Pd e Anna per Piombino: «Con la variazione i costi per le bonifiche sono tutti a carico del Comune, 30 milioni di euro»

Piombino, slitta alla «prima sessione utile» la variante urbanistica su Rimateria

Ferrari: «Il nostro impegno su questa battaglia è immutato». Ma è ancora un mistero come un pezzo di carta possa trasformare quattro discariche in un parco pubblico

[24 Giugno 2020]

Attesa per il 30 giugno, la variante urbanistica con la quale il Comune di Piombino si propone di cambiare la destinazione d’uso dell’area Rimateria (58 ettari) da “aree e attrezzature per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, e attività assimilate” a parco pubblico urbano slitta a data da destinarsi: il sindaco Francesco Ferrari parla di “rinvio tecnico” causa Covid-19.

«La norma contenuta nella legge regionale 31 di questo anno permette, per atti come quello in esame – spiegano dal Comune – di beneficiare di una proroga fino al 31 dicembre prossimo». Da qui la decisione di rinviare il tutto in Consiglio comunale alla «prima sessione utile». Ferrari assicura però che «il nostro impegno su questa battaglia è immutato, così come la nostra convinzione che sia necessario impedire il raddoppio dei volumi di discarica. Anche per questo, scenderemo in piazza a fianco del Comitato di salute pubblica il prossimo 27 giugno contro la discarica».

Mentre le manifestazioni contro la propria azienda partecipata continuano, a un anno dall’insediamento della nuova amministrazione non c’è però ancora traccia di un piano alternativo che possa portare alla riqualificazione dei 58 ettari dove insistono già oggi quattro discariche di cui una abusiva, la LI53, da bonificare: quella coltivata da Rimateria, le due ex Lucchini e appunto la LI53, mentre il progetto avanzato da Rimateria non ha mai previsto di ampliare gli ettari di territorio da destinare a discarica. Va da sé che anche se la variante urbanistica venisse approvata, non basterebbe un pezzo di carta per trasformare quattro discariche in un parco pubblico. Al contrario, potrebbe rappresentare l’atto in grado di far precipitare l’intero castello di carte sulle spalle del Comune e dei consiglieri che (forse) lo voteranno.

«Con la variazione a zona verde-parco i costi per le bonifiche sono tutti a carico del Comune, mal contati circa 30 milioni di euro – commentano nel merito i gruppi consiliari Pd e Anna per Piombino –  Anche questa è una “visione” che il sindaco dovrà valutare».

Senza dimenticare la causa da 25 milioni di euro intentata al Comune da uno dei due soci privati di Rimateria, Navarra. Ma Ferrari la butta in caciara: «Se la battaglia che stiamo combattendo si trasformerà da politica in giudiziaria la colpa è di quel Pd che ora sbraita senza vergogna dai banchi dell’opposizione dove ora è relegato, per la fortuna di questa città». E rivendica il percorso seguito finora.

«La variante è l’ultimo atto, in ordine di tempo – ricorda il sindaco – della serie di azioni messe in campo da questa Amministrazione per impedire il raddoppio, dopo la battaglia portata avanti in Regione in sede di Via e dopo gli atti che hanno sancito la trasformazione in centri abitati di Colmata e Montegemoli».

Un percorso che, come unico risultato concreto e rivendicato dalla stessa amministrazione, ha portato una società partecipata dal Comune con cinquanta dipendenti e un progetto di riqualificazione dell’area – l’unico operativo accanto a un Sin di 900 ettari da bonificare – a chiedere il concordato preventivo.

Come abbiamo già ricordato su queste pagine però un’eventuale chiusura dell’azienda, anziché salvaguardare la salute dei cittadini, esporrebbe al territorio a ben più gravi danni secondo il giudizio espresso dal Nucleo unificato regionale di valutazione (Nurv) chiamato a valutare un progetto che punta alla riqualificazione ambientale di un’area complessiva di 58 ettari sulla quale insistono già oggi quattro discariche di cui una abusiva (la Li53): «Si potrebbe verificare – si legge infatti nel documento – la chiusura della società con la perdita di posti di lavoro (circa 50, ndr). Inoltre, considerato che il ministero ha già autorizzato la messa in sicurezza permanente sull’area Li53 e individuato Rimateria come soggetto attuatore, la chiusura dell’azienda metterebbe a rischio le operazioni di bonifica i cui costi quantificati in qualche decina di milioni di euro potrebbero avere significative ricadute sulla spesa pubblica».