Conclusa a Salerno il convegno “Chemistry meets industry and society”

La chimica italiana contro i cambiamenti climatici

Balzani: «Il contributo della chimica potrà essere fondamentale convogliando gli sforzi della ricerca su innovazioni che permettano di sostituire completamente, in modo sostenibile, l’uso del petrolio come fonte energetica»

[30 Agosto 2019]

Oltre 350 partecipanti tra chimici accademici e professionisti di aziende pubbliche e private hanno affollato il convegno “Chemistry meets industry and society”, appena conclusosi a Salerno, per confrontarsi col pubblico su temi di grande impatto sociale (e ambientale): dall’economia circolare alla problematica delle plastiche nell’ambiente, fino ai contributi della chimica nei settori della salute, della mobilità e dell’energia.

A spiccare nella tavola rotonda coordinata dal giornalista e scrittore Pietro Greco è l’intervento di Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei e professore emerito all’Università di Bologna, che affronta la sfida principale che l’umanità ha di fronte: il riscaldamento globale. «In futuro – spiega Balzani – il contributo della chimica potrà essere fondamentale anche per contrastare i cambiamenti climatici, convogliando gli sforzi della ricerca in chimica su innovazioni sostenibili, ovvero che permettano di sostituire completamente, in modo sostenibile, l’uso del petrolio come fonte energetica».

Nel frattempo, il mondo della chimica si è impegnato in prima persona per ridurre gli impatti legati all’attività industriale. «L’industria chimica italiana – argomenta al proposito  Ferruccio Trifirò, professore emerito e direttore della rivista La chimica e l’industria – ha ridotto dal 1990 a oggi il consumo di energia del 41,8%, ha ridotto enormemente le emissioni di gas, come gli ossidi di azoto e di zolfo, e, andando ben oltre gli obiettivi europei, anticipando la scadenza del 2020, ha ridotto quasi del 60% le emissioni di CO2». Dando dimostrazione di come la riduzione degli impatti ambientali possa – e debba – rappresentare anche una leva di sviluppo economico, più che un peso per l’industria: Il 55,4% del fatturato dell’industria chimica italiana è fatto da 170 aziende che hanno aderito al programma volontario di Responsible care, un programma mondiale di sviluppo industriale sostenibile, che ha profondamente cambiato il modo di concepire l’industria», osserva Luigi Mansi del Consiglio di presidenza di Federchimica.

La chimica del resto è in crescita e con ottime prospettive anche per i giovani laureati come espresso da, come espresso da Nausicaa Orlandi, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei chimici e dei fisici, spiegando il recente riconoscimento della professione di chimico come professione sanitaria, «aprendo così ai chimici nuovi ambiti lavorativi nel settore della salute». I giovani chimici possono anche contare su una maggiore attenzione delle aziende chimiche alla ricerca: «Il trend di occupazione nel settore della chimica negli ultimi anni è in significativa crescita come testimoniano i recenti bandi aperti per i giovani chimici», aggiunge Orlandi.

«Con questo momento aperto al pubblico – conclude Angela Agostiano, presidente della Società chimica italiana, tra i promotori del congresso – la comunità dei chimici ha voluto annunciare un cambiamento in atto e un auspicio per il futuro: una maggiore collaborazione tra il mondo dell’università e quello dell’industria e, allo stesso tempo, un’attenzione sempre crescente alle persone, alla società civile e all’ambiente».