L’Italia si presenta alla Cop27 sul clima con nuove trivellazioni a caccia di gas fossile

Si compromettono ulteriormente gli obiettivi di decarbonizzazione nella speranza di ricavare appena 15 mld di metri cubi di gas in un decennio

[7 Novembre 2022]

Oggi il premier Giorgia Meloni è in Egitto, a stringere mani – in primis quelle dell’autocrate al Sisi – e spargere sorrisi per l’avvio della Cop27, la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici.

Tra poche ore ci sarà il suo intervento in sessione plenaria, ma non serviranno grandi parole per delineare quale sarà l’impegno del suo Governo per un’Italia climaticamente neutra. Ci ha già pensato approvando, alla terza riunione del Consiglio dei ministri, nuove trivellazioni di gas fossile.

Il Cdm ha infatti autorizzato la presentazione di un emendamento per la conversione in legge del decreto Aiuti ter, il cui testo non è ancora pubblicamente disponibile ma sul quale non sono mancate anticipazioni direttamente da parte del Governo.

Si prevede il rilascio di nuove concessioni minerarie (fino a 9 miglia dalla costa, in deroga all’attuale limite di 12) per quei siti con potenziale superiore a 500 mln di metri cubi di gas, da legarsi alla disponibilità dei concessionari di concedere parte di questo gas alle industrie energivore a prezzo calmierato.

Si parla del 75% dei volumi produttivi potenziali per i primi due anni (2023 e 2024) e del 50% per gli anni successivi al 2024 (fino a un massimo di dieci anni), da cedersi alle industrie energivore – tramite contratti stipulati col Gse – ad un prezzo compreso in una forchetta tra 50€ e 100€ per MWh; un prezzo molto conveniente rispetto ai picchi raggiunti quest’anno sul Ttf olandese, dove però – è bene ricordarlo – da anni i prezzi si aggiravano attorno a 15-25€ per MWh.

I margini di profitto per i concessionari, dunque, non dovrebbero mancare. Mentre restano scarsissimi i benefici per l’autonomia energetica del Paese. Il premier Meloni è inciampata in più di una gaffe nello stimare le nuove estrazioni di gas attese (parlando prima di migliaia di metri cubi, poi di milioni e infine di miliardi), mentre il ministro dell’Ambiente Fratin parla di «una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni».

Ossia una produzione molto minore di quella che potrebbe assicurare da solo il biometano, ovvero la stessa molecola del gas fossile ma prodotta a partire da rifiuti organici e residui agricoli. Si stima infatti che da questa fonte rinnovabile potremmo ottenere circa 10 mld di metri cubi di gas all’anno, aiutando al contempo a decarbonizzare l’economia italiana.

Tutto il contrario di quanto accadrà dando campo libero alle trivelle. Poco più di un anno fa anche l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), tracciando il percorso globale per arrivare ad azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 – e rispettare così l’Accordo di Parigi, contenendo il surriscaldamento del clima a +1,5°C – ha confermato che «oltre ai progetti già avviati nel 2021, nel nostro percorso non ci sono approvazioni per lo sviluppo di nuovi giacimenti di gas e di petrolio e non sono necessarie nuove miniere di carbone o ampliamenti delle miniere già in uso». Ovvero, tutti i combustibili fossili contenuti in nuovi giacimenti devono restare dove sono, nel sottosuolo.

Tanto più che in Italia lo stesso Governo stima la presenza di risorse fossili assai risicate rispetto ai fabbisogni del Paese, pari a oltre 70 miliardi di Sm3 di gas l’anno: si tratta di 39,8 miliardi di Sm3 di risorse certe (che potrebbero coprire circa 7 mesi di consumi), cui si aggiungono 44,4 mld Sm3 di risorse probabili e 26,7 di possibili, non cambiando granché il discorso.

Tant’è che proprio Meloni (e Salvini) nel 2016 si spese per il referendum che voleva fermare nuove trivellazioni in mare alla ricerca di idrocarburi: una volta al Governo ha cambiato idea, seguendo l’impostazione dell’ex ministro (e oggi consulente) Cingolani. E nel frattempo le energie rinnovabili, le uniche fonti in grado di lavorare al contempo per la decarbonizzazione, l’indipendenza energetica e l’abbassamento delle bollette, restano al palo.