Rifiuti, Retiambiente sarà al 100% pubblica e gestita dai Comuni

Il designato gestore unico del servizio integrato dei rifiuti urbani nell’Ato Toscana Costa approva il nuovo indirizzo strategico a maggioranza

[25 Marzo 2019]

Il soggetto designato a svolgere il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani e assimilati nell’Ato Toscana Costa, ovvero Retiambiente, cambia pelle: nei giorni scorsi l’assemblea ordinaria dei soci dell’azienda – alla quale sono intervenuti 33 Comuni portatori dell’88,11% del capitale sociale – ha infatti votato a maggioranza la decisione «di trasformare, conseguentemente a quanto già indicato dall’assemblea dell’Ato Toscana Costa nello scorso dicembre, in società in house providing, a capitale interamente pubblico, capace di proporsi per l’affidamento diretto della gestione del ciclo integrato dei rifiuti nell’ambito territoriale ottimale».

Come noto, già oggi i soci di Retiambiente sono tutti pubblici, ma la natura dell’azienda – sin dalla sua nascita, nell’ormai lontano 2011 – era finora mista pubblico-privata, in rispetto della decisione allora assunta (sempre a maggioranza) dai comuni afferenti all’Ato Toscana Costa, che puntavano a individuare un socio privato di carattere industriale, selezionato con procedura ad evidenza pubblica e destinato ad acquisire una partecipazione pari al 45% del capitale sociale. Oggi questo scenario appare definitivamente tramontato, soppiantato da un orizzonte al 100% pubblico.

La decisione è stata infatti approvata in assemblea con il 60% dei voti presenti (il 52,6% dell’intero capitale sociale) e permette a Retiambiente di superare definitivamente il percorso di parziale privatizzazione mantenendosi società pubblica, sulla quale i Comuni soci eserciteranno il “controllo analogo” richiesto dalle norme; per realizzare tale obiettivo sarà dunque modificato lo statuto di Retiambiente, ancora adesso espressione di quello di una società mista pubblico-privata.

Come si organizzerà quindi, operativamente parlando, la “nuova” Retiambiente? Il tema è stato affrontato e approvato (con la stessa maggioranza, 60% favorevoli, 38% contrari) dalla stessa assemblea, e «impegna il cda ad organizzare la governance societaria su un modello imperniato su una Capogruppo (Retiambiente, appunto) operativa industriale e più Società operative locali (Sol) controllate dalla Capogruppo, e sulle quali potranno esercitare il “controllo analogo” i Comuni che ne riceveranno le prestazioni di servizio. Alla Capogruppo spetteranno le attività tipiche di una holding industriale (pianificazione strategica, finanza, gestioni impianti, politiche del personale, Ict, ecc.) mentre alle società operative locali spetterà la gestione di tutti i servizi di igiene urbana e ambientale e la raccolta dei rifiuti. A tal fine anche gli statuti delle società controllate saranno aggiornati nella modalità in house providing».

Infine, il terzo indirizzo strategico approvato dall’assemblea (60% di voti favorevoli, 25% contrari, 15% astenuti) impegna la società a redigere «un piano industriale coerente con le indicazioni nazionali, regionali e dell’Ato Toscana Costa caratterizzando, comunque, l’azione di gestione della società per lo sviluppo delle politiche di “economia circolare” orientate verso “rifiuti zero”», in attesa di maggiori dettagli su cosa concretamente preveda quest’ultimo indirizzo.

«Dispiace – aggiungono i sindaci Del Ghingaro (Viareggio), Millozzi (Pontedera), Bacci (Collesalvetti), Franchi (Rosignano M.) e Menesini (Capannori) – che importanti soci, come Pisa e Livorno, abbiano votato contro la configurazione di Retiambiente in società pubblica in house providing e contro l’orientamento “rifiuti zero” del piano industriale. Avevamo inteso che questi obiettivi fossero condivisi da quei Comuni, ma dobbiamo registrare, invece, una sorprendente contrarietà. Ne siamo dispiaciuti e auspichiamo che, in futuro, anche quelle amministrazioni possano convergere sulle posizioni della maggioranza assembleare».