Costa: «Attuare un sistema di responsabilità estesa del produttore, che aggiorni il metodo di calcolo dei maggiori oneri»

Rifiuti, a che punto è la gestione degli imballaggi in Italia? Focus sull’Accordo quadro Anci-Conai

Quagliuolo: «La raccolta differenziata non è un fine, è un mezzo. Non dobbiamo mai dimenticare che tutto il materiale raccolto deve essere adeguatamente trattato, e per questo servono impianti»

[27 Settembre 2019]

I rifiuti da imballaggio rappresentano il 25% dei rifiuti urbani e il 7% circa di tutti i rifiuti, ma – insieme all’organico – sono i protagonisti assoluti della raccolta differenziata che ogni cittadino è chiamato a mettere in atto, e godono da sempre di particolare attenzione: a che punto siamo con la loro gestione? Per rispondere a questa domanda è stato presentato ieri a Roma ottavo rapporto annuale sulla banca dati Anci-Conai, un approfondimento di oltre 270 pagine sull’Accordo quadro nato per garantire ai Comuni, attraverso il sistema dei Consorzi di filiera, la copertura dei maggiori oneri sostenuti per fare le raccolte differenziate dei rifiuti di imballaggi (perché fare la raccolta differenziata costa e non poco, soprattutto se porta a porta).

Il report mostra che ormai i Comuni coperti da almeno una convenzione con i Consorzi di filiera del Conai per la raccolta differenziata sono 7.827 (il 98%), per una popolazione di 60.198.712 abitanti, il 99,5% di quella nazionale. Anche le quantità totali di rifiuti gestite dal Conai sono in crescita, passando da una media di circa 4,6 milioni di tonnellate di rifiuti conferiti dai soggetti convenzionati nel periodo 2011-2016, a quota 5 milioni di tonnellate nel 2017; il documento evidenzia inoltre (come dettagliato dalle tabelle in alto, ndr) che i risultati complessivamente conseguiti dal sistema Conai superano gli obiettivi di recupero e riciclo fissati al 2008, rispettivamente del 18% sugli obiettivi fissati per il recupero e del 12,5% degli obiettivi fissati per il riciclo.

Dunque che fare, adesso? «Il nostro obiettivo – spiega il presidente del Conai Giorgio Quagliuolo – è migliorare insieme la raccolta differenziata in termini sia quantitativi sia qualitativi, sempre all’interno di una logica di sussidiarietà». Questo perché «la raccolta differenziata non è un fine. È un mezzo. Non dobbiamo mai dimenticare che tutto il materiale raccolto deve essere adeguatamente trattato, e per questo servono impianti». Senza una raccolta differenziata fatta bene i materiali raccolti non possono infatti essere poi avviati a recupero, un complesso iter che vede come indispensabile la presenza sul territorio degli impianti necessari a tutto il ciclo integrato dei rifiuti (selezione, avvio a riciclo, recupero energetico, smaltimento). Impianti che però sono sempre più difficili da trovare, spesso a causa di resistenze da parte di comitati e ancor più di politici locali e non: si stima infatti che in un solo anno (dati 2016, report l’Italia del riciclo) i rifiuti italiani – urbani e speciali – abbiano percorso complessivamente 1,2 miliardi di km su territorio nazionale per arrivare agli impianti dove poter essere trattati in sicurezza, il che equivale a percorrere circa 175.000 volte l’intera rete autostradale italiana.

«Le materie prime seconde devono trovare uno sbocco sul mercato – aggiunge Quagliolo – La loro offerta cresce, ma la domanda sta calando in modo preoccupante. Corriamo il rischio che il materiale raccolto, in continuo aumento anche grazie all’efficace collaborazione con i Comuni determinata dall’Accordo quadro Anci-Conai, non trovi uno sbocco nella filiera del riciclo, con l’aumento degli stoccaggi di materiale come conseguenza. Anche per questo mi auguro si arrivi a chiudere presto il provvedimento sull’End of waste».

Il nuovo Accordo quadro Anci-Conai – che è atteso entro la fine dell’anno – dovrà puntare a sciogliere però anche un altro nodo, quello legato alla copertura dei costi della raccolta differenziata. «Oggi quasi tutti i Comuni stipulano convenzioni con il sistema consortile, e nel 2018 – informa Quagliolo – abbiamo trasferito 561 milioni di euro per coprire i maggiori oneri della raccolta differenziata degli imballaggi». Ma a quanto ammontano davvero questi “maggiori oneri”? A vent’anni dal decreto Ronchi che ha introdotto la raccolta differenziata in Italia, di fatto una risposta univoca non c’è.

Uno degli obiettivi del rapporto presentato ieri a Roma è proprio quello di «consentire all’Anci di stimare in modo corretto i maggiori oneri della raccolta differenziata – spiega il delegato Anci a Energia e rifiuti Ivan Stomeo – Il timore è che, per alcune filiere, gli oneri previsti dall’attuale Accordo quadro potrebbero non coprire completamente i reali costi di raccolta mediante sistemi adeguati». Di fatto una stima dettagliata dei “maggiori oneri” nel rapporto non c’è.

A contraltare rimane dunque quanto riportato dall’associazione Comuni virtuosi sin dal 2013 e confermato dal rapporto Agcm del 2016, ovvero che «i corrispettivi specificamente definiti dall’Accordo Anci-Conai coprono al più il 20% del costo dell’attività di raccolta differenziata», con la rimanente parte che sarebbe dunque finanziata dalla Tari pagata dai cittadini. «La maggior parte delle imprese audite operanti nel mercato della raccolta e l’Anci hanno confermato – si legge nel report Agcm – che tali corrispettivi risultano insufficienti a finanziare l’attività, anche se si considerano solo i “maggiori costi” della raccolta differenziata […] Ciò fa emergere ancor più l’assoluta inadeguatezza del contributo attualmente proveniente dall’industria italiana nella gestione dei rifiuti da imballaggio».

Al proposito, intervenendo ieri a Roma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha dichiarato che «sarebbe opportuno, nella stipula del nuovo Accordo-quadro, attuare un sistema di responsabilità estesa del produttore, che aggiorni il metodo di calcolo dei ‘maggiori oneri’, promuovendo le misure che i Comuni virtuosi intraprendono per intercettare i rifiuti e per favorire una cultura del riutilizzo e degli acquisti di prodotti sostenibili». Ciò non toglie che secondo il sistema dell’Accordo Anci-Conai «sia uno strumento indispensabile e all’avanguardia in Europa per la gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio. Tuttavia – ha sottolineato – è necessario mettere in campo nuovi sforzi a fronte dei crescenti obiettivi ambientali che l’Unione europea ha fissato per il 2030, nonché in relazione al rinnovato scenario che si sta delineando con l’ingresso nel mercato di nuovi operatori, la cui presenza deve attuarsi in una logica di rete e con l’unico scopo di accrescere la tutela ambientale».

L. A.