Politiche climatiche, rischio di transizione low-carbon e stabilità finanziaria

Il climate sentiment delle banche e la transizione ordinata: c’è bisogno di politiche credibili

[19 Maggio 2021]

«Il modo in cui le banche reagiscono ai rischi climatici e all’incertezza potrebbe avere un impatto sulla stabilità finanziaria e sulla transizione del mondo verso un’economia low-carbon». E’ quanto emerge dal nuovo studio “Climate Sentiments, Transition Risk, and Financial Stability in a Stock-Flow Consistent Model”, pubblicato da un team di ricercatori della  Wirtschaftsuniversität Wien (WU), International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) e Boston University, che ha esplorato il ruolo che le aspettative delle banche sui rischi legati al clima avranno nel favorire o ostacolare una transizione ordinata verso economie low-carbon.

Secondo lo studio pubblicato in un numero speciale climate risks and financial stability del Journal of Financial Stability,  «Le banche e le loro aspettative sui rischi legati al clima – e in particolare il rischio di transizione climatica derivante da un’introduzione disordinata delle politiche climatiche – svolgono un ruolo importante nella transizione di successo verso un’economia low carbon e investimenti green a basso costo più competitivi (low-carbon), consentendo di effettuare tali investimenti su larga scala». Ma, a seconda della tempistica e della struttura di attuazione, «Le politiche climatiche potrebbero tuttavia anche portare a una riduzione della redditività delle imprese brune (carbon intensive), portando a loro volta a insolvenze impreviste dei prestiti da parte di tali companies. Ciò potrebbe rappresentare un credit-risk per banche e investitori, minacciando potenzialmente la stabilità finanziaria e portando a una stretta creditizia che influenzerebbe negativamente anche le imprese verdi, mettendo così a rischio il successo di una transizione low-carbon ordinata».

Gli autori dello studio si erano proposti di valutare il ruolo delle aspettative delle banche sui rischi legati al clima – climate sentiments – nel favorire o ostacolare la transizion low-carbon e uno di loro, Asjad Naqvi dell’IIASA, spiega: «Volevamo determinare a quali condizioni una carbon tax o un fattore di sostegno green può favorire prestiti verdi e investimenti nell’economia e anche identificare le condizioni che favoriscono l’inizio dell’instabilità del mercato del credito, concentrandosi sui contratti di prestito. Inoltre, volevamo vedere quale ruolo – nel caso – i climate sentiments  del settore bancario possono svolgere nel promuovere o ostacolare l’effetto previsto delle politiche climatiche sulla green economy e sulla stabilità finanziaria».

Per analizzare le implicazioni macro-finanziarie e gli effetti di feedback delle politiche fiscali e climatiche macroprudenziali, i ricercatori hanno sviluppato «Un modello Stock-Flow Consistent che adotta un approccio lungimirante alla determinazione del prezzo dei rischi climatici nei contratti di prestito e nel credito delle banche e nel rischio nato dalle imprese». Con questo modello di nuova concezione e le sue caratteristiche innovative, i ricercatori hanno valutato i canali di trasmissione di due principali politiche e normative: una carbon tax e un fattore di supporto verde sul mercato del credito e sulla performance e stabilità macroeconomica.

Un’altra aurrice dello studio, Irene Monasterolo della WU, sottolinea che «Una carbon tax  imporrebbe una tassa sulla produzione ad alta intensità di carbonio, rendendo così più attraenti la produzione low-carbon e gli investimenti in tali impianti di produzione. Tuttavia, per prevenire effetti indesiderati, l’introduzione di una carbon tax dovrebbe essere integrata con misure di benessere redistributivo. Un fattore di sostegno verde, d’altra parte, abbasserebbe i requisiti patrimoniali per i prestiti che le banche concedono per investimenti verdi, rendendo così il prestito verde più attraente per le banche e determinando potenzialmente migliori condizioni di credito per progetti di investimento verdi»-

Gli autori dello studio dicono che  «Gli effetti dei climate sentiments  delle banche dimostrano l’importante ruolo svolto da strategie di politica climatica tempestive e credibili per segnalare il mercato e consentire una transizione low-carbon ordinata». Il loro lavoro potrebbe aiutare le autorità di regolamentazione finanziaria e le banche centrali a identificare le implicazioni dell’instabilità finanziaria del rischio di credito e, per le banche, a gestire il loro portafoglio prestiti di fronte agli shock della transizione climatica, evitando così il rischio di perdite dovute ai prestiti in sofferenza.

Il principale autore dello studio, Nepomuk Dunz, della WU e dell’IIASA, conclude: «I climate sentiments  potrebbero svolgere un ruolo determinante nel promuovere una transizione low-carbon ordinata. La credibilità delle politiche è fondamentale per costruire la fiducia nel settore bancario, che a sua volta determina il successo dell’attuazione delle politiche e minimizza gli impatti negativi sull’instabilità economica e finanziaria attraverso le sue condizioni di prestito. Una politica unica potrebbe non essere sufficiente per innescare la transizione low-carbon al ritmo necessario. A questo proposito, le condizioni per le sinergie tra le diverse politiche climatiche e politiche di investimento verde come il cosiddetto European Green Deal dovrebbero essere ulteriormente analizzate».