La Cura è la cura. Contro la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro

Venerdì 1 gennaio 2021 è la giornata mondiale della pace e Papa Francesco ci invita a promuovere la cultura della cura. Il commento di Flavio Lotti

[31 Dicembre 2020]

Il 1 gennaio è la giornata mondiale della pace e Papa Francesco ci rinnova l’invito a diventare “artigiani di pace” promuovendo la “cultura della cura”. «Incoraggio tutti a diventare profeti e testimoni della cultura della cura», ci scrive Papa Francesco, «e impegniamoci ogni giorno concretamente prendendoci cura gli uni degli altri».
Ma che cos’è la cura? E cosa c’entra con la pace? Oggi dire “cura” vuol dire semplicemente vaccino, terapie, medici, ospedali,… Ma dentro alla semplicità di questa parolina, che come per la pace si compone di sole quattro lettere, c’è una ricchezza e una vitalità straordinarie.
La cura è una delle dimensioni essenziali della vita. Fin dai primi istanti abbiamo bisogno di cure. Anzi, noi riusciamo a venire al mondo solo se qualcuno si prende cura di noi. Così è per tutta la vita. Quando non c’è cura c’è dolore, malessere, solitudine, esclusione sociale, disperazione, malattie, degrado, abbandono, disinteresse, violenza, violazione dei diritti umani, ingiustizia.
La cura è dunque molto di più del suo significato medico-sanitario. La cura è insieme un modo di “essere” e di “agire”. La cura è prestare attenzione, rispettare, ascoltare, sentire, esserci, dare tempo, sentirsi responsabili, agire con delicatezza, mostrare comprensione, procurare all’altro ciò di cui ha necessità, dare conforto, condividere, avere coraggio.
La cura è soprattutto relazione. Ecco perché, Papa Francesco ci invita a contrastare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro (i grandi mali dei nostri giorni) promuovendo la cultura della cura. Perché, oggi più che mai, abbiamo bisogno che le nostre relazioni con gli altri e con la natura divengano relazioni di cura.
Dopo un lungo tempo segnato dalla competizione e dall’individualismo sfegatato, di fronte alle grandi sfide che incombono, è diventato indispensabile imparare a prenderci cura di noi stessi ma anche degli altri, a cominciare dai più fragili, della vita quotidiana ma anche del futuro, della comunità come dell’ambiente in cui siamo inseriti.
Solo così facendo possiamo sperare di salvare un po’ della pace che stiamo perdendo. Come abbiamo ribadito organizzando la PerugiAssisi dello scorso 11 ottobre, questo è il tempo in cui dobbiamo ricostruire una vasta trama di relazioni di cura a tutti i livelli, dalla città all’Onu, tra le persone, le comunità e le istituzioni.
La cura, che non può essere ridotta a mero esercizio personale ma deve essere promossa anche nella sua dimensione pubblica e politica, ci aiuterà a ridefinire l’economia e a contrastare le disuguaglianze, le tante forme di povertà, di esclusione e abbandono sociale e di devastazione ambientale che ci attanagliano.
La cura educativa dei giovani e delle nuove generazioni sarà decisiva. A loro dobbiamo consentire di capire il mondo in cui stanno crescendo per diventare sempre di più cittadini liberi, capaci e responsabili. Per questo, ci ricorda Papa Francesco, dobbiamo costruire adeguati “processi” e “patti” educativi in ogni luogo e comunità.
A questo dedicheremo con rinnovata passione anche tutto il nuovo anno, con l’obiettivo di ritrovarci di nuovo insieme, in tantissimi, il 10 ottobre 2021, alla PerugiAssisi, all’insegna del motto “Anch’io ho cura!”

di Flavio Lotti, Coordinatore della Tavola della pace

PS: «Che decisione coraggiosa sarebbe quella di costituire con i soldi che si impiegano nelle armi e in altre spese militari un Fondo mondiale per poter eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo dei Paesi più poveri!» (Papa Francesco, 1 gennaio 2021)