Le auto elettriche stanno iniziando a correre, anche in Italia

Eurac: anche i costi stanno scendendo, i prezzi delle batterie sono calati dell’85% dal 2011 a oggi

[27 Agosto 2021]

Le auto elettriche sono tutt’altro che una novità: il primo veicolo con motore elettrico è stato inventato in Scozia nel 1832, ovvero un terzo di secolo prima che arrivasse il motore a scoppio, e ancora nel 1900 il 38% delle auto in circolazione negli Usa era alimentato dall’elettricità. Poi il mercato prese un’altra strada.

Furono i costi stracciati del petrolio e delle catene di montaggio di Ford a invertire, la rotta negli anni trenta del secolo scorso, ma adesso il ritorno al futuro avanza con passo sempre più rapido.

Come mostra il nuovo dossier curato dal centro di ricerca Eurac, la «svolta definitiva» in questa direzione sarebbe già in atto. In Norvegia le auto elettriche superano già il 50% nelle nuove vendite, ma anche nel nostro Paese – ancora molto indietro nella corsa alla mobilità elettrica – c’è aria di cambiamento. «Solo tra il 2019 e il 2020 la percentuale delle auto elettriche a batteria sul totale di tutte le auto immatricolate in Italia è passato dallo 0,6 al 2,3%, circa quattro volte tanto», spiegano da Eurac.

Del resto l’orizzonte è già segnato: a luglio la Commissione europea ha proposto di vietare la vendita di auto a benzina e diesel a partire dal 2035, ma la sfida sta già nell’anticipare l’inevitabile cambiamento, in modo da guidarlo anziché subirlo. Un processo particolarmente importante per il nostro comparto industriale, dove l’automotive incide in maniera assai rilevante.

«Tesla è stata la prima azienda a intuire che le auto elettriche per avere successo devono essere belle e potenti e, soprattutto, che la svolta ambientalista deve essere abbinata all’interesse del mercato, altrimenti è circoscritta all’idealismo di una minoranza – osserva Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili di Eurac research e coautore del dossier – Oggi, apparentemente all’improvviso, ma in realtà dopo anni di attente valutazioni economiche, anche le grandi aziende prima diffidenti sembrano valutare i rischi del cambiamento come più bassi dei rischi di rimanere ancorati al vecchio sistema».

Anche i costi stanno scendendo: i prezzi delle batterie sono calati dell’85 per cento dal 2011 a oggi. Quando stoccare un kilowattora di energia costerà meno di 100 dollari, un’auto elettrica costerà meno di un’auto diesel o a benzina; nel 2020 ci volevano 137 dollari.

Sotto il profilo dell’efficienza, invece, passi da giganti sono già stati compiuti; già oggi la paura di rimanere a piedi, che tecnicamente si chiama “range anxiety”, è «in linea di massima senza fondamento». L’autonomia media delle auto elettriche in commercio (tra i 200 e i 400/500 km) è infatti nettamente superiore al chilometraggio percorso in media ogni giorno in Italia (50 km), e sono sempre di più i modelli che arrivano a 600/650 km di autonomia.

Il motore elettrico è di per sé semplice e non richiede grandi cure; si eliminano diversi liquidi e i rispettivi ricambi di un auto tradizionale e si riduce in modo sostanziale il costo di manutenzione.

«Abbiamo simulato vari scenari:già nel 2025 il 50 per cento delle auto vendute in Alto Adige potrebbe avere solo motore elettrico», spiega Sparber dal centro di ricerca che ha sede a Bolzano.

Il dossier Eurac conferma che i vantaggi ecologici a livello localizzato sono palesi, specie nelle grandi città o in un territorio come l’Alto Adige dove il traffico è il maggior imputato per la produzione di CO2: i veicoli elettrici infatti non generano emissioni e si eliminano fumi e smog. Si pone tuttavia la questione delle emissioni legate alla produzione delle auto – batterie incluse – e dell’energia elettrica che serve per alimentarle.

Ma anche sotto questo profilo i dati a disposizioni mostrano un quadro incoraggiante: tenute in considerazione anche tutte le emissioni indirette, in media in Europa le emissioni provocate da un’auto elettrica sono quasi tre volte meno (-63%) quelle di un’auto tradizionale. In Svezia, dove l’energia elettrica viene prodotta in larga parte con energie rinnovabili la riduzione è ancora maggiore (-79%); in Italia, dove il mix elettrico è ancora troppo legato alle fonti fossili, il vantaggio è invece meno marcato ma comunque sensibile (-57%). Ma con la diffusione delle rinnovabili destinata a crescere, anche queste percentuali non potranno che migliorare ancora.