Istat: nel nostro Paese è al 23,4% tra i 15 e 29 anni, nell’Ue a 28 si ferma al 12,9%

Neet, in Italia la quota di giovani che non studia né lavora è il doppio di quella europea

L’incidenza è pari al 24,8% tra i diplomati e al 22,7% tra chi ha al più un titolo secondario inferiore ma arriva al 20,2% anche tra i laureati

[15 Luglio 2019]

Nel report pubblicato oggi dall’Istat sui Livelli di istruzione e ritorni occupazionali si stima che i giovani di 15-29 anni non occupati e non in formazione (Neet) siano 2 milioni e 116 mila in Italia: si tratta di quasi un giovane su quattro – 23,4% in media, più alto per le donne (25,4%) e meno per gli uomini (21,5%) – un dato ancora oggi superiore di oltre il 4 punti percentuali rispetto a quello registrato nel 2008 (19,3%) e soprattutto quasi doppio se confrontato con quello medio dei 28 Paesi dell’Ue (12,9%).

Nonostante il miglioramento registrato nell’ultimo quadriennio, il trend italiano è infatti ancora in linea con quello europeo e lascia sostanzialmente invariata la distanza – ampliata durante la crisi economica – con la media Ue. Questo significa che per i giovani Neet la situazione non è stazionaria, ma sta peggiorando: «Per questi giovani – spiega l’Istat – il protrarsi di tale condizione può comportare il rischio di concrete difficoltà di reinserimento». E questo a prescindere dalla buona volontà messa nella ricerca di un lavoro: tra i 15-19enni, un Neet su due è alla ricerca, più o meno attiva, di un lavoro, percentuale che sale al 76,1% tra i 20-24enni ed è pari al 68,8% tra i 25-29enni.

Più nel dettaglio, nel 2018 l’incidenza dei Neet  in Italia è pari al 24,8% tra i diplomati, al 22,7% tra chi ha al più un titolo secondario inferiore mentre scende al 20,2% tra i laureati: negli ultimi quattro anni alla ripresa economica si è affiancato un più deciso calo dell’incidenza di Neet tra i laureati (-6,2%), una diminuzione comunque significativa tra i diplomati (-3,5%) e una più contenuta tra i giovani con al più la scuola secondaria inferiore (-1,2%), ma come mostrano i dati Istat sono proprio i laureati e ancor più i diplomati a registrare nel 2018 un’incidenza di Neet ancora marcatamente superiore a quella del 2008.

Dopo oltre dieci anni di crisi, continuare a pensare che la situazione sia in grado di migliorare in via autonoma, senza investimenti e politiche dedicate, è assai ingenuo: i dati mostrano anzi che se il 23,4% dei giovani 15-29enni italiani ricade oggi nella condizione di Neet, tra i 20 e i 34 anni il dato è ancora più alto (28,9%) e di nuovo il peggiore d’Europa. Una realtà allarmante non solo per i giovani direttamente coinvolti, ai quali è negata la possibilità di costruirsi un futuro dignitoso all’interno del proprio Paese, ma anche per tutto il resto della popolazione, che non può contare sul contributo delle fasce d’età più giovani, spesso le più istruite e le più attente alle sfide poste dallo sviluppo sostenibile.