Presentato oggi alla Camera il nuovo rapporto ASviS

La legge di Bilancio italiana bocciata da Ue e Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile

Giovannini: «Avrebbe potuto fare molto di più per portare l’Italia su un percorso in linea con l’Agenda 2030, anche perché il ritardo accumulato dal nostro Paese è molto ampio»

[27 Febbraio 2019]

Nella sua valutazione annuale della situazione economica e sociale negli Stati membri, la Commissione Ue ha bocciato oggi l’Italia inserendo il nostro Paese nel ristretto gruppo (occupato solo da Grecia e Cipro, oltre a noi) di quelli con squilibri macroeconomici «eccessivi». Se questo è lo stato dell’arte, è forse più preoccupante notare che secondo Bruxelles la legge di Bilancio approvata dal Governo M5S-Lega non riuscirà a tirare l’Italia fuori dalle secche, tutt’altro: «La manovra 2019 – si legge nel nostro country report – include misure che rovesciano elementi di importanti riforme fatte in precedenza, in particolare sulle pensioni, e non include misure efficaci per aumentare il potenziale di crescita».

Quello adottato dalla Commissione Ue è uno dei possibili metri di valutazione, improntato soprattutto al perseguimento degli equilibri di bilancio, i cui criteri però non sempre collimano con quelli di un approccio rivolto allo sviluppo sostenibile: per questo è ancora più allarmante la bocciatura della legge di Bilancio che è arrivata sempre oggi non solo dall’Europa, ma anche dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS). Certo, che nell’arco degli ultimi tre mesi sia già la seconda volta (la prima nel novembre 2018) che ASviS e Commissione Ue respingono in contemporanea il lavoro del Governo gialloverde non depone a favore dell’operato di M5S e Lega, qualsiasi sia il metro di giudizio adottato.

«La legge di Bilancio – spiega oggi il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, già presidente Istat e ministro del Lavoro – avrebbe potuto fare molto di più per portare l’Italia su un percorso in linea con l’Agenda 2030, anche perché il ritardo accumulato dal nostro Paese è molto ampio». In altre parole proseguendo a questo ritmo l’Italia non sarà minimamente in grado di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Onu nel 2015, e che il nostro Paese si è impegnato a onorare.

Per capire l’impatto della legge di Bilancio in questo percorso oltre 300 esperti coinvolti dall’ASviS l’hanno passata in rassegna comma per comma, sintetizzando i risultati in un documento – il primo di questo genere – presentato oggi alla Camera dei deputati con la partecipazione del suo presidente Roberto Fico, del premier Conte, dell’ad di Enel Francesco Starace (unico rappresentante italiano nella multistakeholder platform sullo sviluppo sostenibile creata dalla Commissione europea) e dei rappresentanti dei principali partiti e movimenti politici.

Già il punto di partenza non è incoraggiante, e conferma il «netto ritardo» dell’Italia testimoniato da Giovannini: aggiornando gli indicatori compositi (elaborati dall’ASviS sulla base degli ultimi dati Istat), relativi alla situazione italiana in relazione ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, in sintesi risulta che

tra il 2016 e il 2017 ci sono stati «segni di miglioramento in dieci aree» (come povertà, salute uguaglianza di genere), di peggioramento in altre quattro (alimentazione e agricoltura sostenibile, acqua e strutture igienico-sanitarie, sistema energetico, condizioni degli ecosistemi terrestri), di stasi in due (educazione e lotta al cambiamento climatico); per l’obiettivo “Flora e fauna acquatica” invece non è stato neanche possibile stimare il dato relativo al 2017 a causa della mancanza di dati aggiornati.

In questo contesto, l’apporto della legge di Bilancio 2019 è deludente. La novità più positiva sta forse nell’istituzione del “Fondo per il reddito di cittadinanza”, che «ha certamente il merito di aver ridato priorità alle politiche di lotta alla povertà», anche se «la formulazione e le modalità di realizzazione del cosiddetto “Reddito di cittadinanza” sollevano numerose perplessità». Per il resto, buio totale o quasi.

«La Legge di Bilancio non interviene a tagliare l’erogazione degli incentivi ambientalmente dannosi e alle fonti fossili, incentivi che ammontano complessivamente a oltre 16 miliardi», risorse che dovrebbero «essere recuperate e finalizzate a investimenti per una giusta transizione energetica e per lo sviluppo sostenibile»; per quanto riguarda efficienza delle risorse e riciclo «complessivamente è evidente la mancanza di una visione delle esigenze normative e di contesto per la crescita di un processo virtuoso di economia circolare»; anche in materia di scelte energetiche e lotta ai cambiamenti climatici «la Legge di Bilancio 2019 non presenta le misure di carattere innovativo che sarebbero necessarie», con «alcun cenno a un rinnovamento della strategia di sviluppo delle fonti rinnovabili». Anche il Piano nazionale clima energia presentato a gennaio secondo Giovannini è «scarsamente ambizioso, e senza risorse dedicate in legge di Bilancio 2019».

«Mancano pochi anni al 2030 – conclude il portavoce ASviS – e l’Italia non può permettersi di perdere l’occasione di orientare il bilancio pubblico verso la crescita economica e l’occupazione giovanile e femminile, di riqualificare le infrastrutture e di spingere all’innovazione nell’ottica della tutela ambientale, di promuovere inclusione e lotta alle disuguaglianze che minano la coesione sociale».