L’eolico in Mugello e il coraggio che serve alla politica sulle rinnovabili

Mentre il soprintendente Pessina annuncia ricorso contro il via libera alle pale eoliche, cresce la solidarietà verso l’assessora Monni attaccata da Sgarbi

[15 Febbraio 2022]

Dopo un iter autorizzativo lungo 3 anni, 8 sedute per un’inchiesta pubblica e altrettante per la Conferenza dei servizi – che ha coinvolto 56 enti –, non è ancora scritta la parola fine sull’impianto eolico denominato Monte Giogo di Villore, che dovrebbe sorgere in Mugello.

A valle del Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur), che si è chiuso nei giorni scorsi con esito positivo, il soprintendente fiorentino Andrea Pessina ha annunciato ricorso al Mibact contro la decisione della Regione Toscana, dopo aver già manifestato parere negativo in sede di Conferenza dei servizi: «Con le pale eoliche, a perdere sarebbe certamente il paesaggio», dichiara oggi Pessina sulle colonne del quotidiano locale La Nazione, rimettendo così la decisione finale al presidente Draghi.

«Il pianeta sta morendo di fossili e c’è chi, pensando di salvare il paesaggio, in realtà lo condanna a subire le ferite dei cambiamenti climatici», commentano Cittadini per l’Italia rinnovabile, che annoverano tra le loro fila esponenti di Fridays for future, il vicepresidente del Kyoto club Francesco Ferrante o il vicepresidente di Legambiente nazionale, Edoardo Zanchini: «Una battaglia, quella di tante soprintenze, fuori dal tempo e piena di incongruenze. Nei centri storici nessuno dice niente su parabole e antenne, ma guai a mettere un pannello fotovoltaico».

Eppure, tant’è: dovrà scomodarsi il premier per autorizzare (o meno) la costruzione delle 7 pale eoliche che dovrebbero sorgere tra i Comuni di Vicchio e Dicomano, per una potenza totale di 29,6 MW in grado di generare 80 GWh di energia elettrica all’anno, quanto basta per dare elettricità a 100mila persone.

«Questa scelta è coerente con i Piani europei, con quelli nazionali e con lo spirito del Pnrr, che sostiene l’abbandono delle fonti fossili a favore delle energie rinnovabili. Inoltre contribuirà a tagliare le emissioni di CO2 di circa 40 mila tonnellate l’anno», motiva l’assessora all’Ambiente Monia Monni, che nei giorni scorsi è stata presa a male parole da Vittorio Sgarbi proprio per il via libera al parco eolico mugellano. Un’aggressione verbale che l’assessora ha scelto elegantemente di ignorare, ma che le è valsa un’ampia solidarietà da parte non solo del mondo politico ma anche ambientalista.

«Questi 80 GWh ci servono come l’aria per tutelare davvero il paesaggio dai terribili danni che subirà a causa della crisi climatica – argomentano nel merito i Cittadini per l’Italia rinnovabile –  Bene fa Sgarbi a ricordare che la salvaguardia dell’ambiente e l’interesse delle future generazioni sono stati inseriti in Costituzione. E cosa dobbiamo fare oggi per salvaguardare l’ambiente e i diritti delle future generazioni?  Lo dicono tutti gli scienziati, lo dice l’Onu, lo dice l’Ue: fare la transizione energetica alle energie rinnovabili. Quel paesaggio che Sgarbi dice di voler tutelare, nella sua visione retriva che ci riporta ai quadri naturali della legge Bottai del ’39, non sarà comunque più lo stesso: se non faremo la transizione, gli ecosistemi che rendono splendido il Mugello, e che comunque non verrebbero intaccati dal progetto eolico di Monte Giogo di Villore, non saranno invece preservati in un mondo a +3°C».

Anche perché in Toscana, solo negli ultimi cinquant’anni, il clima si è già surriscaldato di +1,2°C. Una realtà che i Comuni di Vicchio e Dicomano, direttamente interessati dal progetto impiantistico, sembrano aver capito meglio di tanti contestatori.

«La transizione energetica si fa con scelte, con progetti, puntando sulle energie rinnovabili. E questo significa anche contribuire nel contrasto ai cambiamenti climatici, guardare al domani. Stiamo assistendo ad aumenti vertiginosi, e insostenibili, per luce e gas. Contro il caro energia servono alternative. Le energie rinnovabili, come l’eolico, sono un’alternativa concreta per invertire la tendenza: meno CO2, più energia ma meno cara e più pulita per cittadini ed imprese», spiega il sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa.

Sulla stessa linea il primo cittadino di Dicomano, Stefano Passiatore: «Sotto il profilo tecnico, come emerge dall’atto regionale, l’impianto non mette a rischio l’ecosistema dell’Appennino. C’è stato un confronto serio e approfondito in tutto l’iter della Conferenza dei Servizi, nella quale abbiamo chiesto precise garanzie, riguardo alla tutela ambientale ma anche nei confronti dei cittadini. Se il climate change è una priorità occorre fare delle scelte, con i ‘No’ i problemi non si risolvono. E questa è una scelta coraggiosa, che punta sulle energie rinnovabili, un investimento green».

Comunque vada a finire in Mugello, proprio la necessità di coraggio politico sugli investimenti verdi – oltre alla necessità di rivedere e snellire l’iter di permitting impiantistico – è il dato che più salta all’occhio nell’intera vicenda.

Basti pensare che in Italia sono state presentate a fine 2021 (ma non ancora autorizzate) richieste per realizzare impianti solari e fotovoltaici pari ad un totale di circa 150 GW, e basterebbe realizzarne la metà per raggiungere gli obiettivi Ue sull’elettricità rinnovabile al 2030, con un risparmio annuale per la bolletta italiana di circa 50 mld di euro, senza dimenticare i vantaggi per clima e qualità dell’aria che respiriamo.

Perché questi impianti sono fermi? Secondo Legambiente a causa di «normative obsolete, la lentezza nel rilascio delle autorizzazioni, la discrezionalità nelle procedure di Valutazione di impatto ambientale, blocchi da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro a cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni. E la poca chiarezza è anche causa delle opposizioni dei territori che devono districarsi tra regole confuse e contraddittorie». Contribuendo così a generare quelle sindromi Nimby dietro le quali troppo spesso si nasconde la politica, con la sua strenua rincorsa al consenso a breve termine e (dunque) l’incapacità a sopportare qualsivoglia dissenso.

Nel merito è utile ricordare che anche l’articolata inchiesta pubblica che si è svolta per il progetto eolico in Mugello ha offerto sì un’occasione fondamentale di informazione e confronto con la cittadinanza, ma i contrari all’impianto sono rimasti tali. Bene dunque puntare sulla partecipazione, ma senza coraggio politico la transizione ecologica resta sulla carta: un dato da tenere sempre ben presente quando arriva la chiamata alle urne, a proposito di consenso.