Quanto è grande la Blue Economy dell’Unione europea?

Il rapporto Jrc sul potenziale delle coste e degli oceani per garantire una crescita economica sostenibile

[20 Maggio 2019]

Secondo il secondo “EU blue economy report” Pubblicato dal Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea, «L’economia blu dell’Unione europea continua a crescere. Le attività economiche relative agli oceani, ai mari e alle aree costiere hanno registrato un utile lordo di 74,3 miliardi di euro nel 2017, con 4 milioni di occupati, il che rappresenta un aumento di mezzo milione dal 2011».

Il valore aggiunto lordo (GVA) prodotto dalle 6 economie blu dell’Ue, che stabilisce e i settori coperti dal rapporto: turismo costiero; prelievo e commercializzazione delle risorse marine viventi; estrazione marina di minerali, petrolio e gas; porti, stoccaggio e progetti idrici; costruzione e riparazione navale; trasporto marittimo, nel 2017 ha raggiunto 180 miliardi di euro, con un aumento dell’8% rispetto al 2009.

Il margine operativo lordo a 74,3 miliardi di euro è stato superiore del 2% rispetto al 2009; e il fatturato totale è stato di 658 miliardi di euro, l’11% in più rispetto al 2009. Il contributo dell’economia blu dell’Unione europea è stato quasi del 2% in più in termini di occupazione e dell’1,3% in termini di GVA.

Un contributo che varia molto tra gli Stati membri.  Il Jrc spiega che «In termini assoluti, i 5 maggiori Stati membri, il Regno Unito, la Spagna, la Germania, la Francia e l’Italia sono i maggiori contribuenti per l’economia blu dell’Ue, in termini sia di occupazione (con un contributo combinato del 61%) che di GVA (combinazione di contributo del 70%). Altri paesi con un contributo significativo in termini di occupazione o GVA includono Grecia, Paesi Bassi e Danimarca. L’economia blu supera il 5% del GVA nazionale o dell’occupazione negli Stati membri insulari e negli Stati membri con numerosi arcipelaghi: Grecia, Croazia, Malta e Cipro. Anche l’Estonia, la Spagna, il Portogallo e la Danimarca presentano settori dell’economia blu relativamente ampi (contributo tra il 3% e il 5% sul totale nazionale per il GVA o l’occupazione). Per ovvi motivi, il contributo dell’economia blu all’economia nazionale è molto limitato (inferiore allo 0,5%) negli Stati membri senza sbocco sul mare (Lussemburgo, Austria, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria). Altri Stati membri con un’economia blu relativamente modesta (tra lo 0,5% e l’1,0% dell’economia nazionale) comprendono Belgio, Slovenia e Romania».

La seconda edizione del rapporto comprende anche nuovi elementi e contenuti, compresi i settori marittimi innovativi e ad alto potenziale, come l’energia blu, tra cui l’energia eolica e oceanica, la bioeconomia blu, i minerali marini, la desalinizzazione, la protezione costiera e ambientale, servizi ecosistemici e difesa e sicurezza marittima.

Sono stati aggiunti un’analisi preliminare dei bacini marittimi e una serie di casi di studio  approfonditi, ad esempio sugli impatti economici delle aree marine protette o sul contributo del settore della ricerca e dell’istruzione ai posti di lavoro nell’economia blu. Il rapporto comprende anche una sezione sui servizi ecosistemici e sul capitale naturale, affrontando i costi e l’impatto economico dei cambiamenti climatici e delle misure di mitigazione.

Nel 2017, i settori consolidati della Blue economy Ue hanno assunto direttamente oltre 4 milioni di persone, un aumento del 7,2% rispetto al 2009 e del 14% in più rispetto al 2014 (il livello più basso raggiunto nel periodo analizzato). Questo aumento è stato in gran parte guidato dal turismo costiero e dai porti, stoccaggio merci e costruzioni e progetti idrici.

Le prestazioni economiche del turismo costiero e l’estrazione di risorse biologiche marine (come pesca e acquacoltura) sono aumentate costantemente. Per la pesca, questo è in parte dovuto ai bassi prezzi dei carburanti e al recupero di alcuni stock ittici fondamentali.

La crisi economica nel 2008- 2009 ha colpito duramente le attività portuali, i cantieri navali e il trasporto marittimo, soprattutto a causa del rallentamento della produzione e degli scambi globali. Nonostante i recenti trend positivi, alcuni di questi settori continuano a incontrare difficoltà importanti. Anche l’estrazione offshore di petrolio e gas è stata influenzata dai bassi prezzi del carburante e dalle riserve in diminuzione, portando a una diminuzione di queste attività e a una diminuzione della loro performance economica, dell’occupazione e degli investimenti.

Ma l’attuale Bluew economy Ue va ben oltre i settori definiti e negli ultimi anni nuovi settori innovativi ed emergenti, come l’energia eolica e la biotecnologia, hanno visto una crescita esponenziale, ma il Jrc avverte che «Tuttavia, si incontrano anche sfide (la produzione di energia eolica continua ad essere più economica a terra che in mare aperto)».

Tibor Navracsics, commissario all’istruzione, cultura, gioventù e  sport, responsabile del Jrc, conclude: «Sebbene i nostri oceani coprano più del 70% della superficie terrestre, sappiamo meno di ciò che si trova al di sotto delle onde rispetto a pianeti lontani. Questo ci impedisce di sfruttare al massimo le nostre risorse proteggendo gli ecosistemi marini, mentre il secondo “EU blue economy report” mira a cambiare questo stato di cose, riflettendo l’importanza che la Commissione europea attribuisce a un approccio solido e basato su dati concreti. aiutandoci ad affrontare le sfide che l’umanità deve affrontare, creando prosperità senza mettere in pericolo quella delle generazioni future».