Negli ultimi tre anni le regioni italiani sono state colpite da 39 stati di calamità naturale

La nuova normalità climatica per il nostro Paese passa dall’alternarsi di siccità e maltempo

[18 Dicembre 2019]

I cambiamenti climatici sono già oggi una dolorosa realtà per il nostro Paese, con il riscaldamento globale che porta con sé un aumento delle calamità naturali che si abbattono sul territorio.

Se nel 2018 l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo 1961-1990 è stato di 0,98°C, in Italia siamo arrivati a quasi il doppio: +1,71°C. Per il nostro Paese è stato l’anno più caldo da almeno 219 anni, e l’aumento della temperatura rispetto al periodo 1880-1909 è stato di circa +2,5°C, più del doppio del valore medio globale. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono dunque ampiamente palpabili, ma i segnali più drammatici non arrivano dal termometro quanto dagli eventi meteorologici estremi che colgono un Paese impreparato, dove il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è rimasto chiuso in un cassetto sotto forma di bozza già da due anni.

In occasione della presentazione del libro fotografico “Obiettivo Acqua” tenutasi a Roma è stato Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (l’associazione nazionale che riunisce i Consorzi di bonifica),  a diffondere i dati sugli stati di calamità naturale: solo nel triennio in corso sono stati richiesti da 12 Regioni nel 2017 per siccità, da 11 Regioni nel 2018 per maltempo, da 16 Regioni nel 2019 per siccità (in primavera/estate) e maltempo (in autunno). E secondo le cifre della Protezione Civile, ogni anno mediamente i danni per calamità naturali (frane ed alluvioni) ammontano a 7 miliardi di euro; dal 2013 al 2019, gli stati di emergenza proclamati sono stati 87 (il poco invidiabile “record” è dell’Emilia Romagna con 12), a fronte dei quali sono stati riconosciuti ammissibili risarcimenti per quasi 9 miliardi e mezzo (€ 9.406.938.895,00), ma sono stati trasferiti solo poco più di 900 milioni (€ 911.124.108,00), pari a circa il 10%.

« Se consideriamo l’impegno burocratico per veder riconosciuto il diritto al risarcimento, possiamo ben affermare che al danno si aggiunge, in molti casi, la beffa – commenta Vincenzi – Ci limitiamo a mettere in relazione dati, che suffragano quanto andiamo sostenendo da sempre: è necessario investire in prevenzione, non solo perché si risparmiano dolori alle persone, ma perché conviene allo Stato».

Serve quindi, secondo Anbi, un grande piano di manutenzione straordinaria del territorio, per il quale i Consorzi di bonifica hanno già pronti 4.300 progetti, in attesa di finanziamento per oltre 10 miliardi di euro (€ 10.276.450.000,00), capaci di attivare oltre 50.000 posti di lavoro (51.374). Attualmente è in itinere l’avvio di 75 interventi, per un importo complessivo di 641,765 milioni di euro con una nuova occupazione stimata in 3.208 posti di lavoro, ma per concretizzare quest’orizzonte è necessario individuare norme chiare, in modo da ridurre i tempi di realizzazione di opere di interesse generale.