Nessuna stangata Ue sulle case italiane, investire in efficienza energetica significa risparmiare

Bani (Arse): «Le famiglie avranno come risultato immediato della transizione ecologica quello di pagare bollette più basse»

[16 Gennaio 2023]

Investire nell’efficienza energetica delle case italiane non significa impoverire i proprietari, ma permettere di pagare bollette più basse ed evitare emissioni di gas climalteranti in atmosfera.

Muove in quest’ottica la proposta europea che punta a condurre tutti gli edifici residenziali al minimo in classe energetica E al 2030, in classe energetica D entro il 2033 e infine alle emissioni nette zero entro metà secolo.

«La revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, parte del pacchetto “Pronti per il 55%”, contribuirà a rendere gli edifici più efficienti sotto il profilo energetico, dunque le famiglie avranno come risultato immediato della transizione ecologica quello di pagare bollette più basse», commenta Riccardo Bani, presidente dell’Associazione riscaldamento senza emissioni (Arse).

Su questo fronte, il percorso normativo europeo è ancora in itinere: il prossimo 9 febbraio è previsto il voto della Commissione energia del Parlamento europeo sulla direttiva sull’efficientamento energetico degli immobili, che sarà poi definitivamente varata dal Parlamento entro il 13 marzo.

Ad oggi il settore edilizio italiano è responsabile del 45% dei consumi energetici e del 18% delle emissioni di CO2, in quanto è dominato dal gas naturale: questo combustibile fossile da solo copre il 52% della domanda energetica (mentre le rinnovabili si fermano al 20,5%), con tutto ciò che ne consegue per le bollette in forte ascesa dei consumatori.

Al contempo il patrimonio immobiliare italiano si trova inoltre a scontare un’elevata obsolescenza, con il 72% delle abitazioni con più di 40 anni, e un basso tasso di rinnovamento (0,85% all’anno). Così, ogni anno il Paese spende 47,1 miliardi di euro per consumi termici ed elettrici negli edifici.

«È bene ricordare che nel comparto residenziale italiano il peso delle categorie più energivore (E, F, G) raggiunge il 75% – osserva Bani – È di tutta evidenza dunque la portata in termini di città inquinate e energivore, per cui occorre accelerare sull’elettrificazione dei consumi termici con l’installazione di pompe di calore, e occorre fare ogni sforzo possibile per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, promuovendo le comunità energetiche o l’autoproduzione, soluzioni concrete ai fini dell’autonomia energetica del nostro Paese».

Questo al contempo significa favorire gli investimenti in efficienza energetica per i cittadini che meno possono permetterselo, e che al contempo soffrono più degli altri il caro energia. La strada dei bonus è un’opzione, anche se da riformare: «Occorre dire stop agli incentivi all’installazione di caldaie a gas, anche se a condensazione e di ultima generazione, perché è uno spreco di soldi pubblici rispetto alla finalità di migliorare l’efficienza energetica degli immobili e ridurre l’inquinamento», commenta nel merito Bani.