Gli ultimi 13 nei 3 mesi appena trascorsi. La Regione potenzia la sorveglianza sanitaria

Malati d’amianto, sono 1.864 i casi di mesotelioma maligno registrati in Toscana

Il 23,8% dei casi segnalato nella Provincia di Livorno, maglia nera. 30mila i lavoratori toscani esposti dagli anni '60

[3 Aprile 2017]

Si stima che siano circa 30mila i lavoratori toscani che dagli anni ’60 sono stati esposti ad amianto, materiale bandito oltre vent’anni fa grazie alla legge 257 del 1992 ma che ancora oggi continua a mietere vittime. Secondo i dati presentati oggi a Firenze dall’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi assieme a Elisabetta Chellini – direttore Epidemiologia dell’ambiente e del lavoro e responsabile Centro operativo toscano (Cor) dei tumori professionali di Ispo (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica) –, i casi di mesotelioma maligno registrati dal Cor dal 1988 al marzo 2017 tra i residenti in Toscana sono 1.864, dei quali 1.459 (78,3%) in uomini e 405 (21,7%) in donne.

Il mesotelioma maligno – ricordano al proposito dalla Regione – è un tumore molto raro e con una latenza media pari a 30-40 anni, considerato “evento sentinella” di pregresse esposizioni ad amianto. Si tratta di un tumore che «ha una pessima prognosi con una sopravvivenza mediana di 9 mesi». Secondo i dati raccolti dal Cor toscano (disponibili in allegato, ndr) la distribuzione geografica dei casi di mesotelioma maligno è maggiore laddove sono state più frequenti le esposizioni professionali ad amianto e laddove è più numerosa la popolazione: in cima alla lista spunta la Provincia di Livorno con 441 casi, il 23,8% (quasi un quarto) di tutti i mesoteliomi maligni registrati in Toscana al 2016 – mentre sono altri 13 quelli segnalati nei primi 3 mesi di questo 2017. Il 92,4% dei mesoteliomi maligni, sottolineano dal Cor, sono a sede pleurica da ricondurre alle modalità di esposizione a questo cancerogeno per via inalatoria.

«Il picco più alto di incidenza si è osservato nel 2010-2013 – evidenziano dal Centro operativo regionale mesoteliomi della Toscana – L’andamento nel suo complesso è in linea con quello atteso di mortalità per tumore pleurico stimato nei primi anni 2000 in relazione all’uso di amianto nel passato: allora per l’Italia era stato stimato il picco massimo nel 2015; in Toscana dai dati del Cor appare che il picco sia anticipato di due anni e già si sia in una fase calante ma occorre cautela in questa affermazione poiché devono ancora essere completate alcune verifiche di completezza della casistica del 2016, che ci auguriamo non spostino molto l’andamento in riduzione evidenziato».

La sorveglianza di questo tumore si rinnova a partire da oggi con maggior vigore: i soggetti che nel corso della loro vita professionale sono stati esposti ad amianto in maniera significativa potranno beneficiare di un programma di sorveglianza sanitaria a loro specificatamente rivolto, gratuitamente. La Regione Toscana, con delibera 396/2016, ha infatti stanziato allo scopo un finanziamento fino al 2018 pari a €1.134.000: nel documento allegato sono indicati gli ambulatori delle Asl dove sarà possibile usufruire della visita medica di prevenzione, con i relativi recapiti telefonici.

«La sorveglianza epidemiologica del mesotelioma maligno data la sua lunga latenza media (pari a 30-40 anni) continua ad essere importante nonostante siano ormai passati più di 20 anni dalla legge di bando dell’amianto (L.257/92) e le esposizioni ad amianto possano considerarsi residuali», osservano dal Cor.

Purtroppo lo stesso non è possibile dire per la presenza di amianto sul territorio, stimata (già nel 1999) dalla Regione in circa 2 milioni di tonnellate (per il 75% cemento-amianto e il restante 25% friabile). Una quantità enorme, che rimane fonte di pericolo per la cittadinanza, che necessita di essere sottoposta a bonifiche e dunque smaltita in sicurezza. Dove non è dato sapere, in quanto in Toscana persiste «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento», come testimonia anche l’ultimo Piano rifiuti e bonifiche (Prb) redatto dalla Regione. Una realtà comune a tutta Italia, come emerso da ultimo nel corso del convegno nazionale organizzato alla Camera dal Movimento 5 Stelle per i 25 anni della messa al bando dell’amianto nel nostro Paese: «Uno dei principali problemi è che mancano le discariche – ha spiegato per l’occasione Laura D’Aprile, dal ministero dell’Ambiente – A volte i monitoraggi non vengono effettuati perché poi nasce il problema di dove poter smaltire l’amianto».