Oltre il Pil: gli ecosystem accounts per contare la natura e passare alla sostenibilità

Nuove misurazioni e indicatori per capire quanto ci guadagneremmo riportando le persone e il pianeta in equilibrio

[10 Febbraio 2022]

«Dalle mangrovie che proteggono una costa soggetta a tempeste, alle torbiere che racchiudono megatoni di carbonio e ai territori ricoperti da un terreno vivificante: gli ecosistemi della Terra hanno un valore enorme. Ma quel valore è difficile da misurare e spesso viene ignorato, con conseguenze allarmanti per l’ambiente». A dirlo era già stato il rapporto “Becoming #Generation Restoration” pubblicato nel giugno 2021 dall’United Nations environment programme (Unep)  che aveva rilevato che metà del PIL mondiale dipende dalla natura e ogni dollaro investito nel ripristino ambientale crea fino a 30 dollari di benefici economici.

Ora è disponibile il SEEA Ecosystem Accounting (SEEA EA), una serie di strumennti per determinare il valore della natura e i suoi numerosi benefici per le persone, consentendo ai governi e ad altri decisori di considerare il “capitale naturale” della Terra insieme alle sue controparti umane e artificiali e intensificare gli sforzi per ripristinarlo.

Pushpam Kumar, capo economista ambientale dell’Unep, ricorda che «Il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’inquinamento dimostrano che un’attenzione ristretta alla crescita economica convenzionale non può garantire la qualità della vita che desideriamo per noi stessi e per le generazioni future. Dobbiamo tenere conto di tutti i doni della Terra mentre ci spostiamo verso la sostenibilità».

Lo sviluppo economico è stato a lungo misurato con il prodotto interno lordo (PIL) di un Paese. Calcolato annualmente, il PIL somma il valore di mercato della produzione di beni e servizi in un determinato paese.

Ma gli esperti dicono che il fatto che questa metrica non presta attenzione al degrado ambientale ha poertato la politica economica e gli investimenti in direzioni dannose, inclusa la dipendenza dai combustibili fossili e la crescente disuguaglianza, e lontano dall’utilizzo equo e sostenibile delle risorse limitate del pianeta.

Kumar  sottolinea che “«Le decisioni essenziali che dobbiamo affrontare ora, ad esempio sulla trasformazione dei nostri sistemi energetici e sul salvataggio della biodiversità, devono essere informate da misurazioni molto migliori del PIL».

All’Unep spiegano che «Il PIL coglie alcuni dei modi più tangibili in cui la natura contribuisce all’economia, come l’approvvigionamento dei mercati di legname e pesce. Ma omette in gran parte i benefici “non di mercato” della natura, incluso il suo valore spirituale, estetico o ricreativo. Vengono trascurate anche le sue funzioni fondamentali come la generazione di terreno fertile, la fornitura di aria e acqua pulite e le barriere naturali alle malattie».

Inoltre, Kumar fa notare che «I meccanismi di mercato in genere non riescono a riflettere l’allarmante erosione del capitale naturale da cui derivano questi benefici vitali, come la perdita di foreste e zone umide o l’inquinamento dell’atmosfera. Questo nasconde come le basi del benessere umano si stiano indebolendo anche se i redditi finanziari potrebbero essere aumentati per la maggior parte delle persone». .

Per questo, gli economisti stanno sviluppando nuovi modi per misurare la ricchezza e il benessere che riflettono meglio la salute del pianeta, delle persone e dei sistemi economici. Sempre più governi hanno iniziato a utilizzare queste metriche per indirizzare le loro strategie di sviluppo e politiche economiche.

Ad esempio, l’Unep ha sviluppato l’Inclusive Wealth Index (IWI) che, invece di concentrarsi sui flussi di beni e servizi, somma il valore sociale delle risorse economiche, umane, prodotte e naturali, per indicare se i ppaesi si stanno sviluppando in modo sostenibile. L’IWI è stato finora calcolato per circa 140 paesi e ha determinato che «Nel periodo 1990-2014, la ricchezza inclusiva è cresciuta in media dell’1,8%, molto al di sotto del tasso di espansione del PIL del 3,4%, in gran parte a causa del calo del capitale naturale».

