L’Italia resta indietro nella corsa europea alle rinnovabili, mentre il gas fa impennare le bollette

«L’elettricità prodotta dalle centrali esistenti alimentate a gas fossile è tre volte più costosa rispetto a quella generata da nuovi impianti solari ed eolici»

[9 Dicembre 2021]

La crisi energetica in corso che sta facendo impennare le bollette italiane, legata per un 80% al prezzo del gas e per la rimanente parte a quello delle emissioni di CO2 sul mercato Ets, conferma i forti rischi economici e geopolitici di un’economia ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili (importati o meno).

«I prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia sono quasi triplicati nell’ultimo anno e la maggior parte di questo aumento è da attribuire all’impennata dei prezzi del gas», conferma oggi l’analisi pubblicata congiuntamente dai think tank Ember ed Ecco.

Al contempo, la soluzione sarebbe già a portata di mano con le rinnovabili, dato che «l’elettricità prodotta dalle centrali esistenti alimentate a gas fossile è tre volte più costosa rispetto a quella generata da nuovi impianti solari ed eolici onshore». Il problema è che le istallazioni di rinnovabili arrancano nel nostro Paese almeno dal 2014, bloccate dalle sindromi Nimby e soprattutto Nimto che punteggiano lo Stivale, a loro volta alimentate da una politica in crisi di fiducia e incapace di decidere le priorità dello sviluppo.

«Il Global electricity review 2020 di Ember ha rivelato che l’installazione in Italia di nuova capacità eolica e solare è stagnante e che la produzione di carbone in dismissione viene sostituita dal gas fossile. Dal 2015 al 2020, l’Italia ha installato meno di 2 GW di capacità eolica e 3 GW di capacità solare», documentano i think tank. Per raggiungere gli obiettivi europei al 2030, dovremmo invece installare circa 8 GW di impianti rinnovabili l’anno.

Una mancanza d’ambizione che risulta ancora più chiara confrontando i target del nostro Paese, dettagliati in un Piano nazionale energia e clima (Pniec) nato vecchio e ancora non aggiornato dal Governo Draghi, con quelli degli altri Stati membri dell’Ue.

«Austria, Danimarca, Germania, Portogallo, Spagna, Svezia e Paesi Bassi hanno l’obiettivo di coprire il 75% o più del loro consumo di elettricità con fonti rinnovabili entro il 2030. Secondo il Pniec, l’Italia punta solo al 55%», mentre il 38% dovrebbe arrivare dal gas, osservano Ember ed Ecco.

Appare dunque evidente che senza una rapida inversione di rotta sul ritmo delle installazioni di impianti rinnovabili, e un Pniec coerente con la strategia di decarbonizzazione europea, non solo l’Italia continuerebbe a eludere la crisi climatica in corso, ma si esporrebbe a crescenti crisi energetiche nel prossimo futuro.