Da T&E chiedono «misure regolatorie capaci di sostenere il mercato dell’elettrico»

Le auto elettriche cinesi sono sempre più vendute nel mercato europeo

Entro tre anni i produttori cinesi potrebbero soddisfare fino al 18% della nostra domanda: urgono politiche industriali per lo sviluppo di filiere autoctone

[17 Ottobre 2022]

Nella prima metà del 2022, le vendite di veicoli elettrici in Cina sono schizzate a quasi il 18% del mercato delle auto nuove, mentre la quota di veicoli elettrici negli Stati Uniti è quasi raddoppiata. In compenso, la penetrazione dei veicoli elettrici è tornata a calare in Europa mentre crescono però le immatricolazioni di auto made in China.

Secondo l’analisi effettuata da Transport&Environment sulle vendite nella prima metà del 2022, in Europa c’è stato infatti un calo del mercato dei veicoli elettrici a batteria (Bev), passati da una quota del 13% nella seconda metà del 2021, all’11% attuale. Contemporaneamente, le case automobilistiche cinesi iniziano a prendere piede sul mercato europeo, raggiungendo una quota pari al 5% di tutti i veicoli Bev venduti finora quest’anno in Ue.

«In un momento in cui le case automobilistiche cinesi e americane, stimolate da policy mirate e ambiziose, stanno rapidamente incrementando l’offerta di veicoli elettrici, le case auto europee tirano il freno a mano, a favore della vendita dei veicoli tradizionali – spiega Veronica Aneris, direttrice di T&E Italia – Una situazione che potrebbe avere gravi conseguenze non solo sul clima, ma anche sulla competitività dell’industria europea e dell’occupazione del continente».

Tanto più che l’allarme non rappresenta certo una novità, ma il consolidarsi di un trend in corso da molti anni, come mostrano ad esempio le Analisi trimestrali del sistema energetico nazionale diffuse periodicamente dall’Enea, che da tempo mettono l’accento sull’import di tecnologie low-carbon dall’estero; alla necessità di supportare la nascita di filiere industriali autoctone non è però stata data finora soddisfazione, mentre i rischi collegati continuano a crescere.

Per T&E, le  crescenti vendite di veicoli elettrici negli Stati Uniti e in Cina nascono invece da «misure regolatorie capaci di sostenere il mercato dell’elettrico», dimostrando che non sono tanto le carenze delle catene di fornitura a rappresentare un freno all’elettrificazione della mobilità su strada europea, quanto la mancanza di obiettivi sufficientemente ambiziosi: «Ciò è  dimostrato dal fatto che, malgrado lo stallo delle vendite di Bev, tutti i produttori – ad eccezione del pool Volkswagen – sono in linea per raggiungere il loro obiettivo 2022», argomentano gli ambientalisti.

T&E avverte dunque che, a meno di interventi regolatori che stimolino maggiormente l’offerta di Bev da parte delle case automobilistiche europee, le aziende straniere potrebbero assorbire la maggior parte della domanda del mercato Ue.

«L’assenza di incentivi normativi sta rallentando le vendite di veicoli elettrici in Europa molto più della crisi legata alla supply chain. Gli attuali obiettivi di CO2 per le auto non stimolano a sufficienza le case auto europee. L’Ue deve rapidamente fissare il fine-vendita delle auto endotermiche per il 2035, rafforzare i suoi obiettivi, indeboliti da troppe flessibilità nel Regolamento, e dotarsi di una politica industriale capace di eguagliare i trend cinesi e statunitensi», conclude Aneris.

E anche in questo caso, la sostenibilità ambientale dovrebbe andare di pari passo con quella sociale, per essere davvero efficace: ad oggi la strategia dei produttori Ue di concentrarsi sui modelli premium rischia di lasciare ai player d’oltreoceano il mercato di massa (fatto da auto di segmenti più piccoli) e con esso una quota rilevante dell’occupazione. Per questo T&E raccomanda al contempo di sostenere misure per rendere le auto elettriche accessibili a tutta la cittadinanza come, ad esempio, il leasing a basso costo, proposto in Francia.