente (Misp).

Per raggiungere questo risultato il progetto avanzato dall’azienda si basa su tre pilastri: trattamento in loco delle scorie presenti in cumulo nella Li53, in particolare attraverso il loro riciclo per produrre di misti cementati da impiegare come sottofondo nell’intervento di Misp dell’area e lo smaltimento in sicurezza di quanto non riciclabile; coltivazione della discarica ex Lucchini in sovralzo e riprofilatura con discarica Rimateria, attraverso un nuovo modulo per circa 350.000 mc di rifiuti non pericolosi (con inizio conferimenti previsto nel 2022); realizzazione di una discarica controllata capace di accogliere 2,5 milioni di metri cubi di rifiuti non pericolosi (con inizio conferimenti previsto nel 2022) sopra l’area Li53, dove ora è presente una discarica incontrollata.

A fronte di questo progetto, dal Nurv avanzano prescrizioni che sono particolarmente stringenti per quanto riguarda gli aspetti programmatici: da una parte «ai fini della presentazione dell’istanza dell’autorizzazione Aia della nuova discarica denominata Li53, il proponente dovrà arretrare il perimetro della nuova discarica denominata Li53 in modo tale da rispettare sempre la distanza di 500mt dal perimetro del centro abitato più prossimo alla discarica stessa»; dall’altra «i volumi della nuova discarica Li53  e quelli previsti per la realizzazione del sormonto della ex Lucchini potranno essere autorizzati in Aia solo in conformità agli atti di concessione in essere con l’Agenzia del Demanio e quindi con il solo conferimento dei rifiuti derivanti dallo smaltimento dei cumuli e da attività siderurgica».

Una prescrizione che si scontra però coi tempi delle bonifiche: se il Sin di Piombino dopo vent’anni dalla sua istituzione è stato bonificato solo al 49% per quanto riguarda i terreni e al 4% per quanto riguarda la falda, si è persa ormai traccia anche dei 50 milioni di euro stanziati per le bonifiche dal Governo nell’ambito dell’Accordo di programma 2014. E senza risorse le bonifiche non si fanno.

In questo scenario, se i milioni di euro promessi continuano a non arrivare e le bonifiche non partono diventa paradossalmente a rischio anche la riqualificazione dei 58 ettari contemplati nel progetto Rimateria. Con quali conseguenze?

Detto del punto di vista ambientale, le ricadute socio-economiche dell’opzione denominata “alternativa zero” – cioè il non prevedere la realizzazione del progetto presentato comprese le operazioni di rimozione, recupero e smaltimento dei cumuli sull’area Li53 – sono state valutate in modo esplicito all’interno del Nurv dall’Istituto regionale programmazione economica toscana (Irpet): «Si potrebbe verificare la chiusura della società con la perdita di posti di lavoro. Inoltre, considerato che il ministero ha già autorizzato la messa in sicurezza permanente sull’area Li53 e individuato Rimateria come soggetto attuatore, la chiusura dell’azienda metterebbe a rischio le operazioni di bonifica i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica».

 

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