Nuovi inceneritori? Legambiente: «Rivedere completamente penalità e premialità economica nel ciclo dei rifiuti»

[8 Settembre 2015]

Domani si aspetta dalla Conferenza Stato-Regioni l’atteso quanto discusso pronunciamento circa la la bozza di Dpcm sull’incenerimento dei rifiuti in attuazione dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia. Bozza che, come noto, prevede la costruzione di 12 nuovi impianti e che ha portato a una mobilitazione trasversale: dalla politica locale ai comitati, passando per le associazioni ambientaliste, sono molte le voci che si sono levate contro la bozza governativa. Anche Legambiente oggi fa sentire la propria, con il presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza che motiva l’adesione.

«Se il governo volesse lavorare sul serio sulla gestione dei rifiuti basterebbe cancellare questa bozza di Dpcm e scrivere un nuovo testo per promuovere concretamente l’economia circolare. Basterebbe rivedere completamente il principio di penalità e premialità economica nel ciclo dei rifiuti e il cambio di passo sarebbe garantito».

Al di là delle dichiarazioni di facciata, un nodo centrale per migliorare la gestione dei rifiuti in Italia sta infatti nella distribuzione delle risorse economiche. Riduzione, riuso, riciclo, recupero di energia (tramite termovalorizzatori, dunque), e infine discarica per quel che rimane sono le tappe della gerarchia europea dei rifiuti. Come anche ieri ricordavamo su queste pagine, in Italia i finanziamenti percorrono questa scaletta esattamente al contrario: conferire i rifiuti in discarica costa meno che termovalorizzarli, e a loro volta gli impianti che li bruciano godono di incentivi che gli impianti di riciclo non hanno.

Proseguire accanitamente su questa strada, prevedendo la costruzione di 12 nuovi inceneritori senza cambiare le regole del gioco, più che un errore umano sembra un perseverare diabolico. Come, d’altra parte, non sembra utile alla causa la strategia di quanti riconducono a slogan un tema intrinsecamente complesso come quello della gestione dei rifiuti. Una partita che, come sempre, si potrebbe risolvere se e quando affrontata dalla testa (ovvero la gestione delle risorse naturali) e non dalla coda (ovvero gli scarti dei processi industriali e di consumo). Quella visione olistica alla quale invitano anche Unep e Iswa, ma che in Italia continua a non trovare sbocco.

L. A.