Il punto dagli ambasciatori italiani del Patto per il clima europeo

Le Comunità energetiche italiane, tra interesse dei cittadini e “smarrimento” delle istituzioni

«La partecipazione attiva dei cittadini dovrebbe essere per il legislatore un punto nodale su cui fondare la transizione energetica»

[15 Giugno 2022]

Il recente incontro online su “Le Comunità energetiche” (Cer), organizzato e fortemente voluto da Silvia Beccari, ambasciatrice europea per il patto climatico, ha fatto emergere il forte interesse e la volontà dei cittadini di aprire nuove strade verso l’indipendenza da fonti energetiche tradizionali, per percorre cammini innovativi e meno dannosi per l’ambiente.

A fronte di un crescente interesse verso questa forma di partecipazione attiva si deve riscontrare, però, uno “smarrimento” delle istituzioni, sia locali che regionali, che latitano e non comprendono che non si può procrastinare ulteriormente una scelta che porta verso benefici ambientali, economici e sociali per la comunità in cui si realizza il progetto.

La partecipazione attiva dei cittadini dovrebbe essere per il legislatore un punto nodale su cui fondare la transizione energetica, basandosi su un crescente processo di decentralizzazione della produzione elettrica e sull’aumento della flessibilità per l’intero sistema.

Le Cer rappresentano certamente un soggetto nuovo per i mercati energetici, attento alle peculiarità locali e con una finalità evidentemente diversa da quella del lucro.

Nell’incontro, Silvia Beccari ha illustrato nello specifico il caso del territorio dell’area vestina in Abruzzo e di come sarebbe possibile trasformare il problema riguardante lo smaltimento delle ramaglie da potature, per gli agricoltori dell’area delle provincie di Pescara e Chieti – zona fortemente vocata alla coltivazione dell’ulivo – utilizzando il materiale come risorsa e non come scarto, per alimentare un processo di produzione di energia sia elettrica che di calore.

Grazie alla tecnologia descritta da Valerio Manelfi e Francesco Pelagalli, rispettivamente co-fondatore e sviluppatore dell’azienda Reset di Rieti, con l’utilizzo di bricchetti composti da biomasse organiche di scarto (sfalci, ramaglie e potature) è possibile alimentare l’impianto SyngaSmart, attivando così un ciclo virtuoso di economia circolare con abbattimento delle emissioni di CO2 grazie all’autoproduzione energetica ed al sequestro di carbonio realizzato con la produzione di biochar, sottoprodotto solido del processo di gassificazione.

Durante l’incontro è stato presentato inoltre il caso studio dell’Isola d’Elba da Beatrice Lori,  cittadina elbana e neolaureata del corso magistrale in Green economy and sustainability dell’Università di Ferrara.

L’economia dell’Isola si basa essenzialmente sul turismo, settore che richiede ingenti quantità di ogni tipo di risorse: acqua, cibo ed energia sono solo alcuni esempi. Queste risorse, ad oggi, vengono importate prevalentemente dal “continente”, creando un forte impatto negativo sull’ambiente.

In risposta alla volontà di ridurre tale impatto, nel 2012 è stato redatto un Piano d’azione per l’energia sostenibile (Paes) all’Isola d’Elba – primo passo verso una possibile Comunità energetica rinnovabile –, firmato da tutti i sindaci degli allora 8 comuni dell’Elba, con la partecipazione della Provincia di Livorno.

Il progetto si proponeva di rendere l’Elba la prima isola del mediterraneo a zero emissioni. Il Paes è un documento estremamente preciso e dettagliato in cui sono stati individuati degli “assi di intervento”, tra cui il miglioramento dell’efficienza energetica e il sostentamento da fonti rinnovabili. Ogni Comune ha dichiarato gli obiettivi e le strategie per mettere in pratica tutte le “azioni” dichiarate, ma effettivamente ad oggi non sono mai stati pubblicati i “rapporti di monitoraggio” biennali che avrebbero dovuto riportare il grado di avanzamento e realizzazione del Piano.

Ecco che questo caso studio rappresenta uno dei tanti esempi di “smarrimento” delle istituzioni che, seppur avendo in teoria alternative e progetti estremamente validi, il passaggio alla fase di implementazione pratica risulta sempre difficoltoso o inesistente.

In conclusione l’intervento di Gianfranco Franz, docente di Politiche della sostenibilità e sviluppo locale presso l’Università di Ferrara, che ha sottolineato l’importanza della svolta verso una vita sostenibile, mettendo in evidenza come i cittadini e le comunità siano un tassello molto rilevante per poter avviare un cambiamento. Citando il suo libro appena uscito L’umanità a un bivio. Il dilemma della sostenibilità a trent’anni da Rio de Janeiro, ha detto che «ora, siamo a un bivio e, per salvare noi stessi e il pianeta, dobbiamo imboccare in tempo utile la via della riappacificazione, “ecologizzando”, per prima cosa, linguaggio e pensiero».

di Silvia Beccari e Beatrice Lori, per greenreport.it