L’aumento del costo della vita colpisce più duramente i più poveri

Aumenta la distribuzione transfrontaliera di prodotti “economici” insicuri

[20 Luglio 2022]

A causa dell’aumento dei prezzi del cibo e dell’energia e con una rapida inflazione e l’aumento del debito, miliardi di persone stanno affrontando la più grande crisi del costo della vita in una generazione che sta portando i consumatori più vulnerabili  verso una situazione terribile. E’ quanto emerge dal rapporto “Global impact of the war in Ukraine: Billions of people face the greatest cost-of-living crisis in a generation”, pubblicato dall’United Nations Conference on Trade and Development (UNCTAD) che avverte: «un aumento del 10% dei prezzi dei generi alimentari provocherà una diminuzione del 5% dei redditi delle famiglie più povere, equivalente più o meno all’importo che quelle famiglie normalmente spenderebbero per l’assistenza sanitaria. Dato che i consumatori cercano di ridurre le proprie spese, pagheranno un prezzo elevato se acquistano prodotti più economici ma non sicuri».

E non è una cosa che riguarda solo i Paesi poveri: secondo l’altro rapporto “Modalities for the implementation of the recommendation on preventing the cross-border distribution of known unsafe consumer products” pubblicato dal segretariato Unctad, negli Usa  ci sono 43.000 morti e 40 milioni di ammalati all’anno legati ai prodotti di consumo, con costi annuali di oltre 3.000 dollari pro capite.

Ingtervenendo all’intergovernmental meeting on consumer protection tenutosi il 18 e 19 luglio, la segretaria generale dell’UNCTAD, Rebeca Grynspan, ha sottolineato che «I governi devono impegnarsi per continuare e avere successo nella loro missione a lungo termine di proteggere i loro consumatori, una missione oggi di rinnovata rilevanza».

La ricerca “Consumer product safety” dell’UNCTAD dimostra che «Mantenere i consumatori al sicuro è generalmente una priorità assoluta per i governi di tutto il mondo, con una rete sviluppata di leggi e standard che promuovono la sicurezza dei prodotti. Mentre i Paesi più sviluppati hanno messo in atto quadri di sicurezza dei prodotti, comprese leggi, istituzioni di contrasto, meccanismi di richiamo e campagne di comunicazione, i Paesi in via di sviluppo con sistemi più deboli sono meno in grado di regolamentare il flagello dei prodotti non sicuri. E’ quindi necessaria una maggiore cooperazione internazionale per migliorare la sicurezza dei prodotti per tutti».

Nel 2020 l’UNCTAD ha adottato la «Recommendation on preventing cross-border distribution of known unsafe consumer products» che punta a frenare il flusso di prodotti non sicuri commercializzati a livello internazionale, rafforzando i legami tra le autorità preposte alla sicurezza dei prodotti di consumo e sensibilizzando le imprese e i consumatori.

Secondo Alexander Hoehn-Saric, presidente della Consumer Product Safety Commission Usa, «La raccomandazione dell’UNCTAD, se implementata su larga scala, fornisce un enorme potenziale per la protezione dei consumatori nel mio Paese e nei vostri. Lavorando insieme, possiamo migliorare la sicurezza dei prodotti per tutti i nostri consumatori».

L’UNCTAD afferma che «La vulnerabilità dei consumatori è aumentata perchè potrebbero non essere consapevoli del fatto che i requisiti di salute o sicurezza variano da Paese a Paese e possono presumere che tutti i prodotti in vendita online siano sicuri. Poiché i consumatori spesso sottovalutano il rischio, possono decidere di acquistare i prodotti più economici per necessità finanziarie».

Helena Leurent, direttore generale di Consumers International, ha ricordato che «La sicurezza del prodotto è uno dei pilastri chiave o fattori trainanti della fiducia dei consumatori, la mancanza di comprensione dei consumatori è una sfida sostanziale».

Secondo  la World Consumer Protection Map dell’UNCTAD, quando si tratta di protezione dei consumatori, il 60% dei Paesi non ha esperienza nell’applicarla a livello trasfrontaliero. Willard Mwemba, CEO della Competition Commission del Common Market for Eastern and Southern Africa, conferma: «La maggior parte dei Paesi africani non ha la capacità o l’esperienza per occuparsi della distribuzione di prodotti non sicuri, ma gli sforzi regionali possono creare tali capacità e avvantaggiare tutti i Paesi partecipanti».

Funzionari di alto livello che hanno partecipato al meeting dell’UNCTAD hanno concordato sul fatto che «Impedire la distribuzione transfrontaliera di prodotti di consumo noti come non sicuri è una priorità per i Paesi, poiché può migliorare la fiducia dei consumatori e promuovere lo sviluppo economico sostenibile».