Riceviamo e pubblichiamo

Livorno, quali impianti per gestire rifiuti? L’economia circolare oltre la dimensione comunale

Per essere protagonisti “del Paese che verrà” occorre avere imprese della giusta dimensione, e soprattutto occorre abbandonare una volta per tutte ogni logica municipalistica

[11 Giugno 2021]

Bene leggere sulla stampa interventi di cittadini ed associazioni che hanno riaperto la discussione sull’opportunità di mantenere o meno in funzione il termovalorizzatore del Picchianti.

Meno bene che la discussione sia stata imperniata su una dimensione municipalistica, un dibattito che sembra rivolto al passato e attraversato anche dalla tentazione parte di alcuni soggetti di mettere sotto accusa solo alcuni degli ultimi mandati amministrativi, salvandone altri.

Ma non è questo il punto, dato che quando si parla di gestione rifiuti, non si può non parlare di economia circolare, e questo a maggior ragione in momento in cui inizia ad essere chiaro a tutti che la ripresa dello sviluppo economico, sia del nostro Paese che dell’Europa, sarà saldamente legata alla nostra capacità di innovare e di usare in modo efficiente le cosiddette “materie seconde”, le fonti energetiche rinnovabili e i carburanti alternativi.

Un percorso di cambiamento già avviato con il Green new deal e che continua adesso con le consistenti risorse aggiuntive del Next generation Eu, risorse che serviranno ad accompagnare nel loro percorso tutti quei settori produttivi che stanno investendo in innovazione e nella sostenibilità ambientale.

Perché allora non cercare di giocare da protagonisti nella più grande partita che riguarderà lo sviluppo dell’economia del nostro Paese? Tuttavia per essere protagonisti nello sviluppo dell’economia circolare occorre avere imprese della giusta dimensione, e soprattutto occorre abbandonare una volta per tutte ogni logica municipalistica.

Non a caso, nel corso nel proprio mandato la segreteria territoriale uscente del Partito democratico di Livorno –  di concerto con la segreteria regionale – ha sostenuto con forza la necessità di uscire da una dimensione comunale di gestione dei servizi pubblici locali ed approdare ad una scala territoriale adeguata, in modo da formare aggregazioni industriali capaci di offrire servizi di qualità con tariffe il più possibile contenute.

Seguendo questo percorso e questa logica siamo così riusciti a vedere la nascita del nuovo gestore unico dell’Ato Toscana Costa, Retiambiente spa, azienda che è il secondo operatore regionale nel settore della gestione integrata dei rifiuti, ha un piano industriale con l’obiettivo il 65% di recupero di materia al 2030, ed è in grado di offrire un servizio capace di coprire oltre 1,3 milioni di abitanti.

Un’azienda potenzialmente in grado di competere con i player più importanti del Paese, e che si affianca ad altre multiutility del calibro di A2A, Hera, Iren, Acea; aziende che, al pari dei Eni ed Enel, hanno già da tempo programmato forti investimenti in nuove tecnologie ed impianti, e la cui la parola d’ordine è diversificare, integrare e innovare.

Quello che c’è da chiedersi, dal momento che abbiamo già scelto di volere veramente giocare al pari degli altri “competitor”, è se sia davvero il caso rinunciare in partenza ad una o più delle tecnologie attualmente in uso, e questo a maggior ragione in un settore in perenne movimento e con continue innovazioni come quello dell’economia circolare. Quali  certezze abbiamo di poter  vincere la sfide che abbiamo davanti a noi rinunciando in partenza a qualcosa,  dato che ancora nessuno sa esattamente quali saranno le strade vincenti  in questo grande progetto “del Paese che verrà”?

Questo vale sia per il termovalorizzatore del Picchianti – che può essere oggetto di un ulteriore miglioramento   della qualità delle emissioni, e di interventi per  una progressiva integrazione con le esigenze del territorio (teleriscaldamento, valorizzazione energetica dei fanghi dei depuratori, ecc) – che per gli impianti per la produzione di biocarburanti o per la cattura e lo stoccaggio delle emissioni di anidride carbonica (Ccs), come può valere per gli impianti dedicati alla produzione dell’idrogeno.

Il futuro è a portata di mano così come non lo è mai stato, basta solo saper cogliere le giuste opportunità. Sta alla politica fare le scelte, valutando coerentemente le necessità di tutela dell’ambiente e le altrettante importanti necessità di salvaguardia e di sviluppo dell’occupazione del nostro territorio.

di Renato Gangemi, ex responsabile Ambiente – segreteria territoriale Pd Livorno