L’economia della cultura sull’Amiata riparte dalla Rocca Aldobrandesca di Arcidosso

Marini: «La Rocca vuole diventare presidio nello spirito della Convenzione Unesco per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale e della promozione del dialogo tra culture»

[21 Giugno 2018]

Come mostra il nuovo rapporto di Symbola e Unioncamere presentato oggi a Roma alla presenza del ministro Bonisoli, il ruolo della cultura nell’economia italiana è molto importante e continua a crescere: il sistema produttivo culturale e creativo produce oltre 92 miliardi di euro in valore aggiunto e ne muove in totale 255,5, garantendo così 1.520.000 di posti di lavoro (dati 2017). Per questo è di particolare importanza, e non solo per il territorio locale, che la millenaria Rocca Aldobrandesca che domina il Comune di Arcidosso si sia trasformata nei giorni scorsi in un campo base per far conoscere i Patrimoni immateriali Unesco.

L’evento è stato organizzato dal Comune amiatino con il CoSviG (Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche) e la rivista dei territori Energeo Magazine, con la coordinazione della Fondazione Santagata per l’economia della cultura, il sostegno della presidenza del Consiglio regionale della Toscana e il patrocinio della Commissione nazionale italiana (Cni) Unesco.

La giornata di studio ha rappresentato un apprezzato momento di riflessione e laboratorio di idee sul valore culturale, sociale ed economico del patrimonio culturale tradizionale, con riferimento specifico alla Convenzione Unesco del 2003: il ministero dei Beni culturali e la stessa Cni Unesco hanno espresso il proprio apprezzamento per il workshop arcidossino, quale momento importante di diffusione di conoscenza e di promozione del dialogo interculturale. Queste espressioni culturali rappresentano, infatti, un patrimonio, spesso nascosto, che da un lato necessita di essere salvaguardato e dall’altro costituisce una risorsa di valore culturale fondamentale per la società contemporanea, facendo da apripista a nuove strategie per promuovere l’economia della cultura.

Il territorio dell’Amiata è assai idoneo per affrontare tali tematiche, rappresentando un perfetto connubio di emozioni e giuste atmosfere che rende speciale il luogo per storia millenaria, tradizioni popolari, feste  e sapori  che si legano alla cultura del castagno che rappresenta il fil rouge della civiltà dell’area amiatina; senza dimenticare le tante tappe della memoria, localizzate nel piccolo Museo del castello, per ricordare David Lazzaretti, straordinario e misterioso personaggio, ucciso il 18 agosto 1978 nel corso di una processione pacifica che mosse da Monte Labro e si interruppe tragicamente alle porte di Arcidosso.

Come ha spiegato il sindaco Jacopo Marini nel suo discorso d’apertura, ancora oggi qui «convivono, grazie al magnetismo del Monte Labro da un lato e alla sacralità dell’Amiata dall’altro, religioni, fedi, filosofie diverse ma accomunate dallo stesso ardore e ciascuna coi suoi segni distintivi: la grande croce di ferro primonovecentesca che svetta sulla cima della montagna, la torre di pietra lunare di David a Monte Labro, il Gompa multicolore della filosofia tibetana di Merigar. Dentro il magico cerchio dell’Amiata e delle sue colline e dei contrafforti, dentro il Monte Labro che fu, forse, anche sacro agli Etruschi, è racchiuso l’uomo, la sua spiritualità, la sua eterna tensione all’infinito. La Rocca, dunque, contenitore simbolico e sintetico di tutto questo, dei segni e delle immagini di una storia complessa di un popolo con credenze radicate e modi di vita e usi che lo identificano, col suo folklore, i dialetti, le tradizioni, oggi vuole diventare presidio nello spirito della Convenzione Unesco per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale e della promozione del dialogo tra culture».

Il successivo incontro, moderato dal giornalista Rai Marco Hagge, coordinatore della rubrica «Bellitalia», ha rappresentato non a caso il prologo della manifestazione «Amiata folk festival: Il calore della terra», racconto orale e di danze etniche, che prevede, tra il 6 e l’8 luglio prossimi, laboratori, spettacoli e concerti con alcuni massimi esponenti della musica popolare. Nel corso del dibattito sono stati, soprattutto, indicati nuovi percorsi che portino a considerare le comunità locali non più come riceventi passivi di interventi dall’alto, ma in grado di creare processi di mobilizzazione dal basso basati sul coinvolgimento attivo della popolazione.

Da parte del governo Luisa Montevecchi, responsabile dell’ufficio Unesco del ministero dei Beni culturali, ha sottolineato che «la Convenzione Unesco del 2003 appare come uno strumento innovativo per il riconoscimento delle identità culturali di comunità, gruppi ed individui detentori e praticanti quale patrimonio delle intere società: la trasmissione di tale eredità culturale è prerogativa fondamentale per rendere le società maggiormente inclusive ed interagenti anche con le nuove generazioni. Lo Stato, e nel caso specifico della rappresentatività del Ministero di cui sono portavoce, è chiamato ad indirizzare e coordinare le comunità, le istituzioni locali e regionali e i diversi portatori di interesse affinché possano essere messe in atto le azioni previste dalla Convenzione e dalle sue direttive operative. L’ufficio Unesco – ha concluso Montevecchi – pertanto svolge nella più ampia disponibilità attività di informazione e di orientamento e di coordinamento tecnico sia nelle fasi di avvio di tali percorsi che nella gestione dei patrimoni eventualmente riconosciuti dall’Unesco».

L. A.