«Posticipare la scadenza al 2022 per l’accesso agli incentivi sul biometano»

Rifiuti organici, incertezza normativa e carenza di impianti frenano l’economia circolare

Utilitalia: «È necessario limitare i viaggi dei rifiuti tra le diverse aree del Paese, garantendo in ogni Regione la dotazione impiantistica necessaria a trattare i propri rifiuti»

[6 Novembre 2019]

I rifiuti organici rappresentano da soli più del 40% del totale dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato, ma incertezza normativa e carenza di impianti per gestirli sul territorio stanno frenando lo sviluppo dell’economia circolare nel settore. Un problema che non si risolverà certo da solo, anzi: tra le raccolte differenziate l’organico è quella che cresce più rapidamente e potrebbe presto superare i 9 milioni di tonnellate.

Solo considerando gli impianti che trattano anche rifiuti urbani, ad oggi l’Italia è il terzo Paese in Europa per quantità di rifiuti organici trattati (6,5 milioni di tonnellate) dopo Germania e Regno Unito, e quinto per numero di impianti presenti sul territorio. Sviluppare la filiera di intercettazione e valorizzazione diventa quindi fondamentale per rispettare le prescrizioni delle nuove direttive Ue sull’economia circolare per i rifiuti urbani: ridurre entro il 2035 il conferimento in discarica al di sotto del 10% e raggiungere il 65% di riciclaggio. Grazie alla valorizzazione dei rifiuti organici in compost e biometano, la filiera è inoltre strategica in ottica di bioeconomia e per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e uso di fonti energetiche rinnovabili. «Occorre ragionare in termini di filiera – ha spiegato Alberto Ferro, responsabile Raccolte differenziate e riciclo di Utilitalia, intervenendo dalla kermesse Ecomondo di Rimini –, una filiera composta da Comuni e aziende che, con la fondamentale collaborazione dei cittadini, raccolgono i rifiuti organici in modo differenziato, da impianti di trattamento che trasformano i rifiuti organici in fertilizzanti organici e biometano, fino al comparto agricolo e all’industria dei trasporti in cui questi prodotti vengono valorizzati».

Ad oggi però l’analisi del contesto nazionale evidenzia l’esistenza di territori dove, complice l’assenza di una vera e propria filiera, non si riesce a chiudere il ciclo di gestione. «Emerge un duplice problema – argomenta Ferro – legato da un lato alla carenza e alla non omogenea dislocazione geografica degli impianti, dall’altro all’incertezza normativa che si traduce in un freno agli investimenti necessari».

Con il Dpcm 7 marzo 2016 il Governo aveva stimato che se la raccolta differenziata dell’organico fosse andata a regime, un quantitativo tra le 1,4 e le 2,6 milioni di tonnellate non avrebbe trovato impianti per il loro trattamento: a più di tre anni di distanza la situazione non è molto migliorata, anzi, «Utilitalia ritiene che queste stime possano essere utilmente aggiornate alla luce dell’attuale trend di crescita della raccolta dell’organico. È necessario limitare i viaggi dei rifiuti tra le diverse aree del Paese, garantendo in ogni Regione la dotazione impiantistica necessaria a trattare i propri rifiuti, chiudendo il cerchio nei territori in ottica di economia circolare». Al contempo, «l’incertezza normativa che ha recentemente interessato il tema dell’End of waste ha ritardato pesantemente l’iter autorizzativo (e quindi la realizzazione) di impianti innovativi di trattamento dell’organico con produzione di biometano, tanto che molti progetti rischiano di naufragare perché vedono scivolare pericolosamente la data prevista di entrata in esercizio vicino al termine del periodo utile per l’incentivazione».

«Il biometano in particolare – osserva il vicepresidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – rappresenta un’opportunità di crescita in termini industriali e di sostenibilità dei servizi erogati dalle utility nazionali: il biometano prodotto da rifiuti organici può valorizzare le reti territoriali di distribuzione del gas e rappresentare un’occasione di rinnovamento delle flotte aziendali e del trasporto pubblico verso un ridotto impatto ambientale. Alla luce dei ritardi dati da questa incertezza normativa e per sfruttare al massimo il potenziale dato dal biometano nella transizione all’economia circolare Utilitalia chiede che la scadenza al 31 dicembre 2022 per l’accesso agli incentivi sia adeguatamente posticipata».