Secondo Kumar, «L’indice non dimostra solo che non siamo ricchi come pensiamo di essere, dimostra  come, per la nostra prosperità a lungo termine, la protezione o il ripristino dell’ambiente sia importante quanto lo sviluppo di industrie, l’espansione dell’istruzione e il miglioramento della salute pubblica».

I Paesi stanno anche andando oltre il PIL aggiungendo statistiche ambientali ai loro bilanci nazionali. Nell’ambito del SEEA, i Paesi possono tenere traccia delle risorse ambientali come le risorse energetiche e idriche, il loro utilizzo nell’economia e l delle loro ricadute negative in termini di produzione di rifiuti, inquinamento e di emissioni di gas serra.

Il rapporto “Global Assessment of Environmental-Economic Accounting and Supporting Statistics 2020”, pubblicato dall’United Nations Committee of Experts on Environmental-Economic Accounting, ha dimostrato che 89 Paesi hanno già implementato il SEEA e altri 27 pensano di aderirvi. L’Unep evidenzia che «Per rafforzare ulteriormente la contabilità del capitale naturale, il SEEA si è ampliato per includere gli “ecosystem accounts” che misurano la diversità, l’estensione, la condizione e il valore degli ecosistemi e dei servizi che generano. Una volta completamente sviluppati, gli accounts  possono rivelare in che modo gli ecosistemi nel loro insieme supportano un’economia e se si stanno esaurendo».

Presentando nel 2021 il SEEA EA, il segretario generale dell’Onu. António Guterres, disse che «Questo è un passo avanti storico verso la trasformazione del modo in cui vediamo e apprezziamo la natura. Non permetteremo più incautamente che la distruzione e il degrado ambientale siano considerati progresso economico».

Decine di Paesi stanno già compilando ecosystem accounts  su base sperimentale. Per esempio, in Sudafrica lo studio “The potential costs and benefits of addressing land degradation in the Thukela catchment, KwaZulu-Natal, South Africa”, ha dimostrato che i benefici economici del ripristino delle praterie degradate dall’erosione e dall’invasione della boscaglia superano chiaramente i costi.

I ricercatori stanno lavorando su modelli biofisici e strumenti di intelligenza artificiale per generare automaticamente ecosystem accounts che rappresentano un vantaggio per i Paesi con dati e risorse limitati.

Questo nuovo modo di tener conto della natura inizia a interessare anche il business: la nuova “Task Force on Nature-related Financial Disclosures” fornirà al settore privato le metriche per calcolare e gestire la sua impronta ecologica.

Gli ecosystem accounts potrebbero anche indirizzare i crescenti sforzi per fermare e invertire il degrado ambientale. I coordinatori dell’UN Decade on Ecosystem Restoration , iniziata nel 2021, stanno esplorando in che modo gli ecosystem accounts possono aiutare a identificare gli hot-spot del degrado ambientale e a monitorare l’impatto a lungo termine dei progetti per ripristinarli. Il SEEA potrebbe anche essere utilizzato per misurare i progressi dei Paesi – o il loro insuccesso – verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile e i nuovi post-2030 global biodiversity targets  che verranno definiti entro la fine dell’anno alla Conferenza delle parti della Convention on biological diversity. I Paesi di tutto il mondo si sono già impegnati a ripristinare quasi 1 miliardo di ettari di ecosistemi degradati.

Il rapporto “State of Finance for Nature in the G20”, pubblicato a fine gennaio da Unep, World Economic Forum ed Economics of Land Degradation, ha rilevato che «Per affrontare le crisi del clima, della biodiversità e del degrado del suolo, gli investimenti globali in natura devono quadruplicare entro il 2050, pari a un investimento annuo di oltre 536 miliardi di dollari l’anno».Attualmente, vengono spesi 130 miliardi di dollari all’anno c in soluzioni basate sulla natura, con i fondi pubblici che rappresentano l’86% e i finanziamenti privati solo il ​​​​14%.

Il coordinatore dell’UN Decade on Ecosystem Restoration, Tim Christophersen, conclude: «Nuove misurazioni e indicatori ambientali stanno rivelando con sempre maggiore precisione non solo ciò che stiamo perdendo, ma anche ciò che guadagneremo portando le persone e il pianeta in equilibrio. La necessità di investire nella natura sta diventando sempre più chiara».