L’analisi Anie sui dati Terna

Nel primo trimestre del 2022 l’Italia ha installato solo +454 MW di rinnovabili

Anev: «Il Governo Draghi deve dare seguito ai proclami sulle energie rinnovabili con provvedimenti mirati»

[22 Giugno 2022]

Mentre il ministro Cingolani pare certo che tutte le richieste di allaccio arrivate quest’anno a Terna per le rinnovabili si trasformino davvero nell’entrata in funzione dei nuovi impianti – si parla di richieste per 5,1 GW arrivate a partire da inizio 2022, quando però c’erano già domande per 168 GW, che stanno ancora aspettando –, la realtà è molto diversa: nel primo trimestre dall’anno la nuova potenza rinnovabile effettivamente installata si è fermata a 454 MW.

Come già anticipato su queste pagine, dunque, i +5,1 GW sbandierati dal ministro della Transizione ecologica al momento restano un semplice desiderata, tutto da verificare a fine anno. La conferma arriva stavolta dall’Osservatorio Fer elaborato dall’associazione confindustriale Anie Rinnovabili, attingendo ai dati Gaudì di Terna, peraltro gli stessi usati del ministro.

Più nel dettaglio, nei primi tre mesi del 2022 si registra un totale cumulato di 454 MW di nuova potenza installata (+151% rispetto allo stesso periodo del 2021), così suddiviso: 433 MW per fotovoltaico (+185%), 11 MW per eolico (-52%) e 10 MW per idroelettrico (+53%).

Guardando alla distribuzione dei nuovi impianti installati per singola fonte energetica, Anie Rinnovabili documenta che per il fotovoltaico le regioni che hanno avuto l’incremento maggiore, per quanto riguarda la potenza installata, rispetto ai primi tre mesi del 2021, sono Basilicata (+1415%) e Lazio (+811%). Da sottolineare che tutte le regioni fanno registrare un andamento positivo.

Va molto peggio per l’eolico: a livello regionale, nel periodo gennaio-marzo 2022 si registra una diminuzione di potenza connessa rispetto al periodo gennaio-marzo 2021 in Calabria, Liguria e Lombardia, mentre un aumento di potenza in Basilicata, Lazio e Puglia. Mantengono costante il proprio trend Sardegna e Sicilia. In tutto il resto del territorio, invece, non si rilevano variazioni.

Sull’idroelettrico, invece, in Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Toscana, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta è stato rilevato un aumento di nuova potenza connessa rispetto al 1° trimestre 2021; viceversa si è riscontrata una diminuzione di potenza installata soprattutto in Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Umbria e Veneto.

«L’andamento dell’eolico e dell’idroelettrico evidenzia le difficoltà correlate all’ottenimento dei titoli autorizzativi e, nel caso dell’idroelettrico, anche dei titoli concessori e l’esigenza di beneficiare di meccanismi di supporto, mentre il fotovoltaico si conferma in crescita grazie alle detrazioni fiscali per gli impianti di taglia residenziale, alla regolamentazione dell’autoconsumo per gli impianti di taglia industriale e terziario e agli impianti utility scale in market parity», spiegano da Anie Rinnovabili.

Analizzando l’esito dell’8° bando per l’erogazione degli incentivi alle rinnovabili previsti dal decreto Fer 1 è andato praticamente deserto: complessivamente, su 3.356 MW disponibili il Gse ne ha assegnati 444 MW, pari al 13%, escludendone 20 MW. Quella dell’8° bando è stata così la sessione peggiore dopo quella di gennaio 2021.

Come mai? Da una parte «gli scarsi esiti dell’8° bando sono da attribuire ad un’esigua partecipazione, che è, a sua volta, da ricondurre alle ben note criticità degli iter autorizzativi, come emerge dal recente rapporto Regions 2030 del centro studi Elemens con Public affairs advisors». Dall’altra, ormai un nuovo elemento di criticità è rappresentato dal reperimento dei materiali per la realizzazione degli impianti e l’incremento dei loro costi.

«Tali incrementi di costo, oggi, non sono più adeguatamente supportati dalle tariffe incentivanti del Dm Fer 2019 – dichiarano da Anie Rinnovabili – Ciò potrebbe spingere i produttori di energia da fonte rinnovabile ad attendere tempi migliori per l’approvvigionamento dei materiali. Per far fronte a questa problematica si potrebbe introdurre un meccanismo di indicizzazione degli Lcoe, da aggiornare periodicamente in modo tale da garantire sia lo sviluppo di nuova capacità Fer che il contenimento dei costi per il sistema (la cosiddetta Asos in bolletta) nel momento di andamento verso il basso degli Lcoe. In assenza di ciò l’unica strada percorribile per gli investitori è quella di realizzare impianti in market parity».

Si torna dunque all’urgenza di una concreta e ambiziosa politica industriale per lo sviluppo delle rinnovabili, che nei fatti non è mai partita.

«Il Governo Draghi deve dare seguito ai proclami sulle energie rinnovabili con provvedimenti mirati che consentano lo sviluppo delle tecnologie pulite per la produzione di energia – confermano nel merito dall’Anev, l’associazione che riunisce gli imprenditori dell’eolico – I responsabili del Governo sui temi dell’energia e dell’ambiente non possono continuare ad apprezzare pubblicamente le proposte degli operatori delle rinnovabili e poi non consentire al settore di crescere, dimenticando di emanare provvedimenti urgenti e consentendo l’emanazione di norme punitive che limitano ulteriormente lo sviluppo delle rinnovabili».

Da questo punto di vista viene citata come emblematica è la situazione della Commissione Via, che risulta ferma ormai da molti mesi in attesa di essere completata nell’organizzazione e di essere messa in condizione di lavorare a pieno regime.

«Le dichiarazioni del presidente della Commissione Via Massimiliano Atelli al Convegno annuale dell’Anev del 15 giugno scorso hanno infatti allarmato gli operatori – sottolineano dall’Anev –, che stanno aspettando da mesi che i propri progetti vengano protocollati, e sentirgli dire che le ingenti risorse economiche pagate dagli operatori come gli oneri istruttori per il funzionamento della Commissione non vengono versati nei modi e nei tempi necessari per far sì che le pratiche vengono esaminate nel minore tempo possibile, è preoccupante. Analoghe situazioni avvengono in altri contesti, con le sempre più pressanti richieste di semplificazione che dovrebbero venire accolte dal Ministero della Transizione Ecologica e portate in Consiglio dei ministri come provvedimenti indispensabili ed urgenti per far fronte all’attuale crisi energetica ed ambientale».