Gli occupati nel comparto sono arrivati a 11 milioni (+6,8%), il 60% è in Asia

Mai così tanti posti di lavoro nel mondo per le energie rinnovabili, mentre in Italia calano

La Camera (Irena): «I governi stanno dando la priorità alle energie rinnovabili come motore di una crescita economica a basse emissioni di carbonio, riconoscendo le numerose opportunità occupazionali create dalla transizione»

[14 Giugno 2019]

La transizione da un modello economico basato sui combustibili fossili a un’economia incentrata sulle fonte rinnovabili è densa di possibilità non solo per l’ambiente, ma anche a livello occupazionale: nonostante nel 2018 – per la prima volta da vent’anni – i GW installati non siano cresciuti rispetto a quelli installati nel 2017, secondo l’ultimo report realizzato dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) nell’ultimo anno 700mila persone in più hanno trovato lavoro nel settore, con una crescita pari al +6,8%. Le energie rinnovabili hanno infatti dato un’occupazione a 11 milioni di persone nel mondo: è il dato più alto di sempre.

«Le energie rinnovabili – commenta il direttore generale dell’Irena, l’italiano Francesco La Camera – soddisfano tutti i principali pilastri dello sviluppo sostenibile: quello ambientale, economico e sociale. Al di là degli obiettivi climatici, i governi stanno dando la priorità alle energie rinnovabili come motore di una crescita economica a basse emissioni di carbonio riconoscendo le numerose opportunità occupazionali create dalla transizione».

In questo contesto è l’Asia che ad oggi vanta il numero maggiore di occupati nel settore delle energie rinnovabili, arrivando a toccare il 60% del totale; per quanto riguarda il solo comparto fotovoltaico – che assomma 1/3 di tutti gli occupati – addirittura nove posti di lavoro su dieci sono asiatici. Un vantaggio che va consolidandosi non solo in Cina (dove comunque vive il 39% degli occupati di settore), dato che Malesia, Thailandia e Vietnam sono stati i protagonisti dei maggiori incrementi nel mercato del lavoro delle rinnovabili a livello globale, lo scorso anno.

In Europa invece (dati 2017, gli ultimi disponibili) il settore delle rinnovabili sta garantendo 1,2 milioni di posti di lavoro, con la parte del leone coperta dalle biomasse solide (387mila occupati), dall’energia eolica (314mila) e dal fotovoltaico (96mila). La maggior parte di questi posti di lavoro si trova in Germania, cui seguono a ruota Gran Bretagna e Francia, prima di Spagna e Italia.

Un dato che rispecchia le difficoltà che le rinnovabili stanno vivendo nel nostro Paese ormai da anni. Come testimonia l’ultimo report elaborato da Legambiente in materia, nel 2018 dopo 12 anni di continua crescita delle fonti pulite nell’ultimo anno si è addirittura ridotto il loro contributo (grande idroelettrico escluso) alla produzione di energia elettrica nazionale, e i posti di lavoro sono calati a 80mila dai 125.400 raggiunti nel 2011. Eppure le potenzialità di crescita non mancano.

La Fondazione per lo sviluppo sostenibile guidata dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi stima che dalle energie rinnovabili potrebbe arrivare il maggior incremento di posti di lavoro nei settori della green economy da qui al 2025, con un incremento pari a +312.253 posti di lavoro. Per raggiungere questo obiettivo occorre però un’adeguata politica industriale a supporto, il che non significa solo incentivi ma anche la rimozione di tutte quelle barriere non tecnologiche – e normative in particolar modo – che frenano lo sviluppo delle energie pulite nel nostro Paese. Nel resto del mondo i posti di lavoro legati alle fonti rinnovabili continuano a crescere, ma se restiamo fermi rischiamo di perdere (anche) questo treno.