Ugi a disposizione per fornire informazioni e dati scientifici, contro la diffidenza

L’Unione geotermica italiana chiede un incontro al ministro della Transizione ecologica

«Per molti anni la mancanza o esigua efficacia degli incentivi e una normativa ancora inadeguata hanno fortemente rallentato lo sviluppo delle tecnologie geotermiche in Italia»

[9 Marzo 2021]

Dati scientifici e un’informazione corretta per rilanciare la geotermia, il cui sviluppo in Italia procede tanto lentamente da destare particolare allarme anche in un contesto dove tutte le energie rinnovabili – frenate da procedure autorizzative elefantiache e contestazioni Nimby – avanzano a passo di lumaca. È questa in sintesi la proposta avanzata oggi dall’Unione geotermica italiana (Ugi) al neo-ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Tutto il Consiglio dell’Ugi, capitanato dalla presidente – e primo ricercatore al Cnr di Pisa – Adele Manzella, ha infatti inviato una lettera aperta al ministro augurandogli buon lavoro e chiedendogli «un primo incontro di approfondimento» sulla geotermia.

La richiesta parte da una semplice constatazione: sebbene la geotermia offra «soluzioni efficaci, sostenibili e resilienti al problema dell’approvvigionamento energetico, sia termico che elettrico», di fatto «per molti anni la mancanza o esigua efficacia degli incentivi e una normativa ancora inadeguata hanno fortemente rallentato lo sviluppo delle tecnologie geotermiche in Italia, mettendo in fuga le originali competenze della filiera industriale italiana, pregiudicando gli investimenti già previsti e limitando lo sviluppo di mercato e occupazionale».

Adesso però si apre per il Paese un’occasione fondamentale per provare a voltare pagina. L’Italia deve infatti aggiornare il proprio Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Ue al 2030 (-55% emissioni rispetto al 1990), e soprattutto è chiamata ad elaborare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per accedere ai circa 200 miliardi di euro previsti dal Next Generation Eu. In entrambi i documenti, ad oggi la presenza della geotermia è minimale se non assente: un errore che non ci possiamo permettere, per più motivi.

Qualche esempio? «Le sue caratteristiche di stabilità e continuità nell’erogazione rappresenta un elemento fondamentale per la programmazione del mix energetico rinnovabile», ricorda l’Ugi. Senza dimenticare che la geotermia vanta «tecnologie e attività nazionali tanto da poter parlare di “filiera italiana”, un termine difficilmente utilizzabile da altre tecnologie energetiche rinnovabili», tanto più in un contesto dove il disavanzo commerciale italiano nelle tecnologie low carbon è cresciuto del 60% solo nell’ultimo anno.

Al contempo la geotermia offre soluzioni efficaci e sostenibili sia sul fronte della produzione di energia elettrica e sia per il riscaldamento e raffrescamento degli ambienti, due settori che in Italia «sono ancora estremamente dipendenti dai combustibili fossili». Eppure alcune «disfunzioni» stanno non solo rallentando, ma per molti versi addirittura «impedendo lo sviluppo della geotermia» proprio nel Paese dove le tecnologie geotermiche sono nate oltre due secoli fa.

Si tratta di problemi purtroppo molto noti in Toscana, riassumibili in due grandi comparti: la «mancanza di incentivi efficaci» e la «mancanza di un regime normativo adeguato», mentre non a caso sulla geotermia aleggia da troppo tempo «un atteggiamento di scarsa attenzione o addirittura oppositivo sulle tecnologie geotermiche, che riteniamo possa essere imputabile ad una profonda diffidenza, alimentata da paure che la scarsa conoscenza di una materia così complessa alimenta e rinforza».

Sul fronte degli incentivi, per quanto riguarda gli usi termici della geotermia Ugi registra che ad oggi non ne esistono di efficaci «per promuovere i teleriscaldamenti e teleraffrescamenti in aree urbane», mentre il Superbonus al 110% per l’efficienza energetica potrebbe essere sì «un ottimo strumento incentivante» per le pompe di calore geotermiche (geoscambiatori) ma solo se potrà essere «utilizzato, anche in forma di garanzia, sul lungo periodo». Ma nel settore elettrico va ancora peggio: «L’esclusione discriminante della geotermia dal sistema di supporto destinato a finanziare fonti e tecnologie rinnovabili (decreto Fer 1) e la prolungata attesa del decreto Fer 2 hanno congelato il sostegno alle tecnologie geotermiche. Si apprende da notizie di stampa che, in ambito decreto Milleproroghe, per il biennio 2020-2022 non sono più disponibili gli incentivi per gli impianti geotermici pilota: se ciò fosse confermato, le tecnologie geotermiche, che già risultavano le meno incentivate tra le fonti rinnovabili, sarebbero le uniche tecnologie rinnovabili ad essere escluse da incentivazione in Italia. Un caso di fatto unico in Europa e nel mondo».

Per quanto riguarda invece il regime normativo, basti ricordare che il decreto per la progettazione e la realizzazione di geoscambiatori (il cosiddetto “Decreto posa-sonde”), in base al D.lgs. 28/2011 «doveva essere approvato entro tre mesi dall’entrata in vigore e tuttora insegue un iter incerto», mentre «l’iter autorizzativo per progetti che utilizzino risorse geotermiche di interesse nazionale e locale risulta così complesso e tortuoso da svilire totalmente i tempi formalmente previsti per legge».

«Queste lacune, a cui si aggiunge – sottolineano dall’Ugi – l’incertezza dovuta alle previste scadenze delle concessioni geotermiche per la produzione elettrica, non solo rallentano ma addirittura impediscono lo sviluppo tecnico e scientifico dell’utilizzazione sia elettrica che termica di una importante risorsa rinnovabile quale la geotermia». Tanto che nel settore elettrico «esse pregiudicano totalmente gli investimenti previsti per nuovi impianti (sia tecnologia a flash che a reiniezione totale) e per l’upgrading degli esistenti».

Per dare una svolta a questo sconsolante stato dell’arte l’Ugi si rivolge dunque al ministro Cingolani, un fisico di formazione votato all’innovazione e allergico alle ideologie, mettendosi «a disposizione» e in grado di portare «ulteriori informazioni e dati sugli argomenti qui richiamati, offrendo un contributo di idee ed esperienze al lavoro in corso per il perfezionamento del Pnrr e della politica energetica».