L’International geothermal association in visita a Larderello e non solo

La Toscana come faro per lo sviluppo sostenibile della geotermia nel mondo

Brommer: «Vedere la forte connessione tra l'energia geotermica e le persone che beneficiano di questa fonte di energia naturale sotto i nostri piedi è stata una fantastica rivelazione»

[15 Ottobre 2021]

L’International geothermal association (Iga), che di comunità geotermiche in giro per il mondo se ne intende, ha trovato in Toscana il nuovo punto di riferimento per lo sviluppo sostenibile di questa fonte rinnovabile.

La conferma è arrivata con la visita direttamente sul campo condotta dalla direttrice esecutiva dell’Iga Marit Brommer, accompagnata da Adele Manzella – primo ricercatore dell’Igg-Cnr e presidente uscente dell’Unione geotermica italiana (Ugi) – e dal ricercatore dell’Università di Ginevra Luca Guglielmetti, oltre che da Luigi Parisi, Luca Rossini e Sara Montomoli di Enel (rispettivamente responsabili Geotermia global, Geotermia Italia e Geothermal innovation).

Il gruppo ha potuto approfondire la storia di questa risorsa rinnovabile con un confronto dedicato presso le Nuove officine di Larderello, per poi spostarsi al Museo della geotermia con una visita tecnico scientifica centrale di Valle Secolo e alle manifestazioni naturali di Sasso Pisano, seguite da quelle alle attività delle serre e del birrificio, che utilizzano il calore geotermico per i loro processi di produzione, e al Mubia di Monterotondo Marittimo (Museo delle Biancane) che racconta la geologia della zona.

La visita – spiegano da Enel – rappresenta l’inizio di un percorso che potrà aprire prospettive importanti per future collaborazioni con l’Iga: sotto questo profilo è risultato particolarmente interessante il confronto su come la geotermia possa contribuire alla transizione ecologica con un contributo a 360°, dall’energia elettrica al settore termico, promuovendo proprio a partire dai territori toscani iniziative di sostenibilità.

È utile infatti ricordare che l’industria geotermica è nata per la prima volta al mondo in Toscana, oltre due secoli fa, e da allora ha continuato ad evolversi. È stato l’inizio di un’eccezionale trafila di primati: cento anni dopo si è capito come ricavare elettricità dal calore della terra, e nel giro di qualche decennio sempre in Toscana si è poi passati dallo sfruttamento alla coltivazione della risorsa, tramite la reiniezione nei serbatoi geotermici dell’acqua di condensa delle centrali. Un altro punto di svolta è arrivato col brevetto degli Amis, gli abbattitori delle emissioni di mercurio e idrogeno solforato che hanno reso progressivamente più pulito l’uso della geotermia.

Adesso, nonostante l’installazione di nuove centrali sia ferma da anni (l’ultima è Bagnore 4, nel 2014) mentre il resto del mondo corre, la Toscana continua a rappresentare un esempio per il resto della comunità geotermica: non solo sotto il profilo tecnologico, ma per aver portato avanti un modello di sviluppo sostenibile in grado di coinvolgere le comunità locali, nonostante le frizioni da superare ancora non manchino.

«L’esperienza diretta di vedere la forte connessione tra l’energia geotermica e le persone che beneficiano di questa fonte di energia naturale sotto i nostri piedi è stata una fantastica rivelazione – spiega Brommer – le centrali sono magnifici esempi di come Enel green power generi elettricità da oltre un secolo e di come sia possibile utilizzare la risorsa geotermica per diversi scopi. Con l’approccio innovativo e un’attenzione mirata alla sostenibilità, la risorsa geotermica diventa volano di sviluppo sostenibile nella regione attraverso la collaborazione fra imprenditori e stakeholder locali. Sono convinta che molte persone siano interessate ad avere un’esperienza diretta della geotermia e mi impegno affinché Iga ed Enel green power, insieme ai nostri stakeholder nella regione, intraprendano un viaggio fruttuoso che mostri come queste storie di successo possano andare di pari passo con obiettivi di sostenibilità. La mia visione è che Larderello, in Toscana, possa essere un faro per un’azione integrata sull’utilizzo delle risorse geotermiche a beneficio della società in generale».

Come conferma Manzella «l’ottimo connubio tra le strepitose risorse naturali, l’elevata competenza dell’industria italiana in tutta la filiera dello sviluppo geotermico, le economie dei territori a comprendere anche gli aspetti turistici, fanno di queste aree un esempio che non deve apparire un’eccezione».

Anche perché resta molto da migliorare: «La geotermia rappresenta un volano di sviluppo anche con risorse meno pregiate ma estese a gran parte del territorio italiano e va inserita più approfonditamente nella pianificazione energetica nazionale». Basti pensare all’annosa questione degli incentivi Fer 2 per la produzione geotermoelettrica, promessi dal Governo nazionale ormai innumerevoli volte – l’ultima dal ministro Cingolani, che aveva indicato il settembre appena concluso come deadline – ma ancora non arrivati.