Siglato un accordo con Acciaierie d’Italia per lo studio di fattibilità

L’ex Ilva punta a decarbonizzarsi con l’economia circolare, grazie al syngas di NextChem

Folgiero: «Tecnologia già cantierabile, può dare un grande contributo alla riconversione green dei siti industriali tradizionali»

[21 Ottobre 2021]

Dopo anni di tentennamenti, l’ex Ilva di Taranto potrebbe aver trovato un modo per tagliare le emissioni di CO2 legate alla produzione di acciaio, puntando su un’innovazione tecnologica tutta italiana: quella fornita da NextChem (controllata della multinazionale Maire Tecnimont) e basata sul riciclo chimico.

Il principale gruppo siderurgico italiano – ovvero Acciaierie d’Italia, partecipato da ArcelorMittal e Invitalia – ha infatti appena firmato un accordo con NextChem per uno studio di fattibilità sull’impiego nell’acciaieria di Taranto di gas circolare (syngas), ottenuto attraverso la tecnologia di riciclo chimico di NextChem.

Più nel dettaglio, la tecnologia “waste to chemicals” di NextChem prevede un sistema per la conversione chimica, mediante un processo di ossidazione parziale, delle molecole di idrogeno e di carbonio contenute nelle plastiche post consumo e altri materiali solidi secchi – in particolare plasmix e Css – in un gas di sintesi detto syngas, che è un prodotto chimico particolarmente pregiato. Il sistema utilizza come agente di reazione l’ossigeno puro, grazie al quale si genera un syngas libero da azoto e con un più alto potere calorifico. Una volta raffreddato, il syngas viene sottoposto a purificazione da contaminanti e può essere utilizzato come tale, per le sue qualità riducenti, all’interno di processi produttivi come quello siderurgico, in sostituzione del gas di sintesi prodotto dal metano o da derivati del carbone (come il polverino di carbone), abbattendo in questo modo le emissioni climalteranti generate, e con un costo inferiore.

«Contribuire alla transizione energetica è precisa responsabilità di ogni impresa. La tecnologia per il gas circolare di NextChem è di interesse per Acciaierie d’Italia perché, una volta verificata, va nella direzione della decarbonizzazione dei nostri impianti», dichiara l’ad di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli.

Del resto quella siderurgica è una delle principali industrie “hard to abate” con le quali siamo chiamati a confrontarci per far fronte alla crisi climatica, e questo vale in particolar modo per un player delle dimensioni dell’ex Ilva.

L’European steel association (Eurofer) ha già avanzato l’ambizione di ridurre le emissioni di CO2 legate alla produzione di acciaio in Europa del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2018 – o del 55% rispetto al 1990 – e di avvicinarsi alla carbon neutrality entro il 2050: la strada per raggiungere l’obiettivo passa in primis dall’innovazione, come mostra l’iniziativa di NextChem che si aggiunge a quella avanzata nei giorni scorsi da Iren per sostituire l’impiego del carbone in acciaieria con il polimero plastico riciclato Bluair.

«Siamo orgogliosi di collaborare con Acciaierie d’Italia per lo sviluppo di un progetto che può offrire una soluzione concreta per la decarbonizzazione del ciclo produttivo e di lavorazione dell’acciaio. La tecnologia di NextChem, già cantierabile – sottolinea l’ad della società, Pierroberto Folgiero – può dare un grande contributo alla riconversione green dei siti industriali tradizionali».

Una tecnologia che la scorsa settimana è stata presentata in dettaglio da NextChem insieme alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Proprio in Toscana, peraltro, c’è un altro polo siderurgico in attesa di trovare la sua strada (sostenibile) verso la ripresa: quello di Piombino. Chissà che la collaborazione tra NextChem con l’ex Ilva di Taranto non possa essere d’esempio.

L. A.