Ieri il sopralluogo a Lonzi, RaRi e Rea Impianti

Rifiuti, per la commissione d’inchiesta Scapigliato «è un esempio di sistema virtuoso»

Sui tempi dell’ottimizzazione impiantistica l'amministratore unico ha parlato di 20/24 mesi: «Ci vuole un progetto industriale vero e sarebbe auspicabile una pianificazione regionale in cui si preveda anche il governo dei flussi dei rifiuti speciali»

[12 Febbraio 2019]

Nella mattinata di ieri la commissione regionale d’inchiesta sui rifiuti presieduta da Giacomo Giannarelli (M5S) ha effettuato un sopralluogo a Livorno, presso le ditte Lonzi Metalli e RaRi, la prima dedita alla gestione di rifiuti non pericolosi e la seconda di pericolosi. Entrambe sono oggetto d’inchiesta nell’operazione della procura di Firenze ‘Dangerous trash’ per presunti traffici illeciti: deflagrata nel dicembre 2017, l’inchiesta ha portato tra l’altro al sequestro delle due aziende, che ad oggi risultano dissequestrate ma ancora ferme, con conseguente licenziamento di oltre 70 persone (23 alla RaRi e quasi 50 alla Lonzi), anche se dal Consiglio regionale comunicano che ora «ci sono prospettive di riassunzione in entrambe le aziende».

«Lonzi risulterebbe già affittata a una società di nuova costituzione ‘Liveco’ (Livorno ecologia) e anche se ancora non operativa, da quanto dichiarato dalla responsabile tecnica Francesca Aiello, esiste una previsione di investimento di 2,5 milioni» per la copertura delle baie, mentre un ramo d’azienda RaRi «potrebbe essere acquisito dalla società ‘Ireos’, che dovrebbe provvedere, oltre alla riassunzione del personale, anche a un ammodernamento dell’impianto». La manifestazione d’interesse da parte di “imprese italiane” per entrambi gli impianti è stata accolta con soddisfazione da Giannarelli, anche se nel corso del sopralluogo è stato toccato anche il tema della delocalizzazione che, ha ricordato il presidente, è «un tema già affrontato dal Comune di Livorno, ma deve essere affrontato di concerto con la Regione. È la Regione a dover individuare le aree non idonee e i criteri di localizzazione degli impianti».

Dopo Lonzi e RaRi, il sopralluogo della commissione regionale è proseguito alla volta di Rosignano Marittimo, dove ha sede la Rea Impianti che si occupa della gestione del Polo impiantistico di Scapigliato. In merito all’inchiesta “Dangerous trash” l’amministratore unico Alessandro Giari ha ricordato che la vicenda «ha interessato la discarica», visto che Lonzi e RaRi conferivano a Scapigliato creando, peraltro, un «danno economico a Rea Impianti per circa 13 milioni», soldi che risalgono anche ad anni pre-sequestro. In ogni caso ad oggi «secondo il presidente Giannarelli – puntualizzano dal Consiglio regionale – i passi avanti fatti dalla Regione ci sono, e Scapigliato è un esempio di sistema virtuoso», anche se «la questione rimane ingessata. Senza un Piano regionale sono fermi anche gli investimenti. Occorre comunque lavorare in un’ottica di economia circolare con tecnologia innovativa e rispettosa dell’ambiente».

D’accordo si è dichiarato anche il vicepresidente Francesco Gazzetti (Pd), secondo il quale Scapigliato è la dimostrazione del buon lavoro fatto dalla Regione: «È una struttura che merita credibilità e sostenibilità». Quella di Scapigliato è la più grande discarica della Toscana, e in quanto tale un elemento strategico per la gestione dei rifiuti sul territorio, in grado di smaltire quelli che non trovano la via del recupero: i rifiuti conferiti sono infatti per circa il 20% di derivazione urbana e per il rimanente speciali non pericolosi, che a loro volta sono provenienti per circa l’80% dal territorio toscano. Anche dal punto di vista finanziario la società va «molto bene» afferma Giari, e fattura circa 40milioni l’anno, 30 da attività di discarica, il resto da produzione di energia e trattamento dei rifiuti. Oltre alla discarica nel corso degli anni è stata infatti ampliata e differenziata l’attività di gestione rifiuti, ad esempio attraverso la produzione di ammendante compostato verde – poi regalato ai cittadini che ne hanno fatto richiesta, con 27mila sacchi distribuiti in tre mesi in 11 Comuni –, e il prossimo grande passo sta nell’ottimizzazione gestionale dell’intero polo impiantistico di Scapigliato.

In attesa che dalla Regione arrivi l’autorizzazione il relativo procedimento coordinato di Via e Aia si è concluso positivamente a dicembre, con la superficie della discarica che si prevede aumenterà di 13 ettari rispetto agli attuali 80, oltre a comprendere l’implementazione di un biodigestore anaerobico e la realizzazione di una serie di aree per la realizzazione di attività di tutela ambientale alternative e di diversificazione produttiva (fascia di rispetto, cassa di espansione idraulica, area impiantistica, area dedicata a interventi di qualificazione paesaggistica) per circa 150 ettari. Contemporaneamente, Rea Impianti prevede la progressiva riduzione dei conferimenti in discarica, da 460mila tonnellate annue a 330mila nel 2029.

«Il volume degli investimenti, data la dimensione del sito e la sua diversificazione, è oggettivamente corposo – osserva Giari – La nostra intenzione sarebbe quella di intervenire sul recupero della materia derivante dal conferimento degli speciali per arrivare alla materia più grezza possibile». E sui tempi di realizzazione del “nuovo Scapigliato”, l’amministratore ha parlato di 20/24 mesi: «L’impiantistica è complessa, ci vuole un progetto industriale vero e sarebbe auspicabile una pianificazione regionale in cui si preveda anche il governo dei flussi dei rifiuti speciali».