Macron: bisogna riformare il capitalismo e la globalizzazione o rischiamo una nuova guerra

Grande e legittima angoscia per la trasformazione digitale, ambientale ed ecologica

[12 Giugno 2019]

L’International labour organization (Ilo) festeggia il suo centenario e il 10 giugno ha aperto a Ginevra i lavori della 08esima International Labour Conference mettendo l’accento sulle profonde trasformazioni in corso nel mondo del lavoro. II direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder, ha sottolineato che «La sfida determinante di questa conferenza deriva dal fatto che il centenario dell’Ilo coincide con il processo di trasformazione del mondo del lavoro più profondo e più rivoluzionario mai visto dall’Organizzazione. Niente in questi cambiamenti mette in dubbio la pertinenza del mandato dell’Ilo né ne diminuisce l’importanza. E’ vero il contrario».

Alla conferenza, i cui lavori si protrarranno fino al 21 giugno,  partecipano migliaia di lavoratori, sindacalisti, delegati dei governi dei 187 Stati membri dell’Ilo e una quarantina di capi di Stato e di governo. A  occupare la scena è stato però il discorso del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron che, probabilmente scottato dalle proteste dei gilet gialli e dai risultati delle recenti elezioni europee, ha utilizzato il palcoscenico della Conferenza Ilo per denunciare le derive del capitalismo e proporsi come leder riformatore della globalizzazione liberista.

Macron ha ricordato che «Questi ultimi decenni sono segnati da una crisi profonda, economica, sociale, ambientale, politica e quindi di civiltà che ci impone di reagire». Per questo, da Ginevra il presudente francese ha lanciato un appello «a favore della riforma del capitalismo ma anche di quella della globalizzazione per riassorbire le ineguaglianze che alimentano gli estremismi», plaudendo a una «GlobalIzzazione più sociale per evitare una nuova guerra». Secondo Macron, «Se non stiamo attenti, come nel 1919 e nel 1944, siamo al confine di un tempo di guerra. E questa guerra è là, nelle nostre democrazie, è la profonda crisi che stiamo attraversando, Una crisi che potrebbe condurre a un conflitto».   train de traverser », a mis en garde M. Macron.

Poi il presidente liberale della Francia ha assunto i toni profetici di un socialista ottocentesco: «Tutti coloro che credono, saggiamente assisi, confortabilmente sazi, che non temeva per chi si agita si sono sbagliati, sono loro ad essersi risvegliati con delle persone che sembravano ineleggibili  e che vogliono uscire dall’Europa, , mentre loro pensavano che non sarebbe mai accaduto». Ogni riferimento alla neo-destra francese, italiana ed europea è voluto.

Per Macron, «In questo momento di inquietudine e di grande e legittima angoscia sulla trasformazione digitale e la trasformazione ambientale ed ecologica, possiamo decidere di essere dei sonnambuli, ma se vogliamo andare davvero avanti, bisogna prendere degli impegni forti».

Ed è qui che l’esponente del nuovo centro liberale dice che questo cambiamento «Passa per una critica delle derive del capitalismo che generano le crisi politiche all’interno delle stesse democrazie. La  crisi che viviamo può condurre anche alla disintegrazione delle democrazie, ne sono intimamente convinto», E macron nella sua critica si spinge oltre la timida socialdemocrazia che in Francia si è quasi estinta con il governo Hollande: <Questa economia di mercato nella quale viviamo è sempre meno sociale e più finanziaria. Come a dire che qualcosa non funziona più in questo capitalismo che conviene sempre più solo a qualcuno». E il presidente che in campagna elettorale si scontrava con i sindacati considerati relitti del passato ora dice di fonte alla conferenza mondiale dei sindacati: «Non voglio che si pensi che il tema dell’assestamento economico e del debito prevalga sui diritti sociali». La  critica del Macron che si butta a sinistra riguarda anche «L’altra faccia della globalizzazione che fa rima con la delocalizzazione, che a volte rimanda al degrado delle condizioni di vita [dei lavoratori], delle organizzazioni o del lavoro. Un contesto globale in cui la scoperta di un dumping sociale e ambientale ha scandito gli ultimi decenni. Questi ultimi decenni sono stati segnati da qualcosa che non è più il liberalismo e l’economia sociale di mercato ma che è stato per  40 anni l’invenzione di un modello neoliberista e di un capitalismo di accumulazione».

Macron, che fino a ieri sembrava il templare di un libero mercato “inevitabile”  temperato dal buon senso e dagli interessi della Francia, ha centrato il suo discorso a Ginevra sulla lotta contro le disuguaglianze e sul rafforzamento della cooperazione internazionale «Per una maggiore giustizia sociale. Dobbiamo reagire, mentre i cittadini si trovano di fronte a una situazione della quale  beneficiano solo alcuni. Mi aspetto molto dalla Dichiarazione del Centenario dell’Ilo. Penso che la responsabilità della nostra generazione non sia quella di aspettare una nuova guerra, ma di agire». Macron ha anche annunciato che la Francia «rifiuterà tutti gli accordi commerciali che promuovono il dumping sociale e ambientale. Non voglio più accordi commerciali internazionali che alimentino il dumping sociale e ambientale. Questo passa attraverso una lotta a livello europeo. Non voglio più in Europa nella quale si ritenga che il tema dell’assestamento economico e finanziario e del debito prevalga sui diritti sociali perché in questo momento alimentiamo gli estremismi, il dubbio e precisamente la disintegrazione di dello stesso progetto europeo».

Ora bisognerà vedere cosa ne penseranno politici come Salvini e Di Maio che (teoricamente) dovrebbero andare a nozze con queste ultime uscite di Macron. Ma il presidente francese avverte che il suo  non è sovranismo: »Gli sforzi per il futuro del lavoro non possono essere guidati da un singolo Paese ma da un ordine sociale europeo» e poi ha auspicato che «Il G7 organizzato a fine agosto a Biarritz inviti tutti i Paesi a dotarsi entro il 2030 di un sistema di protezione sociale per tutti». E per questo nuovo «ordine pubblico sociale», Parigi sostiene il salario minimo, c così ome la Francia difende a livello europeo, e la creazione di un «Fondo di impatto sociale e ambientale per il Gruppo dei 7 paesi industrializzati», Italia compresa.

Insomma, Macron non è certo diventato socialista: ha chiesto «Il ritorno a un’economia sociale di mercato nella quale tutti abbiano la loro parte» e ritiene che «Questa nuova globalizzazione, questo multilateralismo da inventare , debba essere soprattutto un multilateralismo dell’umanità, ma di responsabilità nell’impresa, nei nostri territori, in ciascuno dei nostri Paesi».

E l’esempio da seguire è quello di un’organizzazione internazionale come l’Ilo che quando la Seconda Guerra Mondiale non era ancora finita ha scelto di costituire un’alleanza internazionale per il lavoro. Macron, di fronte a un contesto mondiale incerto e al declino nazionalista, ha messo in guardia contro gli insuccessi del capitalismo che potrebbero alimentare gli estremismi e ha concluso: «Quando le persone non possono avere  la loro parte di progresso, possono essere attratte dall’autoritarismo, che dice:”La democrazia non ti protegge più dalle disuguaglianze di questo pazzo capitalismo. Facciamo muri, confini, usciamo da questo multilateralismo, è facile'”. Una situazione che alimenta gli estremismi che hanno fatto progressi nelle recenti elezioni europee».