Mite, il rigassificatore resterà nel porto di Piombino per 3 anni: il resto rimane un mistero

Ancora nessun accordo sulla Valutazione d’impatto ambientale, né sul futuro dell’infrastruttura pensata come “temporanea” ma poi acquistata definitivamente da Snam

[14 Luglio 2022]

Ieri si sono riuniti al ministero della Transizione ecologica (Mite) l’ad di Snam e il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che insieme al Governo hanno trovato un accordo sul destino a breve termine del rigassificatore atteso a Piombino.

Dopo la presentazione delle caratteristiche tecniche del progetto – ancora non rese pubbliche –, è stato «concordato che il rigassificatore verrà posto in opera presso la banchina il prima possibile e per un periodo non superiore a tre anni, in modo da garantire la sicurezza energetica nazionale a partire dal 2023. Nel contempo Snam identificherà un sito alternativo che ne consenta un utilizzo per un periodo più lungo».

Al contempo è stata decisa l’istituzione «di un tavolo di lavoro che coinvolga tutte le parti per monitorare l’andamento dei lavori e per concordare le istanze del territorio» segnalate da Giani con un memorandum in dieci punti, che spaziano dalla necessità di bonificare il Sin di Piombino a sconti in bolletta per i residenti.

Si tratta di un importante passo in avanti rispetto alla richiesta iniziale di Snam, che aveva avanzato una richiesta di concessione lunga 25 anni: in questo modo, la nave rigassificatrice – lunga 292,5 metri –  avrebbe occupato l’ormeggio presso la banchina est della darsena nord per un quarto di secolo, bloccando di fatto lo sviluppo del porto di Piombino.

Ma l’accordo individuato ieri al Mite non dice dove e per quanto tempo ancora verrà utilizzato il rigassificatore, trascorsi i primi tre anni a Piombino.

La città toscana è stata scelta in quanto vi è presente l’unico porto italiano in grado di rendere operativa la nave dalla primavera del 2023; qui basta realizzare tubazioni per 8 Km per raggiungere la rete Snam di distribuzione gas; un impianto gemello arriverà a Ravenna, ma non sarà pronto prima del terzo trimestre 2024.

Il problema di fondo resta sempre lo stesso: la necessità di sganciarci dalla dipendenza dal gas fossile, a partire da quello russo, il che significa sostituire al più presto almeno 29 mld mc di metano l’anno.

Nel giro di pochi mesi non è possibile farlo solo con le rinnovabili: anche installando 20 GW di impianti l’anno (oggi la media è circa 1 GW/anno) sostituiremmo annualmente “soltanto” 5 mld mc di gas, lo stesso quantitativo che è in grado di rigassificare la nave attesa a Piombino. Avremmo dovuto pensarci prima, dato che negli ultimi 7 anni le installazioni di rinnovabili sono andate sempre più a rilento; mantenendo il ritmo del triennio 2010-13, oggi avremmo già sostituito il 70% del gas russo, ma non è stato fatto. Soprattutto, ancora non abbiamo invertito la rotta: nei primi 4 mesi del 2022 sono stati installati solo 0,64 GW di nuovi impianti rinnovabili.

La sicurezza energetica nazionale impone dunque di aprire all’uso di nuovi rigassificatori, ma è impensabile che una “emergenza” duri 25 anni, soprattutto quando nel 2047 dovremo essere a un passo dalla carbon neutrality fissata per il 2050.

A marzo, il ministro Cingolani dichiarò alle Camere che Snam avrebbe acquistato una sola nave-rigassificatore e ne avrebbe poi noleggiata un’altra: in entrambi i casi «le unità galleggianti hanno il vantaggio che possono essere utilizzate finché servono e tolte in qualsiasi momento», sottolineò il ministro.

In realtà, Snam ha poi acquistato entrambe le navi, pagando 350 mln di dollari per quella diretta a Piombino e altri 400 per quella destinata a Ravenna. E adesso è intenzionata ad impiegarle per l’intera vita utile, ovvero 25 anni. Indipendentemente dalla localizzazione delle navi, questo non può essere uno scenario coerente con la transizione energetica richiesta dalla crisi climatica in corso. Soprattutto se si schierano commissari per accelerare l’installazione dei rigassificatori mentre le rinnovabili restano al palo.

Altro punto dirimente è la Valutazione d’impatto ambientale. Le forze ambientaliste hanno già chiesto che «il decreto legge n.50 del maggio 2022 (utilizzo di navi rigassificatrici) non venga convertito in legge e sia modificato affinché tali ipotesi progettuali siano obbligatoriamente sottoposte alle procedure Via-Vas», oggi escluse dal Governo per accelerare i tempi. Ma lo stesso Giani, intervenendo a fine giugno in Consiglio regionale, ha affermato che «come commissario mi sento garante dei cittadini, quindi finché io non ho assicurato le condizioni di sicurezza, di impatto ambientale e di rispetto della salute della popolazione nella città e nel porto di Piombino non firmo niente […] ho letto sulla stampa che il rigassificatore salterà la procedura di Via, ebbene, io vi assicuro che pretenderò doppia valutazione di impatto ambientale; vi dò davvero la mia parola: firmerò solo se avrò doppia Via (forse intendendo Via e Vas, ndr) e garanzie di sicurezza ambientale per la popolazione».

Di tutto questo, però, nell’accordo trovato ieri al Mite sembra non esserci ombra. E nel frattempo, come segnalato ieri dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) il mondo sta andando da tutt’altra parte: le rinnovabili oggi non sono solo le fonti energetiche più “pulite” ma anche le più economiche che abbiamo a disposizione.