L’economia circolare europea è ancora nella sua infanzia
Quarto rapporto Eea: occorre una migliore integrazione con bio-economia e clima
[1 Ottobre 2019]
L’utilizzo circolare dei materiali può ridurre al minimo i rifiuti e l’estrazione delle risorse, migliorare l’efficienza delle risorse, ridurre le emissioni di gas serra e contribuire alla conservazione della biodiversità. Ma secondo il rapporto “Paving the way for a circular economy: insights on status and potentials” pubblicato oggi dall’European environment agency (Eea) «le iniziative di economia circolare in Europa sono ancora in una fase iniziale e trarrebbero beneficio da maggiori investimenti nel potenziamento delle innovazioni promettenti e nel monitoraggio dei progressi verso la circolarità».
Si tratta del quarto rapporto Eea sull’economia circolare. I tre rapporti precedenti erano: The circular economy and the bioeconomy — Partners in sustainability; Circular economy in Europe – Developing the knowledge base e Circular by design – Products in the circular economy. Paving the way for a circular economy fa il punto sulle iniziative per la creazione di un’economia circolare che riduca l’uso delle risorse naturali e riduca al minimo le emissioni e i rifiuti dannosi.
All’Eea sottolineano che «le aziende europee stanno adottando sempre più modelli di business circolari, focalizzati principalmente sull’efficienza operativa e sulla riduzione degli sprechi. Il passaggio da modelli di business basati su prodotti a servizi è un altro sviluppo promettente. I maggiori ostacoli alla maggiore diffusione di tali modelli sembrano essere la cultura aziendale, i fattori di mercato e la complessità del sistema».
Indagini Eea indicano che 21 dei 32 Paesi membri aderenti all’Eea supportano già iniziative di economia circolare. I Paesi utilizzano strumenti normativi e basati sul mercato soprattutto per il riciclo, il recupero energetico e la gestione dei rifiuti, mentre l’eco-design, il consumo e il riutilizzo sono in genere attuati attraverso strumenti politici più morbidi come campagne informative e di etichettatura.
Il nuovo rapporto rileva inoltre che il monitoraggio dei progressi nell’economia circolare richiede ulteriori investimenti. «Molti dati pertinenti – ad esempio, sulla fase di produzione e consumo dei cicli di vita dei prodotti – non sono disponibili nei sistemi di informazione consolidati, comprese le statistiche nazionali».
Inoltre, Paving the way for a circular economy sottolinea che «le politiche e le iniziative dell’economia circolare richiedono una migliore integrazione con le politiche sulla bioeconomia e sul clima».