Per chi non suona la campanella. Unesco: 12 milioni di bambini rischiano di non andare mai a scuola

Dopo 10 anni, il tasso di scolarizzazione dei bambini nel mondo non è progredito

[16 Settembre 2019]

Secondo le ultime stime dell’Institute for statistics (Isu) dell’Unesco, nel 2018 nel mondo erano 258 i milioni di bambini e di adolescenti che non avevano accesso alla scuola, un sesto delle popolazione mondiale tre i 6 e i 17 anni.  L’Unesco avverte che «Se non verranno assunte misure urgenti, 12 milioni di bambini non andranno mai a scuola. Conseguentemente, sarà difficile giungere a un’educazione inclusiva e di qualità per tutti, uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) che la comunità internazionale si è data entro il 2030». Questi nuovi dati sui bambini non scolarizzati confermano le ultime proiezioni Unesco: «Se gli attuali trend proseguono, nel 2030 un bambino su 6 rimarrà non scolarizzato nei cicli primari e secondari, mentre solo 6 giovani su 10 conseguiranno l’insegnamento secondario».

Da questi nuovi dati emerge anche lo scarto tra i Paesi ricchi e quelli poveri: «In quelli a basso reddito, il 19% dei bambini in età per frequentare le primarie (di età da 6 a 11 anni circa) non sono scolarizzati, contro solo il 2% nei Paesi a reddito elevato. I gap si aprono ancora di più tra gli adolescenti: circa il 61% dell’insieme dei giovani tra i 15 e i 17 anni non sono scolarizzati nei Paesi a basso reddito, contro l’8% nei Paesi a reddito elevato».

La direttrice generale dell’Unesco, Audrey Azoulay, ricorda che le ragazze continuano a dover affrontare grossi problemi per poter frequentare a scuola: «Secondo le nostre proiezioni, 9 milioni di bambine in età di frequentare il ciclo primario non saranno mai scolarizzate o non metteranno mai piede in una classe, contro 43 milioni di bambini. Su questi 9 milioni di bambine, 4 milioni vivono nell’africa subsahariana, dove la situazione è ancora più preoccupante. Dobbiamo quindi continuare, in modo prioritario, a concentrare i nostri sforzi sull’educazione delle ragazze e delle donne».

La direttrice dell’Isu, Silvia Montoya, è preoccupata: «Abbiamo solo 11 anni per adempiere all’impegno assunto nei confronti degli obiettivi di sviluppo sostenibile di scolarizzare ed educare veramente ogni bambino. Tuttavia, questi nuovi dati ci mostrano che, anno dopo anno, la situazione rimane invariata in termini di accesso e qualità dell’istruzione. Queste sfide non sono insormontabili. Possono essere vinte  entrambe  attraverso un’azione più forte e maggiori finanziamenti. Abbiamo bisogno di un impegno reale da parte di ogni governo, supportato da mezzi finanziari reali, affinché il risultato sia ottenuto».

L’Unesco fa notare che, Sebbene le cifre totali sembrino essere diminuite rispetto al 2017, quando 262 milioni di bambini non avevano accesso alla scuola, questa diminuzione è in gran parte dovuta a una modifica del metodo di calcolo di questi indicatori. Come indica un nuovo documento, «I bambini più grandi non vengono considerati fuori dalla scuola, ma frequentano la scuola materna, non la scuola primaria», ma questo non cambia il tasso complessivo dei bambini non scolarizzati.

In precedenza, tutti i bambini in età di scuola primaria (dai 6 agli 11 anni circa) che non erano iscritti all’istruzione primaria o secondaria venivano considerati fuori dalla scuola. Questo includeva i bambini in età scolare che non erano stati iscritti all’istruzione prescolare. Eliminando questo gruppo relativamente piccolo di bambini (principalmente dai Paesi ad alto reddito), il numero totale di bambini non scolarizzati è diminuito di circa 4,6 milioni.

A meno da una settimana dell’Assemblea generale dell’Onu che esaminerà i progressi compiuti negli Obiettivi di sviluppo sostenibile e discuterà dei finanziamenti per raggiungerli, le statistiche dell’Isu,  il custode dei dati dell’obiettivo 4, attestano che «E’ urgente un’azione per raggiungere un’istruzione di qualità per tutti. Questo obiettivo resta raggiungibile se vengono fatti nuovi sforzi e vengono raccolti dati più completi e affidabili per tenere traccia dei progressi nell’accesso e nel successo a scuola».