Nell’ultimo mese fonti rinnovabili hanno coperto il 35,1% dei consumi

La crisi sanitaria non è finita, ma i consumi di elettricità in Italia sono più alti del pre-Covid

Terna: a marzo domanda pari a 26,7 miliardi di kWh, +0,6% rispetto a due anni fa

[20 Aprile 2021]

Mentre il Governo guidato da Mario Draghi sta iniziando a impostare un graduale allentamento delle restrizioni imposte per il contenimento della pandemia, nonostante i dati sanitari indichino come resti ancora molto da fare prima di poter chiudere definitivamente l’esperienza Covid-19, un termometro fondamentale per misurare l’attività economica del Paese – ovvero i consumi di elettricità – mostra dati in forte crescita.

Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, ha rilevato infatti nel suo ultimo report mensile che «a marzo i consumi di energia elettrica in Italia sono tornati ai livelli del 2019». Anzi, poco più in alto: la domanda di elettricità nell’ultimo mese è stata pari a 26,7 miliardi di kWh, un valore in aumento dello 0,6% rispetto a marzo del 2019 e superiore dell’11,8% rispetto a marzo del 2020.

In particolare, appare molto marcato il recupero dei consumi industriali. L’indice Imcei elaborato da Terna – che prende in esame e monitora in maniera diretta i consumi industriali di circa 530 clienti cosiddetti energivori – è «tornato ai livelli pre-crisi, registrando performance positive dei settori della siderurgia, alimentare e metalli non ferrosi», dato che l’indice risulta in crescita del 37,7% rispetto a marzo 2020 e dello 0,1% rispetto a marzo 2019.

Ma da dove arriva l’elettricità che abbiamo utilizzato? Nel mese di marzo la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per circa l’84% con produzione nazionale e per la quota restante (16%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (22,6 miliardi di kWh) ha registrato un incremento del +12% rispetto a marzo 2020. In aumento le fonti fotovoltaica (+19,5%), termoelettrica (+12,5%), idrica (+11%) ed eolica (+5,6%), mentre Terna mostra in flessione solamente la produzione geotermica (-4,6%).

Più in generale, nell’ultimo mese fonti rinnovabili hanno coperto il 35,1% dei consumi, valore sostanzialmente in linea con il 2020 e in crescita rispetto al 2019 (33,4%). C’è poco da festeggiare però su questo fronte, dato che le installazioni di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili avanzano col contagocce: su 4.824,9 MW finora messi a gara dal Gse per erogare gli incentivi alle fonti rinnovabili previsti dal decreto Fer 1, ben 2.816,5 – ovvero il 58% circa – non sono stati assegnati; gli impianti, asfissiati dalla burocrazia e dalle sindromi Nimby e Nimto che si moltiplicano lungo lo Stivale, non vengono realizzati e dunque neanche si incentivano.