Le banche che puntano sulla transizione green faranno un +25-30% di utili

Le banche che ritardano o adottano un approccio passivo vedranno erodere i loro profitti del 10 – 20%

[28 Giugno 2022]

Secondo un nuovo studio pubblicato da  Bain & Company, «Le banche di tutto il mondo stanno accelerando la transizione green, consapevoli del loro ruolo fondamentale nel limitare il riscaldamento globale. Ad oggi, più di 160 banche nel mondo, che pesano per il 40% circa degli asset bancari globali, si sono impegnate ad avere un portafoglio di investimenti a zero emissioni entro il 2050».

Lo slancio è quindi positivo ma Bain & Company evidenzia che «Su questo percorso, le banche si trovano ad affrontare grandi sfide strategiche e, fra queste, è urgente la necessità di monitorare in modo più accurato e granulare le emissioni relative ai propri portafogli e prestiti, attività che rappresentano almeno il 95% della carbon footprint complessiva di una banca».

Rocco D’Acunto, senior partner e global expert of ESG in financial services di Bain & Company, spiega che «Il compito critico di misurare queste emissioni è fondamentale per definire un approccio strategico di lungo termine. Le realtà che affronteranno questa sfida con decisione – le “banche pioniere” – vedranno crescere i propri utili del 25-30%. Al contrario, gli istituti che ritardano o adottano un approccio passivo, legato semplicemente al rispetto dei requisiti normativi, vedranno erodere i profitti di una percentuale compresa tra il 10% e il 20%».

Per questo, le banche dovrebbero investire in un sistema di misurazione delle emissioni per aiutare i loro clienti a prendere decisioni strategiche verso la transizione sostenibile. Dalllo studio emerge che «Muovendosi rapidamente, le banche “pioniere” riusciranno a spostare una percentuale molto maggiore dei loro portafogli verso asset e ricavi verdi, fino all’85% entro il 2050. A loro volta, il costo del credito e del funding saranno di gran lunga inferiori a quelli dei competitor più lenti, che, per la loro maggiore esposizione a settori e a progetti meno innovativi, saranno sempre più penalizzati dal rischio di transizione, dai mercati e dagli investitori».

D’Acunto sottolinea che «In Italia prevediamo, come conseguenza dell’elevata frammentazione del tessuto produttivo e la minor capacità delle PMI di affrontare cambiamenti strutturali del ciclo produttivo, un’ancora maggiore polarizzazione delle performance delle istituzioni finanziarie. Le banche che saranno in grado di affiancare sin da subito la propria clientela PMI e le filiere produttive nella transizione conquisteranno un beneficio strutturale di lungo termine, sia in termini di maggiori ricavi sia di minor costo del credito. Le banche meno attive subiranno un processo progressivo di adverse selection sul loro portafoglio di impieghi e un deterioramento strutturale del proprio costo del credito».

Carlo Farina, associate partner di Bain & Company, conclude: «Per cogliere questo potenziale, le banche dovranno adottare rapidamente un orizzonte di lungo termine con una strategia flessibile, implementare un approccio più granulare alla misurazione e alla tracciabilità delle emissioni, rivedere il modello di offerta