Mortalità in Toscana, nelle aree fragili e in quelle geotermiche: cosa sappiamo

Un’analisi delle disuguaglianze di salute presenti nella nostra Regione, con un focus sui territori geotermici spiegato da Daniela Nuvolone dell'Agenzia regionale di sanità

[8 Giugno 2018]

Come noto la popolazione italiana gode di una delle aspettative di vita più alte al mondo,in particolar modo in Toscana dove gli indicatori di mortalità e morbidità sono tra i più bassi del paese: secondo quanto riferito dall’assessore regionale alla Salute, Stefania Saccardi, infatti, la Toscana «è tra le cinque regioni italiane con la più alta speranza di vita alla nascita. Le stime 2016 registrano un’attesa di vita media a 85,6 anni per le donne e 81,2 per gli uomini».

Eppure anche all’interno della nostra regione permangono delle disomogeneità, recentemente indagate dall’Agenzia regionale di Sanità (Ars) all’interno del report Le disuguaglianze di salute in Toscana. Come si argomenta nel report, si tratta di disuguaglianze «che sono innanzitutto territoriali, ma che generalmente sono imputabili al basso livello d’istruzione e, in generale, ad un alto indice di deprivazione materiale».

Nel dettaglio, in Toscana «il tasso di mortalità mostra un trend in diminuzione con valori che sono passati da 1.185 decessi per 100.000 residenti registrato nel triennio 1998-2000 a 947,9 per 100.000 nel triennio 2011-2013», ma la «popolazione con alta deprivazione presenta tassi di mortalità molto più elevati rispetto ai meno deprivati. Seppur presente in entrambi i generi, la differenza – notano in Ars – è maggiore nel genere maschile».

Inoltre, per approfondire il quadro toscano, è utile notare la presenza – ampiamente diffusa anche a livello nazionale – delle cosiddette “aree interne”, ovvero “centri minori” che dispongono di importanti risorse ambientali e culturali, ma sono geograficamente distanti dai maggiori centri urbani e di offerta di servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità).

All’interno del gruppo delle aree interne, Irpet ha definito un metodo per l’individuazione di alcune aree definite “fragili”, 60 Comuni con aspetti peculiari dal punto di vista demografico, di salute e di accesso ai servizi: in queste aree «il tasso di mortalità tra i maschi è statisticamente superiore (+5,5%) rispetto alla media regionale, mentre per le femmine non si evidenzia nessuna differenza»; in tali contesti «tra gli uomini l’investimento in termini di politiche attive sarebbe da indirizzarsi prevalentemente alla prevenzione primaria. Questo – conclude Ars – potrebbe contribuire a ridurre del 61% le morti evitabili maschili e più di un terzo di quelle femminili».

Si tratta di osservazioni di carattere generale ma utili anche per approcciare un contesto particolare come quello dei Comuni geotermici toscani, che tra le “importanti risorse ambientali” a loro disposizione mostrano appunto la naturale presenza della geotermia, il cui impiego a fini industriali è iniziato per la prima volta al mondo proprio in Toscana ormai due secoli fa.

I possibili impatti della coltivazione geotermica sulla salute della popolazione residente nei Comuni dove sono presenti centrali geotermoelettriche sono, ormai da anni, costantemente indagati dalla Regione con il supporto degli enti di ricerca locali, e per quanto riguarda in particolare l’area amiatina gli ultimi due studi conclusi da Ars «non hanno fatto emergere problemi significativi» mentre un terzo – l’indagine epidemiologica InVetta – è ancora in corso e i risultati preliminari sono stati illustrati ad Arcidosso nelle scorse settimane.

Ma, più in generale, com’è cambiato nel tempo nell’andamento dei dati riferiti alla mortalità all’interno delle due aree geotermiche toscane, la nord (quella tradizionale) e la sud (amiatina)?

«Fin dal 2007 la direzione Ambiente ed energia della Regione Toscana – spiega Daniela Nuvolone dall’Agenzia regionale di sanità – si è dimostrata interessata a conoscere le possibili interconnessioni tra geotermia e salute ed ha commissionato ad Ars un preliminare studio basato essenzialmente sull’analisi di flussi informativi detenuti da quest’ultima. In questo primo approccio di studio, di tipo ecologico, l’idea è stata quella di confrontare lo stato di salute delle popolazioni residenti nei 16 comuni geotermici, 8 nell’area tradizionale ed 8 nell’area amiatina, con quello medio dei comuni della Toscana centro-meridionale. La scelta di questa popolazione di riferimento è motivata dall’idea di confrontare popolazioni più simili da un punto di vista sociale, economico e culturale, escludendo quindi le grandi aree urbane ed industriali toscane che hanno caratteristiche ben diverse dalle aree geotermiche».

Alla luce di queste considerazioni, nel complesso i dati di mortalità e di ospedalizzazione «hanno mostrato per le popolazioni residenti nell’area geotermica amiatina alcune debolezze nel profilo di salute, rispetto ai residenti nei comuni limitrofi».

I trend di mortalità generale e quelli per tumore sono riassunti nei grafici seguenti, descritti da Nuvolone durante il convegno Geo200 svoltosi al Cnr di Pisa.

Come spiega la ricercatrice Ars, i «tassi standardizzati di mortalità generale mostrano andamenti molto diversi tra le due aree: storicamente più alti nell’area amiatina, e soprattutto nei maschi; più bassi del riferimento toscano nell’area tradizionale», ma «l’eccesso di mortalità generale osservato nei maschi dell’area amiatina è andato via via riducendosi passando da un +10% agli inizi del 2000 ad un +4% nel periodo 2007-2013», mentre «nelle donne area sud nel periodo 2010-2012 l’eccesso è del +2% (e nei maschi nello stesso periodo è +6%)».

Anche «la mortalità e morbosità per tumori risulta in eccesso per i maschi dell’area amiatina (+15% negli ultimi anni), in particolare per tumore dello stomaco, del fegato e del polmone», aggiunge Nuvolone.

Per quanto riguarda invece i tassi di mortalità generale nell’area geotermica nord – dove storicamente i tassi di mortalità sono ancora più bassi rispetto alla media toscana, di per sé tra le migliori al mondo – nel periodo 2010-2012 si registra un’inversione di tendenza con un «+7% nei maschi e un -3% nelle donne» rispetto alla media toscana.

Questi sono i dati più recenti disponibili. «Il registro di mortalità regionale ad oggi è al 2014, abbiamo da poco ricevuto il 2015 – precisa Nuvolone – Non appena saranno disponibili i dati aggiungeremo un nuovo triennio 2013-2015».

Per quanto riguarda infine il ruolo della coltivazione geotermica, le ricerche finora concluse dagli enti preposti non mostrano evidenze di causalità con i tassi di mortalità riscontrati nelle popolazioni toscane più direttamente coinvolte, ma ulteriori indagini – come mostra l’attività di InVetta – sono ancora in corso.

È però possibile notare – anche in questo caso senza evidenze di causalità – come da una parte i tassi di mortalità nell’area geotermica toscana siano costantemente in calo dagli anni ’70, mentre la produzione di energia elettrica da geotermia sia costantemente in crescita.