La posizione di Coordinamento Free, Anev, Legambiente, Italia Solare, Kyoto Club

Mise, per il sottosegretario all’Energia ora serve una scelta coerente col Green new deal

Il mondo delle rinnovabili italiane chiede una figura con «storia e competenze tali da favorire una risposta adeguata alle sfide che aspettano l’Italia»

[10 Settembre 2019]

Con l’arrivo del nuovo Governo il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha cambiato volto, pur rimanendo in quota M5S: dopo Luigi Di Maio il nuovo ministro è l’ingegnere Stefano Patuanelli, che si è già insediato nel dicastero di via Veneto ma non ha ancora a disposizione una squadra di lavoro al completo. E tra le caselle principali che rimangono da definire spicca quella del sottosegretario con delega all’Energia, ruolo finora occupato con alterne fortune da un altro ingegnere pentastellato, Davide Crippa.

Abbiamo molto apprezzato la posizione del nuovo Governo sul Green new deal e l’attenzione in generale sulle tematiche ambientali – commentano oggi in una dichiarazione congiunta Coordinamento Free, Anev, Legambiente, Italia Solare, Kyoto Club – riteniamo quindi importante la scelta che verrà effettuata del sottosegretario del Mise con delega alle tematiche energetiche, per consentire una efficace traduzione di questa impostazione. Servono infatti politiche in grado di favorire la transizione energetica con politiche efficaci sul fronte dell’efficienza e delle rinnovabili, occorre irrobustire il sistema industriale italiano e garantire nuova occupazione. Auspichiamo quindi che la nomina consideri per la scelta della candidatura una storia e competenze tali da favorire una risposta adeguata alle sfide che aspettano l’Italia».

Il sottosegretario Crippa è stato finora in prima linea nel portare avanti la politica energetica del primo Governo Conte, che dopo un iniziale entusiasmo ha portato però a casa risultati largamente deludenti.  Nel giugno 2018 ad esempio Di Maio lanciò il cuore oltre l’ostacolo proponendo per le rinnovabili (a livello Ue) un «obiettivo vincolante pari al 35%», mentre un mese dopo guardando all’Italia spiegava che «raggiungere il 32% da fonti rinnovabili nei consumi finali significa che dobbiamo raddoppiare, in soli 10 anni, la produzione da rinnovabili». Il Piano integrato clima ed energia proposto dal Governo fissa però di un target ancora più basso, fermo al 30%, ed è toccato proprio a Crippa innestare a novembre la retromarcia in quanto «alzando fin da subito gli obiettivi al 32% rischieremmo di avere un gap di investimenti con una perdita di competitività rispetto ad altri paesi con obiettivi diversi». Una presa di posizione che ha suscitato delusione unanime nel mondo ambientalista: il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini la definì «una scelta contro l’ambiente, le imprese e i cittadini italiani. Non era questo il cambiamento promesso dai Cinque stelle».

Grandi frizioni hanno poi caratterizzato un altro provvedimento fondamentale avanzato dal governo, quel decreto Fer 1 dedicato a incentivare la produzione di elettricità da rinnovabili che per la prima volta ha cancellato il sostegno alla geotermia, una fonte impiegata per la prima volta al mondo in Italia oltre 200 anni fa e ancora oggi di primaria importanza nel Paese. Confrontandosi nel merito con l’Unione geotermica italiana Crippa riferì di avere percezione «di un mancato interesse allo sviluppo degli impianti da parte dei territori», che in massa stanno però dicendo il contrario (il movimento di cittadini Geotermia Sì conta oggi oltre 5mila adesioni); solo dopo molti mesi di manifestazioni sul territorio e pressing politico da parte della Regione Toscana e dei Comuni geotermici che vi si concentrano si è arrivati alla promessa di un tavolo tecnico – ad oggi fermo – per reinserire la geotermia all’interno del decreto Fer 2 in fase di elaborazione. Non è però ancora dato sapere se sarà il sottosegretario Crippa o il suo successore a portare avanti il confronto politico.