Per il Nurv la chiusura dell’azienda sarebbe in assoluto lo scenario peggiore

Rimateria chiede il concordato, il Comune di Piombino lo rivendica come risultato

«Quello che, in astratto, è da considerarsi il preludio del fallimento ritrova il suo elemento di giustificazione anche e soprattutto nel cambiamento di approccio di un territorio e della sua Amministrazione»

[18 Marzo 2020]

Il sindaco Francesco Ferrari e l’assessore all’Ambiente Carla Bezzini sono intervenuti in merito alla «richiesta di concordato preventivo presentata da Rimateria al Tribunale di Livorno», commentando le vicende di un’azienda dove il Comune di Piombino rappresenta il socio pubblico maggioritario.

Secondo i vertici dell’amministrazione comunale «la richiesta presentata al Tribunale dalla società è certamente figlia della situazione finanziaria disastrosa, che ha visto gli ultimi bilanci chiusi con deficit importanti – oltre due milioni di euro per il 2018 – e con previsione analoga per il bilancio 2019», ma il punto sul quale viene posto l’accento è un altro: «Quello che, in astratto, è da considerarsi il preludio del fallimento ritrova il suo elemento di giustificazione anche e soprattutto nel cambiamento di approccio di un territorio e della sua Amministrazione. Questo perché oggi il Comune di Piombino è governato da persone che hanno a cuore la salute dei propri concittadini».

Un’eventuale chiusura dell’azienda, però, anziché salvaguardare la salute dei cittadini esporrebbe al territorio a ben più gravi danni secondo il giudizio espresso dal Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv) chiamato a valutare un progetto che punta alla riqualificazione ambientale di un’area complessiva di 58 ettari sulla quale insistono già oggi quattro discariche di cui una abusiva (la Li53): «Si potrebbe verificare – si legge infatti nel documento – la chiusura della società con la perdita di posti di lavoro (circa 50, ndr). Inoltre, considerato che il ministero ha già autorizzato la messa in sicurezza permanente sull’area Li53 e individuato Rimateria come soggetto attuatore, la chiusura dell’azienda metterebbe a rischio le operazioni di bonifica i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica».

Dall’amministrazione comunale si dicono invece «soddisfatti per quel che abbiamo fatto sino ad oggi; la bontà dei nostri atti si misura con la richiesta di concordato ma, ancor prima, con le azioni giudiziarie intraprese da Rimateria e che, siamo convinti, vedranno riconosciute le nostre ragioni, impedendo così l’aumento dei volumi di discarica» e, in caso di chiusura dell’azienda, tutti i danni sotto il profilo ambientale, sociale ed economico ricordati appunto dal Nurv.

Nel frattempo «riprenderanno i conferimenti nel cono rovescio ma noi – assicurano Ferrari e Bezzini – vigileremo assieme ad Arpat affinché siano rispettate le norme e siano al contempo posti in essere gli interventi di messa in sicurezza della vecchia discarica».