Oltre 270mila manifestanti in piazza a Berlino. Scholz: «Fridays for future ci ha scosso»

L’Italia annuncia il decreto Clima, ma a farlo è la Germania: carbon tax e 54 miliardi di euro

La cancelliera Merkel parla di «compromesso», gli ambientalisti chiedono di più. Ma se realizzato il Klimaschutzprogramm permetterà di tagliare le emissioni tedesche del 55% al 2030

[20 Settembre 2019]

La Germania oggi è scesa in piazza per il clima: si contano manifestazioni in 575 città tedesche, alle quali hanno aderito centinaia di migliaia di giovani e meno giovani – 270mila solo a Berlino, altri 100mila ad Amburgo, 70mila a Colonia – per chiedere un’azione incisiva contro i cambiamenti climatici. È stato un Friday for future molto partecipato, non solo in vista del summit Onu sul clima che inizierà a New York nei prossimi giorni, o per lo sciopero globale in programma il 27 settembre al quale si sta preparando anche l’Italia. Oggi il Governo tedesco ha presentato i suoi Eckpunkte für das Klimaschutzprogramm 2030, ovvero i punti chiave del programma in difesa del clima con orizzonte decennale.

Se il ministero dell’Ambiente italiano ha avanzato in questi giorni un timido (sebbene con spunti positivi) decreto Clima che è stato subito stoppato per mancanza di coordinamento con gli altri dicasteri e una presunta carenza di fondi a copertura, il Governo tedesco ha prodotto un documento di 22 pagine per il quale – come dichiarato oggi in conferenza stampa la cancelliera Merkel – «ci siamo incontrati più e più volte per settimane», culminate in una trattativa di 19 ore filate che ha portato a un risultato di «compromesso». Una parola ripetuta più volte, a chiarire come l’azione climatica della Germania avrebbe potuto (e dovuto) essere ancora più ambiziosa, con la Merkel a sottolineare che la lotta al riscaldamento globale è una «questione vitale per l’umanità».

Una mancanza che gli ambientalisti non mancano di ribadire: «La grande coalizione non può proteggere il clima, Cdu e Spd mancano della responsabilità morale e del coraggio politico per garantire il nostro futuro – dichiara il leader della Greenpeace tedesca, Martin Kaiser – Anche dopo mesi di trattative, la cancelliera Merkel fornisce solo un insieme di pietre miliari e misure che sono in ritardo di miglia rispetto agli obblighi dell’Accordo sul clima di Parigi».

Vista dall’Italia però la bozza del Klimaschutzprogramm è più che apprezzabile, non fosse altro per il fatto che concorre all’obiettivo di un taglio delle emissioni tedesche di gas serra del 55% rispetto al 2030, in linea con le nuove ambizioni europee (mentre il Piano nazionale clima ed energia elaborato dall’Italia ipotizza un taglio di circa il 33%).

«Il movimento Fridays for future ci ha scosso tutti», ha dichiarato durante la conferenza stampa il ministro delle Finanze Olaf Scholz, chiarendo che per finanziare il Klimaschutzprogramm è prevista una spesa di «54 miliardi di euro» da qui al 2023 compreso, pari a oltre 13 miliardi di euro all’anno. Fondi che il Governo federale, che pure avrebbe spazi per investimenti ben più ampi dell’Italia, intende trovare rimanendo ostinatamente ancorato al pareggio di bilancio.

Tra le nuove voci d’entrata spicca finalmente una carbon tax, ovvero una tassa sulle emissioni di CO2 che dovrebbe però partire da livelli molto bassi, 10€ per ogni tonnellata nel 2021 a salire fino a 35€ nel 2025 (ad oggi nell’ambito dell’Eu Ets la CO2 viene già scambiata a circa 26€ per tonnellata); questo significa ad esempio che il prezzo alla pompa di diesel e benzina crescerà inizialmente di circa 3 cent al litro, per poi arrivare a +9-15 cent. Per non ripetere l’errore compiuto in Francia lo scorso anno dal presidente Macron, che ha acceso la miccia dei Gilet gialli annunciando l’introduzione di una sorta di carbon tax senza tener conto dei suoi riflessi sociali (un errore presente anche nella bozza del decreto Clima italiano), il Klimaschutzprogramm prevede misure specifiche per compensare gli effetti della carbon tax, come un calo delle bollette elettriche, maggiori sostegni per i pendolari ed incentivi all’acquisto di impianti di riscaldamento più efficienti.

In questo modo la Germania tenta non solo di tagliare le proprie emissioni climalteranti, ma di dare nuova linfa ad una crescita economica che comincia ad essere asfittica e rispondere ai nuovi orientamenti maturati all’interno del proprio elettorato: secondo i risultati del sondaggio diffuso dall’emittente Ard il 63% degli elettori tedeschi afferma che il Governo dovrebbe dare priorità alla protezione del clima rispetto alla crescita economica, mentre solo il 24% afferma che la crescita economica dovrebbe avere la priorità. «Ciò significa che dobbiamo agire e dimostrare che possiamo trovare le risposte giuste e intelligenti – commenta la cancelliera Merkel – con l’aiuto dell’innovazione e delle possibilità offerte dall’economia sociale di mercato».