Con investimenti in sviluppo economico, istruzione e salute, la popolazione globale potrebbe raggiungere il picco a 8,5 miliardi

La popolazione globale potrebbe raggiungere il picco nel 2050 e fermarsi sotto i 9 miliardi

«Una buona vita per tutti è possibile solo se si riduce l'uso estremo delle risorse da parte dell’élite ricca»

[27 Marzo 2023]

Nel novembre 2022, il mondo ha raggiunto il traguardo di 8 miliardi di persone e finora si ipotizzava il raggiungimento di 10 – 11 miliardi di esseri umani nel 2050, ma, secondo le proiezioni del nuovo rapporto “People and Planet, 21st Century  Sustainable Population Scenarios and Possible Living Standards Within Planetary Boundaries”  pubblicato da Earth4All per la Global Challenges Foundation, «La popolazione globale potrebbe raggiungere un picco appena sotto i 9 miliardi di persone nel 2050, per poi iniziare a diminuire».

Si tratta, come si vede, di una proiezione significativamente rispetto a diverse importanti stime sulla popolazione, comprese quelle dell’Onu e i ricercatori vanno oltre affermando che «Se il mondo facesse un “balzo da gigante” negli investimenti nello sviluppo economico, nell’istruzione e nella salute, la popolazione globale potrebbe raggiungere il picco di 8,5 miliardi di persone entro la metà del secolo».

Per arrivare a queste consolanti conclusioni, il team di ricercatori guidato da Beniamino Callegari e Per Espen Stoknes ha utilizzato un nuovo modello di dinamica dei sistemi, Earth4All, per esplorare due scenari in questo secolo e spiega che «Nel primo scenario – Too Little Too Late – il mondo continua a svilupparsi economicamente in modo simile agli ultimi 50 anni. Molti dei Paesi più poveri si liberano dalla povertà estrema». In questo scenario i ricercatori stimano che La popolazione globale potrebbe raggiungere il picco di 8,6 nel 2050 prima di scendere a 7 miliardi nel 2100».  Nel secondo scenario – Giant Leap  – i ricercatori stimano che «La popolazione raggiungerà il picco di 8,5 miliardi di persone intorno al 2040 e scenderà a circa 6 miliardi di persone entro la fine del secolo». Questo però si otterrebbe solo attraverso investimenti senza precedenti nella riduzione della povertà: «In particolare investimenti nell’istruzione e nella sanità, insieme a straordinari cambiamenti politici in materia di sicurezza alimentare ed energetica, disuguaglianza ed equità di genere». In questo secondo e più ottimistico scenario, «La povertà estrema viene eliminata in una generazione (entro il 2060) con un forte impatto sui trend della popolazione mondiale». Secondo Callegari ed Espen Stoknes, «Altre importanti proiezioni demografiche spesso sottovalutano l’importanza di un rapido sviluppo economico».

Espen Stoknes, a capo del progetto Earth4All e direttore del Centre for sustainability della Norwegian Business School, aggiunge: «Sappiamo che il rapido sviluppo economico nei Paesi a basso reddito ha un enorme impatto sui tassi di fertilità. I tassi di fertilità diminuiscono man mano che le ragazze ottengono l’accesso all’istruzione e le donne sono economicamente autonome e hanno accesso a un’assistenza sanitaria migliore».

Beniamino Callegari, della Kristiania University in Ucraina e del team di modellazione di Earth4All, aggiunge: «Pochi modelli di spicco simulano simultaneamente la crescita della popolazione, lo sviluppo economico e le loro connessioni»,

Per arrivare a queste conclusioni, l’analisi utilizza 10 regioni del mondo come l’Africa sub-sahariana, la Cina e gli Stati Uniti. Attualmente, la crescita della popolazione è più alta in alcuni Stati africani come Angola, Niger, Repubblica Democratica del Congo e in Nigeria, e asiatici come l’Afghanistan.  V Callegari fa notare che «Se assumiamo che questi Paesi adotteranno politiche di successo per lo sviluppo economico, allora possiamo aspettarci che la popolazione raggiunga il picco prima piuttosto che dopo».

Il team ha anche analizzato la connessione tra la popolazione e il superamento dei confini planetari, che è legato alla capacità di carico della Terra e ha scoperto che «Contrariamente ai miti popolari, la dimensione della popolazione non è il motore principale del superamento dei confini planetari come il cambiamento climatico. Piuttosto, sono i livelli estremamente elevati di impronta materiale nel 10% più ricco del mondo a destabilizzare il pianeta». Jorgen Randers, uno dei principali modellatori di Earth4All e coautore di The Limits to Growth del Club di Roma, conferma: «Il problema principale dell’umanità è il consumo di carbonio e della biosfera da parte dei consumatori di lusso, non la popolazione. I luoghi in cui la popolazione sta aumentando più rapidamente hanno un’impronta ambientale pro capite estremamente ridotta rispetto ai luoghi che hanno raggiunto il picco di popolazione molti decenni fa».

Secondo le proiezioni demografiche del team, «A condizione di un’equa distribuzione delle risorse, l’intera popolazione potrebbe raggiungere condizioni di vita superiori al livello minimo delle Nazioni Unite senza cambiamenti significativi negki attuali trend di sviluppo», I ricercatori ribadiscono che «Agli attuali livelli di popolazione è possibile per tutti sfuggire alla povertà estrema e superare una soglia minima per una vita dignitosa con accesso a cibo, alloggio, energia e altre risorse. Tuttavia, questo richiede una (molto più) equa distribuzione delle risorse».

Randers conclude: «Una buona vita per tutti è possibile solo se si riduce l’uso estremo delle risorse da parte dell’élite ricca».

Insomma, parafrasando Rosa Luxemburg: o inseriamo nell’economia globale un po’ di socialismo o sarà difficile evitare la barbarie.