La geotermia e il ruolo del CoSviG per la ripresa post-Covid

Il presidente del Consorzio Emiliano Bravi esplora le criticità ma anche le opportunità ancora aperte per le aree geotermiche, a partire dagli incentivi in attesa di essere re-introdotti col Fer 2

[29 Gennaio 2021]

«In questo momento sul Fer 2 non dobbiamo dire “lo faremo”, ma “l’abbiamo fatto”: il decreto per restituire gli incentivi alla geotermia doveva essere approvato già l’anno scorso e non possiamo perdere altro tempo». Emiliano Bravi nei giorni scorsi è stato ospite di SienaNews con una lunga intervista online per spiegare, in qualità di presidente del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG), le criticità ma anche le opportunità ancora aperte per questi territori che davanti alla crisi innescata dalla pandemia possono rappresentare un volano di sviluppo sostenibile, non solo locale ma anche toscano e nazionale. E sotto questo profilo, il ruolo dell’incentivo pubblico rappresenta ancora un nodo centrale da sciogliere.

«La geotermia – ricorda nel merito Bravi – è stata esclusa dal Fer 1 da un Governo che poi è cambiato, ma in quel momento un’opportunità si è persa e ancora non è stata recuperata. Un’opportunità che non riguarda solo Comuni geograficamente marginali o un territorio provinciale: qui abbiamo una risorsa naturale che non arriva su una petroliera dall’altra parte del mondo, ma è una fonte rinnovabile autoctona che siamo chiamati a coltivare e gestire in modo sostenibile».

I vantaggi per la collettività del resto sono particolarmente evidenti nella Provincia di Siena, la prima vasta europea – e probabilmente mondiale – ad essere certificata come carbon neutral, ovvero ad emissioni nette zero: per comprendere la portata del risultato, basti osservare che se tutto il mondo raggiungesse lo stesso obiettivo la crisi climatica sarebbe risolta. Qui è stato raggiunto localmente grazie ad un contributo geotermico importante, con le centrali di Radicondoli e Chiusdino.

«Noi tendiamo a dimenticarci che siamo un’eccellenza – osserva Bravi – In questi luoghi bellissimi abbiamo ricchezze che spesso neanche noi autoctoni sappiamo di avere. Grazie alla geotermia abbiamo davanti una pluralità di possibilità che vanno ben oltre la pur importante produzione di elettricità, le dobbiamo semplicemente sfruttare passando per un’adeguata programmazione: è questa l’opportunità che possiamo cogliere da una crisi come quella pandemica, l’opportunità di riprogrammare e rendere più sostenibile la nostra economia, attraverso le risorse del Recovery fund ma non solo. Dobbiamo farlo adesso, abbiamo una possibilità che non si ripeterà più».

E qui torna il ruolo centrale del soggetto pubblico, da riscoprire e portare avanti con decisione: «Sulla geotermia la programmazione non c’è stata a livello nazionale. La Regione Toscana ci punta molto, sono contento del rapporto che si è istituito con il presidente Giani e anche il nuovo assessore all’Ambiente Monia Monni ha ribadito l’importanza dell’energia geotermica, ma dobbiamo riconoscere che abbiamo perso dei treni per lo sviluppo. Il Governo cancellando la geotermia dal Fer 1 ha fatto cadere quella possibilità e ora i Comuni geotermici, la Regione Toscana e il Consorzio sono in prima fila per cercare di reinserirla nel Fer 2, che speriamo arrivi a breve. Non possiamo continuare a dire che è quasi pronto».

Anche perché senza lo sviluppo legato alla geotermia «avremo grossi problemi, non solo economici per i Comuni ma per lo sviluppo di tutta la zona». Per più motivi: intanto «perché la geotermia in ogni caso c’è e va gestita», si tratta di una risorsa autoctona che non possiamo fingere di poter ignorare; per i posti di lavoro che sostiene, che non sono solo gli occupati diretti legati al gestore ma anche l’indotto fino a riguardare circa 4mila persone secondo le stime della Regione; per tutti i comparti economici che si sviluppano di concerto alla geotermia, dall’agroalimentare di qualità al turismo.

«Essere orgogliosamente geotermico – sottolinea nel merito Bravi – non significa essere per la geotermia a tutti i costi, perché c’è la geotermia fatta bene e fatta male. E qui vogliamo farla bene, perché chi lavora tanto per produrre è uno svantaggio per sé stesso. Ricordo che il CoSviG non è il Consorzio per lo sviluppo della geotermia ma delle aree geotermiche, e i progetti che portiamo mostrano quest’impegno: il nostro compito è quello di cercare di creare opportunità per chi vuole investire, ma si tratta di un compito che può arrivare a buon fine solo con la collaborazione di tutti. Può capitare ad esempio che gli obiettivi che si pone un Comune possano non collimare alla perfezione con le ambizioni di un altro, ma è importante ricordare che se i nostri soci (Regione, Comuni, Province) non fanno quadrato la nostra specificità viene meno. Anche perché nel 2024 scadono le concessioni geotermiche. Questa diversità che è insita nella natura di un Consorzio non è un problema ma una ricchezza, e passi avanti in tal senso sono stati fatti come dimostrano ad esempio gli ingenti investimenti messi in campo sulla viabilità: progetti per le aree geotermiche, non per un singolo Comune o per l’altro, dove le amministrazioni hanno saputo fare squadra».