Overshoot day, anche quest’anno l’Italia è già in debito con la natura

I consumi alimentari e il settore dei trasporti sono le due determinanti principali dell’impronta ecologica degli italiani

[16 Maggio 2022]

Ogni anno il Global footprint network calcola quando cade l’Earth Overshoot day, ovvero il giorno del sovrasfruttamento della Terra, e ogni anno l’Italia continua fare peggio della media globale: fino al 5 giugno non sapremo quando arriverà l’Overshoot globale per il 2022, in compenso sappiamo che per l’Italia è arrivato ieri. Per il resto dell’anno, dunque, il nostro Paese accrescerà il proprio debito con la natura.

Il Global footprint network calcola infatti il budget di risorse naturali e servizi ecosistemici messi a disposizione dal nostro pianeta (la biocapacità) e li confronta con la domanda di tali risorse e servizi da parte dell’umanità (come proxy viene usata l’impronta ecologica): da un lato il consumo umano di risorse biologiche, dall’altra la capacità degli ecosistemi italiani di rigenerarle (o di assorbire i nostri scarti, in primis le emissioni di CO2).

Ad oggi i dati più recenti per l’Italia si fermano al 2018, dunque il calcolo non tiene purtroppo conto di quelli che sono stati gli impatti dovuti al Covid-19 né di quelli che sono adesso gli impatti della guerra in Ucraina, ma le informazioni disponibili mostrano comunque un quadro drammatico.

L’Overshoot day italiano è la data in cui l’Earth Overshoot day cadrebbe se ciascun cittadino del mondo avesse lo stesso stile di vita e gli stessi livelli di consumo di un italiano medio, ed arrivare al sovrasfruttamento già a metà maggio significa essere immersi in un modello socioeconomico ampiamente insostenibile.

Per supportare consumi di risorse biologiche come quelli italiani, avremmo infatti bisogno un territorio ampio 2,7 volte quello che in realtà è delimitato dai nostri confini nazionali.

Perché dunque il Paese, per ora, non collassa? Essenzialmente per due motivi: da una parte continuiamo ad erodere il capitale naturale che abbiamo a disposizione, compromettendo ulteriormente la sua capacità degli ecosistemi italiani di donarci risorse in futuro; dall’altra consumiamo risorse sottraendole ad altri territori (i flussi di materia che hanno attraversato il metabolismo economico italiano pesano per 444 mln di ton, e di queste 161 mln di ton rappresentano le importazioni nette).

Per invertire la rotta è necessario uno sforzo collettivo coordinato, tramite politiche pubbliche ad hoc, ma è importante avere cognizione di quanto ognuno di noi contribuisca agli squilibri in atto: sotto questo profilo il Global footprint network – col supporto della Fondazione Mps – ha approntato uno strumento particolarmente utile: il calcolatore della propria impronta ecologica.

«Credo valga la pena riflettere su quali siano le attività giornaliere che determinano maggiormente l’impronta di noi italiani – spiega Alessandro Galli, senior scientist del Global footprint network – Le nostre analisi al Global footprint network indicano i consumi alimentari (25% circa dell’impronta totale) e il settore dei trasporti (18% circa) come le due determinanti principali dell’impronta ecologica degli italiani. Intervenire sul sistema alimentare e su quello dei trasporti, nonché sulla pianificazione territoriale ed urbana, sono a mio avviso i punti cardine dai quali partire per un Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che miri a mitigare le cause principali della nostra impronta ecologica».